Palazzo di Giustizia (2°): ancora incerta la destinazione degli edifici dismessi

Sulla questione Nove da Firenze ha incontrato Bianca Maria Giocoli, esponente del PdL e membro terza Commissione consiliare

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 maggio 2010 23:07
Palazzo di Giustizia (2°): ancora incerta la destinazione degli edifici dismessi

di Antonio Lenoci Iniziato dieci anni fa, con un progetto architettonico vecchio di 35 anni, lungo 240 m, largo 156 m, alto fino a 64 m, è il maggiore complesso immobiliare mai realizzato in città da secoli, ma è costato sinora quasi 100 milioni di euro e il cantiere non è ancora terminato, né la struttura è stata aperta almeno parzialmente. Il Palazzo di Giustizia disegnato per Novoli dall'architetto Leonardo Ricci doveva essere l'orgoglio delle amministrazioni fiorentine, ma potrebbe avviarsi a diventare un imbarazzante colosso che non prende mai vita. Sulla questione Nove da Firenze ha incontrato Bianca Maria Giocoli, esponente del Popolo delle Libertà che durante la legislatura di Leonardo Domenici ha seguito passo, passo l'iter legato alla realizzazione ed alla messa in opera dell'allora nuovo Tribunale.

Confermata nella terza Commissione 'Urbanistica e Patrimonio' adesso la consigliera del PdL segue le battute conclusive che porteranno all'apertura del Palagiustizia, nome attribuito in corso d'opera che pare piacere di più, almeno nella dialettica. "Abbiamo fatto diversi sopralluoghi con la commissione urbanistica nella passata legislatura, ma se dovessi esprimermi riguardo un imminente e definitivo trasloco non potrei sbilanciarmi - spiega la Giocoli - "non abbiamo date certe, ma credo si possa essere, visti i tempi trascorsi, in dirittura d'arrivo.

Oltre che consigliera comunale membro dell'opposizione sono anche operatrice del settore e vorrei vedere la fine di questo stato confusionale di suddivisione degli Uffici giudiziari fiorentini”. Capitolo spese, dolente nota di un percorso accidentato, quello tecnico e burocratico, ma imprescindibile visto che l'opera è compiuta e occorre mantenerla. "Le spese sono sempre vive e vegete - commenta l'esponente del PdL - sappiamo tutti quanto costi pulire anche solo le vetrate di quell'edificio, per non parlare delle utenze, ad esempio il riscaldamento tenuto acceso tutto l'inverno per non gettare nel degrado l'immobile, che altrimenti avrebbe potuto subire danni se tenuto inattivo". Costi che non vengono compensati subito, ma anticipati dall'amministrazione locale, e solo in un secondo tempo reintegrate dallo Stato, in parte, non interamente. "Soldi buttati via - sottolinea la componente della Commissione 'Urbanistica e Patrimonio' - perché non compensati dal servizio al cittadino che la struttura sarebbe chiamata ad offire". Si è detto più volte, ed è divenuto elemento determinante della discussione attorno alla grande opera di Novoli, che la realizzazione del Palagiustizia avrebbe consentito la dismissione delle attuali sedi distaccate creando spazi nuovi per il Comune. "Per gli spazi di piazza San Firenze e dintorni c'è da capire cosa voglia fare Renzi -commenta Bianca Maria Giocoli- ai tempi di Domenici si sarebbe dovuto trasferire il compartimento dedicato all'Urbanistica, uffici sezioni e quant'altro, ma con Renzi non si sa ancora.

Forse potrebbe nascere un polo museale: sembrano queste le volontà, ma non è chiaro neppure questo". Le maggiori tra le attuali sedi della Giustizia si trovano in piazza San Firenze al civico 5, in via dell'Agnolo n°5, via Fattori n°10/B e piazza San Martino n°2. "San Martino è un labirinto di frazionamenti e cunicoli -spiega l'avvocato Giocoli- frequento per professione quegli spazi ed è facile per i non addetti perdersi. Non lo vedo molto indicato per un recupero immobiliare dal contenuto organico.

Entrerà invece nella disponibilità del Comune piazza San Firenze, un luogo prestigioso che versa però in stato di abbandono, come se si dovesse traslocare domani. Ma così non è e la situazione è tale da mesi. Vi invito ad entrare da via dell'Anguillara: ci sono fotocopiatrici abbandonate, ambienti desolanti con scatoloni e fili scoperti. Non si sta ponendo affatto attenzione ad un bene che presto ci troveremo a dover gestire e saranno necessari parecchi soldi per poterlo recuperare, specie se persiste e si aggrava lo stato di degrado in cui versa.

Spero che la situazione si sblocchi a breve: interverremo sulle decisioni di recupero e riutilizzo degli spazi. Noi consiglieri possiamo agire. Ma sui tempi e sul trasloco è invece una questione ministeriale e per noi (PDL) se ne è occupato l'onorevole Gabriele Toccafondi da Roma cercando l'intervento diretto del ministro Angelino Alfano, che adesso ha incontrato Renzi. Pare ci siano sviluppi positivi, ma non è la prima volta in questa annosa vicenda che poi tutto sfuma di nuovo. E se ci sono date certe che ce le facciano sapere". Foto di Emanuele Noferini (a Novoli) e Fabio Bernardini (in centro)

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