Un modello di trasporto sostenibile

L’infrastruttura interportuale padovana, convertendo le tratte medio-lunghe verso la ferrovia, ha già "eliminato" dalle strade oltre 330.000 mezzi stradali pesanti e reso operativo il progetto City Porto.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 maggio 2010 11:14
Un modello di trasporto sostenibile

Un veicolo su cinque. E' questo il dato che balza agli occhi discutendo di distribuzione urbana delle merci. In effetti, secondo alcune recenti statistiche, il 20% dei mezzi che circolano ogni giorno lungo le strade delle nostre città è impegnato nel trasporto e nella distribuzione di merci ad esercizi commerciali o privati. Un 20% fra le mura delle città che rappresenta, allargando il nostro sguardo, circa la metà del traffico di merci su tutta la rete viaria italiana. Una formula per razionalizzare Va da sé che con questi numeri (e considerando il costante aumento dei veicoli in circolazione) è sempre più necessario razionalizzare la distribuzione. Razionalizzare significa, infatti, maggiori vantaggi per chi offre e usufruisce del servizio.

Al tempo stesso, razionalizzare significa anche maggiori vantaggi per chi vive l'area in cui il servizio ricade. E' per questo che negli ultimi anni sono state avviate in Italia diverse iniziative per dar vita ad un nuovo sistema logistico-distributivo. Il modello dell'Interporto di Padova Una particolare attenzione richiama l'attività di distribuzione urbana delle merci avviata da più di un quinquennio all'Interporto di Padova. Battezzato “cityporto”, il servizio permette agli autotrasportatori provenienti da altre aree geografiche, non solo del Veneto e dell'Italia in generale, di affidare la merce ad una piattaforma di logistica urbana. Ecco che viene quindi sistemata su particolari veicoli a basso impatto ambientale (furgoni a metano o gpl) e ad alta capacità di riempimento.

Un'attenzione particolare è poi rivolta all'ottimizzazione degli itinerari e degli orari di consegna. Infine da questi magazzini parte il trasporto lungo l'ultimo miglio e la consegna al destinatario. Un modello destinato a crescere con l'ok delle istituzioni I benefici connessi al servizio (razionalizzazione del sistema distributivo, riduzione del numero di mezzi circolanti nei centri urbani, miglioramento della qualità dell'aria) hanno spinto l'Interporto di Padova, nel settembre del 2008, ad allargare la propria attività anche al settore delle merci a temperatura controllata. All'interno del magazzino “cityporto” è stata quindi realizzata una struttura a temperatura controllata (adibita soprattutto a quelle merci del settore food) e sono stati acquistati dei veicoli (sempre a basso impatto ambientale) che garantiscono il costante mantenimento di una determinata temperatura nel vano di carico. Il Ministero dell’Ambiente, com'è possibile leggere sul sito internet dell'Interporto, ha approvato e dato il via a questo progetto denominato “Completamento ed integrazione della prima esperienza nazionale di citylogistics avviata a Padova in aprile 2004”. Un modello che può essere replicato in altre realtà d'Italia Grazie al know how ed alla professionalità delle figure operanti all'interno di Interporto di Padova, i modelli di intermodalità e trasporto sostenibile attuati nel nord-est possono essere replicati anche in altre realtà d'Italia. Attraverso una specifica struttura l'Interporto di Padova fornirà quindi ai propri partners quei servizi di facility management necessari alla riuscita del business.

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