Patata OGM: i rischi per le colture toscane

La parlamentare toscana Cenni ha presentato un'interrogazione al ministro Zaia per evitare il caos normativo sugli Ogm e tutelare le produzioni biologiche e convenzionali da possibili rischi di contaminazione genetica.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 marzo 2010 20:01
Patata OGM: i rischi per le colture toscane

Dalla patata rossa di Cetica alla Sulcina della Garfagnana sino alla patata di Zeri: sono ben sei le varietà toscane di patata che sono state salvate da estinzione e valorizzate in un percorso di qualità, ma che ora sono di nuovo a rischio: questa volta potrebbero perdere le loro caratteristiche di tipicità in caso di contaminazione con il tubero “amflora”, prodotto da una multinazionale tedesca la cui coltivazione è stata autorizzata dalla Commissione europea. E' l'Arsia, l'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione in campo agricolo, a lanciare l'allarme al fine di evidenziare come un'introduzione di colture ogm indiscriminata e non sottoposta ad attente valutazioni di carattere scientifico potrebbe alterare irreversibilmente lo straordinario patrimonio di biodiversità della nostra regione.

Al momento non esiste uno studio specifico sull'impatto di questa patata ogm, evidenzia il dire ttore dell'Agenzia, ma i dati generali di questo prodotto indicano che il rischio di inquinamento genetico è alto anche perché è consistente la possibilità di fecondazione incrociata dovuta alla diffusione del polline attraverso gli insetti. Un prodotto di tipo industriale come “Amflora”, evidenzia il direttore di Arsia, non si presta a una diffusione nel territorio toscano, in cui non esistono coltivazioni estensive di questo tipo e la cui vocazione è quella di ospitare coltivazioni di patata di qualità e in grado di valorizzare le varietà locali.

Ma anche se le coltivazioni della patata ogm fossero modeste, ugualmente elevatissimo sarebbe il rischio di inquinamento per le nostre produzioni tipiche, in testa quelle della patata rossa di Cetica (Casentino, Arezzo) o della patata Sulcina della Garfagnana, due prestigiose varietà autoctone, e ancora della patata di Zeri (Massa Carrara), della patata di Santa Ma ria a Monte (Pisa), della patata di Regnano (Lunigiana) e della Patata bianca del Melo (Cutigliano, provincia di Pistoia, tutte quante inserite nell'elenco delle produzioni tradizionali toscane.

Negli ultimi anni, in virtù della legge regionale sulla tutela e valorizzazione del patrimonio di razze e interesse locale alcune di queste specie hanno recuperato una valenza produttiva grazie al lavoro di piccoli produttori e si sono affermate grazie alla loro elevata qualità. Rappresentano un patrimonio di qualità e di biodiversità da salvaguardare. Il problema della relazione con le colture ogm, evidenziato dalla decisione della Commissione Ue, se riguarda ora direttamente le coltivazioni di patata, coinvolge potenzialmente tutta la relazione tra il transgenico e la produzione agricola toscana, così legata alla qualità e all'identità territoriale.

A tal fine l'Arsia negli ultimi anni ha dedicato studi e ricerche al la verifica del potenziale impatto degli ogm sul territorio anche per verificare scientificamente in che modo e a quali condizioni sarebbe possibile garantire la coesistenza, cioè mantenere filiere produttive separate tra prodotti ogm e prodotti non transgenici al fine di consentire al consumatore di scegliere e anche per motivi di sicurezza di fronte a eventuali emergenze alimentari. In particolare la verifica sul territorio toscano attraverso un mais colorato, in grado di simulare perfettamente il flusso dei geni attraverso i pollini ha messo in evidenza la possibilità di inquinamento genetico anche a distanze notevoli.

Questa ricerca, ipotizzando l'applicazione della bozza di linee guida in esame da parte della Conferenza Stato-Regioni su una possibile coesistenza tra ogm e colture tradizionali, ha mostrato come in nessuna zona della Toscana sarebbe possibile far coesistere mais ogm con mais tradizionali se non a rischio inquinamento di quest' ultimo. A qu este ricerche se ne stanno aggiungendo altre: è al via un progetto per valutare il possibile impatto nel nostro territorio, accanto al mais, di soia e colza transgenica, ed è appena stato assegnato il bando per una ricerca sugli impatti socio-economici degli ogm.

Uno sforzo pubblico è necessario, ha ribadito il direttore dell'agenzia, per avere ricerche non di parte, ma garantite scientificamente a tutela dei diritti di tutti affinché nei confronti degli ogm non ci sia una posizione ideologica, pro o contro, ma una valutazione scientifica capace di tener conto di tutti i riscontri oggettivi e anche di mostrare i punti non ancora risolti sulle conseguenze dell'utilizzo di questi prodotti. Il tutto a servizio della salute dei cittadini e nel rispetto dell'integrità del patrimonio di biodiversità del territorio.

(Massimo Orlandi) Cenni: “Ministro vogliamo provare a fare sul serio? Allora meno slogan e più atti concreti” “Purtroppo la 28° fiducia posta dal Governo alla Camera ha fatto slittare la risposta alla mia interrogazione per conoscere cosa di concreto abbia messo in atto il Governo in materia di Ogm. Abbiamo capito la posizione personale del Ministro, che personalmente condivido, ma francamente continuava a sfuggire quanto di concreto sia stato attivato in via XX Settembre da settimane a questa parte.

Lo abbiamo chiesto subito dopo la sentenza del Consiglio di Stato e tanto più rinnoviamo la richiesta oggi dopo la decisione, grave e preoccupante, dell’Unione Europea di autorizzare la produzione della patata Ogm Amflora di proprietà della Bayer”. Con queste parole Susanna Cenni, deputata del Partito democratico commenta la decisione presa dalla Commissione europea di concedere l’autorizzazione alla coltivazione di una patata geneticamente modificata. La parlamentare senese ha presentato nei giorni scorsi un’interrogazione in Commissione agricoltura al Ministro delle politiche agricole, Luca Zaia per sapere quali provvedimenti sono stati presi fino ad oggi e quali intenda intraprendere il Governo per evitare il caos normativo sugli Ogm e tutelare le produzioni biologiche e convenzionali da possibili rischi di contaminazione genetica, dopo la sentenza del Consiglio di Stato ha accolto la richiesta presentata da un imprenditore agricolo sulla coltivazione di mais Ogm. “Il dibattito – continua Cenni - che si è aperto vede in questi giorni spunti interessanti, ma anche una polarizzazione ideologizzata fra chi considera gli Ogm il futuro, lo strumento per sconfiggere ogni male del mondo e chi parla di cibi ‘Frankenstein’, polarizzazione di cui possiamo discutere nei convegni, con tanto di competenze scientifiche sull’uno e sull’altro fronte, ma che a mio parere non incide sull’emergenza immediata: intervenire per coprire i vuoti normativi che, ove non opera la politica, rischiano di riempire i giudici e le varie sentenze, ed io credo che la buona agricoltura meriti qualcosa di più.

Un Ministro non può semplicemente dirci che pensa al referendum, ma anche alla luce delle dichiarazioni del presidente Barroso, deve attivare tutti gli strumenti a sua disposizione o attraverso la clausola di salvaguardia o stipulando assieme alle Regioni norme di garanzia massima per il consumatore e per gli agricoltori convenzionali e biologici dai possibili rischi di inquinamento genetico. Finalmente oggi leggiamo che si intraprende la strada della clausola di salvaguardia, ma con la decisione della Commissione europea si rendono ancora più necessarie queste ed altre risposte del Governo sulle coltivazioni Ogm in Italia.

Dall’esecutivo, purtroppo in questi giorni, sono arrivate molte dichiarazioni, ma, fino ad oggi, nessun atto concreto era stato posto in atto. Forse anche su questo tema la maggioranza ha idee contrastanti al suo interno? Io ritengo che sia impraticabile un percorso che prima vede l’ingresso di Ogm e poi detta le regole. Il buon senso consiglia l’esatto contrario”. “Ed allora – prosegue Cenni - che si riparta con un provvedimento urgente che ne decreti l’attuazione immediata (visto che il Governo usa quotidianamente questa prassi per le norme ad personam), magari riprendendo l’emendamento del Pd al ddl sul sostegno all’agroalimentare, approvato in Commissione agricoltura alla Camera, che prevede l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’eventuale utilizzo di produzioni geneticamente modificate nella catena alimentare, magari lavorando seriamente con le Regioni Italiane che assieme a decine e decine di Regioni Europee da anni lavorano sulla costruzione di filiere libere da Ogm.

Dopo le parole, insomma, chiediamo a Zaia misure concrete: attivare le competenze giuridiche necessarie per valutare la decisione Ue, per affrontare quanto stabilito dalle sentenze; costruire alleanze in Europa utili ad evitare l’apertura di una strada che farebbe solo gli interessi dei signori dei brevetti. Caro Ministro, interrompa per qualche giorno la sua campagna in Veneto e si dedichi ad una partita importante per tutto il Paese ed anche per il suo Veneto”.

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