Il mondo del cinema: ''Sono innocui sia per gli adulti che i bambini''

C’è “troppa confusione” per il presidente dell’Anec, che ha espresso l’intenzione di chiedere al Ministero della Salute l’istituzione di un tavolo di approfondimento cui partecipino anche gli imprenditori e gli esperti della tecnologia.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 marzo 2010 15:06
Il mondo del cinema: ''Sono innocui sia per gli adulti che i bambini''

Gli occhiali per i film in 3D sono innocui sia per gli adulti che i bambini. Lo dicono gli esperti di oftalmologia intervenuti alla conferenza stampa dell’industria del cinema (Anec, Anem e Anica) convocata oggi presso la sede dell’Agis nazionale. Il professor Corrado Balacco Gabrieli, ordinario di oftalmologia e direttore del Dipartimento di Oftalmologia dell’Università di Roma La Sapienza, e la professoressa Elena Pacella, responsabile del Pronto Soccorso Oculistico del Policlinico Umberto I, sono stati molto chiari.

“Le lenti per il 3D – ha detto Balacco Gabrieli – possono essere usate più volte senza nessun problema. I rarissimi casi di disagio, cefalee e lievi vertigini, sono dovuti a problemi di natura refrattiva già esistenti nel soggetto e non adeguatamente corretti. Gli occhiali per il 3D possono rappresentare in questi casi una spia per indurre chi li utilizza a correggere il proprio difetto di refrazione”. E chiarimenti sulla pulizia delle lenti sono stati dati da Elena Pacella che ha nettamente distinto la disinfezione dalla sterilizzazione.

“Gli occhiali per il 3D vanno disinfettati, e per questo sono sufficienti gli accorgimenti messi in atto dai cinema. E’ sufficiente l’amuchina o la clorexidina, con cui sono imbevute anche le salviette distribuite dagli esercenti. La sterilizzazione è necessaria per i ferri chirurgici, ma non per gli occhiali 3D, che non possono essere accusati di essere portatori di infezione”. In conferenza stampa le preoccupazioni e il forte disagio dell’industria del cinema sono stati rappresentati dai presidenti dell’Anec (associazione esercenti cinematografici) e dell’Anem (associazione multiplex), Paolo Protti e Carlo Bernaschi, e dal vicepresidente dell’Anica, Richard Borg. Paolo Protti ha ribadito il titolo della stessa conferenza stampa: “Siamo di fronte a ‘una montatura orribile’, che sta creando un fortissimo disagio e una grande confusione.

Una situazione assurda che non si è mai verificata in nessun altro paese. Noi siamo i primi a voler tutelare gli spettatori, ma riteniamo che la miglior tutela sia la corretta informazione che, invece, è mancata per colpa di chi ha presentato esposti e generato confusione. Ci sono sequestri in corso, molti cinema hanno sospeso il 3D mentre il pubblico ha protestato contro chi fa campagna diffamatoria. Perché i sequestri? Perché i divieti ai minori di 6 anni? Che cosa succederà quando il 3D arriverà in casa con la televisione?”.

C’è “troppa confusione” per il presidente dell’Anec, che ha espresso l’intenzione di chiedere al Ministero della Salute l’istituzione di un tavolo di approfondimento cui partecipino anche gli imprenditori e gli esperti della tecnologia. “Assurda” viene definita la situazione italiana anche da Carlo Bernaschi e Richard Borg sottolinea gli effetti devastanti della campagna diffamatoria: “Si stanno verificando reazioni sproporzionate dovute alla disinformazione, con molte persone che ormai sono preoccupate ad entrare in sala.

I sistemi di proiezione in 3D sono tutti di alta qualità e nessuno di essi ha difetti ottici. Siamo di fronte ad una tecnologia usata in tutto il mondo e nessun altra nazione ha fatto degli occhiali un problema”. Solo in Italia, infatti, quindici milioni di spettatori hanno visto film in 3D tra il 2009 e il 2010. Lo scenario, come ha ribadito lo stesso Protti, è confuso, ma l’esercizio cinematografico non si ferma: “Dobbiamo continuare – ribadisce il presidente dell’Anec – sebbene sia indegno lavorare con incertezza e rischio di diffamazione.

Se non troveremo chiarezza, ricorreremo a forme di protesta coinvolgendo il pubblico, mentre valutiamo anche la possibilità di un ricorso al Tar del Lazio”.

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