Boom della cassa integrazione. In un anno cresciuta del 110%

Sono oltre 4.000 gli operai che hanno perso il posto di lavoro, più di mille a Firenze. D'Anna (Feneal-Uil Toscana): “Servono risposte concrete dalla Regione e dai Comuni contro la crisi”.

Redazione Nove da Firenze
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14 dicembre 2009 18:57
Boom della cassa integrazione. In un anno cresciuta del 110%

Boom della cassa integrazione, 4.355 operai senza lavoro, 717 imprese che hanno chiuso i battenti e oltre 500mila ore lavorate in meno. Sono i dati della crisi del settore edile a livello regionale, dove la cassa integrazione ha fatto registrare una crescita esponenziale nell'ultimo anno: +110%. Dai dati forniti dell'Osservatorio sulla Cassa Integrazione Guadagni dell'Inps, infatti, emerge che le ore autorizzate tra gennaio e ottobre di quest'anno sono state 3.793.188, nello stesso periodo del 2008 erano 1.806.675.

L'allarme è stato lanciato dalla Feneal-Uil Toscana, che affronterà martedì 15 dicembre 2009 il IV Congresso regionale della categoria. Il settore più colpito è quello dell'industria edile con oltre 2 milioni di ore autorizzate tra gennaio e ottobre del 2009 (erano la metà, poco più di un milione, nello stesso periodo del 2008), e quello dell'artigianato edile (1,2 milioni di ore autorizzate quest'anno, a fronte delle 600mila nel 2008). “La crisi economica nell'ultimo anno ha colpito duramente tutto il settore – dichiara il segretario regionale della Feneal-Uil, Ernesto D'Anna –.

Le conseguenze sono state devastanti: un operaio su dieci è stato mandato a casa. Nel raffronto del primo semestre 2008-2009 i bandi di gara per opere pubbliche sono crollati del 40,3% in termini assoluti mentre gli importi messi a bando sono diminuiti del 13,7%. Il ridimensionamento dell'industria edile porta con sé un forte calo del Pil toscano rispetto a regioni omologhe per sistema produttivo e popolazione, come Emilia Romagna e Veneto dove le previsioni di appalti pubblici sono meno fosche che in Toscana, e già nel 2013 recupereranno i livelli di Pil del 2007, mentre la Toscana corre il concreto rischio di arrivarci solo nel 2018”. Secondo gli ultimi dati disponibili forniti dalle Casse Edili provinciali (aggiornati a novembre 2009) sono 3.621 i lavoratori in meno tra settembre del 2008 rispetto al settembre di quest’anno (circa il 10% del totale): sono passati da 39.229 a 35.608.

A cui si aggiungono i 734 addetti in meno della Cassa Edile della Regione Toscana (che raccoglie artigiani e lavoratori delle piccole e medie imprese): a settembre del 2008 erano 6.044, nello stesso periodo del 2009 sono calati a 5.310. In totale, quindi, sono 4.355 gli operai edili rimasti senza lavoro nel giro di un solo anno. Ma la crisi nel settore dell'edilizia non ha risparmiato nemmeno le imprese, che sono diminuite di 717 unità (passando da 7.828 a 7.151 tra settembre 2008 e settembre 2009).

In picchiata anche le ore lavorate nei cantieri della Toscana: una perdita di 593.950 ore, che significano il 13% in meno rispetto all'anno passato (da 5,1 milioni a 4,5 milioni). “Occorrono atti di discontinuità con il recente passato da parte delle istituzioni locali a cominciare dalla Regione Toscana e alle grandi amministrazioni comunali – prosegue D’Anna –. Il deficit infrastrutturale della Toscana è riconosciuto da tutti come fattore frenante dello sviluppo. Il mancato avvio del rigassificatore di Rosignano (500 milioni di euro) è l'ultimo atto di scelte sbagliate improntate più al calcolo politico che al rilancio competitivo e allo sviluppo regionale.

Il continuo rimuginare sulla localizzazione della stazione di Firenze, ad appalti già affidati e cantieri aperti, è un ulteriore esempio di disfunzione. L’apertura della linea ad alta velocità accorcia l’Italia ma per Firenze, se non vengono potenziati e rilanciati il suo aeroporto e il polo fieristico della Fortezza da Basso, potrebbe essere l’atto finale del declino a favore di Bologna. Discontinuità vuol dire tempi certi nell’espletamento delle procedure per l'avvio delle opere pubbliche.

Individuazione rapida delle aree per la realizzazione dei programmi di residenza pubblica ad opera dei comuni. Varo di piani di miglioramento urbano comunali, allentamento del Patto di Stabiltà estrapolando da esso le opere infrastrutturali”.

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