"Il 4 novembre ricordiamo un giorno drammatico per Firenze, ma anche il giorno in cui è partita una rinascita, grazie a una solidarietà incredibile. È una memoria viva, che ci accompagna ancora oggi e dà un valore simbolico fortissimo a queste celebrazioni". Lo ha detto la sindaca Sara Funaro, a 59 anni dall’alluvione che travolse Firenze. Come ogni anno la città ha ricordato quel momento con un fitto programma di celebrazioni. La sindaca Funaro ha partecipato questa mattina nel salone dei Cinquecento alla 'International conference on water-related risks reduction' (la conferenza internazionale sui rischi da alluvioni e siccità). Le celebrazioni sono andate avanti alla basilica di Santa Croce con la messa in ricordo delle vittime, sempre alla presenza della sindaca Sara Funaro, che ha anche lanciato, al ponte alle Grazie, una corona di alloro in Arno.
"Parliamo sempre dei grandi angeli del fango, ricordiamoci che i primi in assoluto a farsi avanti furono i fiorentini delle zone non alluvionate, ospitando i cittadini, mettendosi a disposizione come volontari. – ha detto la sindaca - Da lì è partito un richiamo internazionale che ha portato tutti nella nostra città. Ricordare oggi quella pagina tragica e tutte le vittime dell’alluvione è un dovere ma è anche un modo per parlare della forza della comunità e della cooperazione, della trasformazione della fragilità in resilienza e della sofferenza in responsabilità condivisa”.
“In tema di rischio idrogeologico tanto è stato fatto da tutti i livelli istituzionali, come la Regione, la Città metropolitana, i Comuni. – ha proseguito Funaro - Proprio da quanto accaduto il 4 novembre ‘66, Firenze ha imparato quanto siano fondamentali la prevenzione e la conoscenza del territorio. Negli ultimi decenni è stato compiuto un lavoro straordinario di messa in sicurezza dell’Arno e del suo bacino, un impegno lungo e corale che ha visto insieme istituzioni, tecnici, consorzi e comunità locali.
Penso al sistema delle casse di espansione di Figline, con i lotti di Pizziconi, Restone, Prulli e Leccio, che a regime potranno contenere fino a 25 milioni di metri cubi d’acqua e che rappresentano una delle più grandi infrastrutture di prevenzione idraulica della Toscana. Penso al lavoro fatto sugli argini e le paratie di protezione che, in casi di emergenza, possono proteggere il centro di Firenze ma penso anche al Parco del Mensola, un esempio virtuoso di integrazione fra sicurezza e qualità urbana, e agli interventi di riqualificazione del Mugnone e del Terzolle, alle manutenzioni diffuse nei bacini della Sieve e dei tanti corsi d’acqua minori sul territorio della nostra Città Metropolitana, ai fiumi tombati sul quale abbiamo iniziato un lavoro di analisi che dobbiamo proseguire.
Tutto questo ha reso il nostro territorio più resiliente ma ci ha reso consapevoli che questa sfida non si conclude mai. Oggi i cambiamenti climatici e l’imprevedibilità degli eventi estremi ci pongono di fronte a una nuova responsabilità: quella di proteggere la risorsa idrica e un territorio straordinario e fragile. È una sfida che nessuna città può affrontare da sola ma con un lavoro di squadra interistituzionale, cooperazione, innovazione tecnologica e una visione condivisa di gestione sostenibile delle risorse idriche”, ha concluso la sindaca di Firenze.