Si è riunito quest’oggi, in videoconferenza, il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto di Firenze Laura Lega, con la partecipazione vicesindaco del Comune di Firenze Alessia Bettini, del sindaco del Comune di Empoli Brenda Barnini, dell’assessore del Comune di Campi Bisenzio Riccardo Nucciotti, del questore Filippo Santarelli, del comandante provinciale dei Carabinieri Antonio Petti, del comandante provinciale della Guardia di Finanza Fabrizio Nieddu, del comandante provinciale dei Vigili del Fuoco Gennaro Tornatore, del responsabile del dipartimento della prevenzione dell’AUSL Toscana Centro Renzo Berti e del comandante della Polizia Municipale di Firenze Giacomo Tinella.
Il Comitato, in conformità alla recentissima circolare del Ministero dell’Interno del 9 novembre, ha condiviso l’esigenza di garantire un rafforzamento dei controlli relativamente al rispetto della normativa anti-contagio e di adottare efficaci e sostenibili misure orientate alla prevenzione di fenomeni di assembramento. Alla luce del perdurante incremento della curva epidemiologica, e del conseguente inserimento della Regione Toscana nella c.d. “area arancione”, sono state valutate anche eventuali misure maggiormente restrittive, come previsto dal DPCM 3 novembre 2020.
I dati forniti dall’Azienda Sanitaria hanno infatti confermato che le principali criticità sanitarie sono concentrate nelle aree dove maggiori sono i flussi di persone e dove quindi maggiori sono le occasioni di contatto e di diffusione del virus.
In relazione alla situazione di Empoli, il Comitato ha reputato proporzionata l’adozione di un provvedimento del Sindaco di divieto di stazionamento in piazza della Vittoria, uno dei luoghi di maggior socialità della città. La misura restrittiva sarà calibrata in relazione alle giornate e alle fasce orarie di maggior affluenza di persone.
Per quanto riguarda la città di Firenze, il Comitato ha disposto una significativa implementazione dei controlli da parte delle forze di polizia statuali e locali, nelle aree a maggior rischio di assembramenti specie nel centro storico cittadino, in particolare nei fine settimana, sia in chiave preventiva che repressiva, con equipaggi dedicati e in forma dinamica. Sarà successivamente valutata l’eventuale necessità di provvedimenti maggiormente restrittivi per le aree ove il fenomeno degli assembramenti risulti “cronicizzato”. E’ stata altresì condivisa l’esigenza di potenziare ogni iniziativa dissuasiva dell’aggregazione di persone con ogni mezzo di comunicazione, anche attraverso il passaggio di veicoli della polizia municipale muniti di altoparlanti.
Infine, è stata concordata una implementazione dei controlli in alcune aree verdi del Comune di Campi Bisenzio, luoghi pubblici in cui sono state recentemente segnalate alcune forme di assembramento.
Il prefetto, unitamente ai sindaci, fa un appello affinché ci sia da parte di tutti il massimo rispetto delle misure anti-contagio, con la consapevolezza che la responsabilità di ciascuno è garanzia per l’incolumità degli altri.
“Questa, ha detto il prefetto, è la stagione nella quale ciascuno di noi è chiamato ad assicurare con il proprio comportamento responsabile la sicurezza sanitaria dell’intera comunità, così da scongiurare il ricorso a misure ancor più restrittive, che provocherebbero ulteriori conseguenze di aggravamento anche della già delicata situazione economica”.
E mentre le scuole si affidano alla didattica a distanza, il sindacato Unsic prova ad aggiornare la conta dei contagiati che hanno frequentato le aule scolastiche. La stima non è certo marginale: almeno 105mila casi complessivi, di cui circa l’80 per cento riguarda studenti. Oltre 6.400 i casi "scolastici" in Toscana.
“Purtroppo sono scarsi e non sempre attendibili, perché difficili da rilevare, i dati sul contagio a scuola – spiegano dall’Ufficio comunicazione dell’Unsic, che sin da settembre monitora questo delicato settore. “Nelle prime settimane ci hanno provato meritoriamente i due ricercatori indipendenti Vittorio Nicoletta e Lorenzo Ruffino, mettendo in evidenzia la crescente criticità della situazione. Da parte sua, il ministero dell’Istruzione, partito in ritardo, ha assemblato i dati forniti dalle scuole, ma i numeri fuori tracciamento hanno fermato l’operazione al 10 ottobre.
Noi abbiamo rielaborato e ottimizzato i dati di diverse fonti, ad esempio armonizzandoli rispetto all’apertura delle scuole non uniforme sul territorio nazionale. Il risultato è che i contagiati tra studenti e personale scolastico hanno raggiunto circa il 16 per cento del totale dei contagiati, cioè leggermente sopra l’incidenza della popolazione scolastica su quella complessiva nazionale. C’è però il nodo, difficile da sbrogliare, di quanti studenti abbiano trasferito il contagio in famiglia, che resta l’ambito principale della propagazione del virus”.
Il contributo delle scuole alla diffusione del virus, soprattutto in modo indiretto attraverso i trasporti e gli assembramenti in strada, secondo l’Unsic emergerebbe anche da diversi indicatori. Innanzitutto i numeri: se dall’apertura delle scuole fino al 30 settembre sono stati individuati in Italia 25.461 nuovi casi, con una media di 1.500 al giorno, ad ottobre s’è raggiunta la cifra complessiva di 364.571, ben 11.760 al giorno, quasi otto volte di più. Qui le scuole hanno fatto la loro parte.
Parallelamente s’è registrata l’incidenza crescente dei ragazzi tra le persone sottoposte a tampone e l’età media dei contagiati più bassa proprio per l’inclusione di alcuni ragazzi. Occorre tenere presente che a sfuggire ai rilevamenti, ovviamente non avendone colpa, sono soprattutto i giovani asintomatici, per cui i numeri sono di certo sottostimati. Va aggiunto un fatto: tutta l’Europa ha riaperto le scuole e questi trend li ritroviamo dappertutto in modo analogo nel vecchio continente. Queste tendenze sono confermate da dati internazionali, come i bollettini della Sanità pubblica francese che già a fine settembre hanno individuato nelle scuole e nelle università un terzo di tutti i focolai, mentre uno studio scozzese ritiene che la chiusura delle scuole possa ridurre di circa un quarto tutti i contagi.
“Pur riconoscendo il valore pedagogico della scuola in presenza, avremmo dovuto adottare la didattica a distanza per le superiori sin dal 14 settembre per attenuare la curva esponenziale esplosa non a caso due-tre settimane dopo, così come abbiamo profetizzato sin dall’estate – spiega Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, che con il giornalista Giampiero Castellotti pubblicherà il libro “Covid e dintorni” in primavera. “In subordine si sarebbe potuto far partire le scuole superiori a novembre, recuperando il mese a giugno, riservando la Dad per l’apprendimento e lasciando in presenza le interrogazioni.
Inoltre, anziché impegnare centinaia di milioni in banchetti e mascherine, sarebbe stato più utile prevedere un presidio sanitario fisso nelle scuole, la formazione informatica per i docenti e implementare fortemente gli apparati tecnologici. Ora, visto il trend, bisognerà evitare di tornare indietro, cercando invece di migliorare la didattica a distanza, modalità che volenti o nolenti ci dovrà accompagnare a lungo per evitare di peggiorare la situazione”.
"Massima attenzione alle ragazze e ai ragazzi delle scuole superiori che in queste settimane, costretti alla didattica a distanza, vedono ledere i loro diritti alle relazioni, all'educazione in presenza, alla socialità". A dirlo Stefano Scaramelli, vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, e Camilla Bianchi, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Toscana, nell'incontro istituzionale che si è svolto oggi a Palazzo del Pegaso. "Serve un ulteriore sforzo collettivo - dice Scaramelli -.
Occorre che ogni soggetto istituzionale possa fare il massimo per interrompere il perdurare di questa condizione di incertezza e fragilità in cui vivono soprattutto gli adolescenti. È opportuno che i giovani riscoprano le loro relazioni in ambito scolastico quanto prima. E anche qualora si andasse verso un nuovo e più duro lockdown collettivo la scuola deve essere la prima istituzione sociale a riaprire. Ciascuno di noi deve assumersi un pezzo di questa responsabilità. Oggi ci siamo presi un impegno reciproco".