Firenze Parcheggi: il project ha fallito

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 gennaio 2009 22:12
Firenze Parcheggi: il project ha fallito

I parcheggi in project financing a Firenze non funzionano: sui giornali di oggi il presidente di Firenze Parcheggi e l'assessore al bilancio abbandonano al suo destino Firenze Mobilità, l'azienda partecipata da Baldassini-Tognozzi-Pontello. A pochi mesi dalla fine dell'era Domenici il presidente di Firenze Parcheggi Alessandro Lo Presti fa capire che potrebbe avviare un'azione legale nei confronti di Firenze Mobilità. E l'assessore al bilancio Tea Albini, fa un passo indietro e annuncia che il Comune non tirerà fuori un euro finchè non sarà chiarita la vicenda legale, ricordando l'inchiesta della magistratura in corso sulle opere del project (solo per il parcheggio della Fortezza si ipotizza un aumento ingiustificato di spesa per 3 milioni e 700mila euro).
Tornano alla mente le parole di Tea Albini pronunciate nel 2004 durante una visita ai cantieri del parcheggio in via Caduti dei Lager: «Tutto si poteva fare meglio, ma anche peggio».


"Appariva chiaro, già analizzando il bilancio del 2005 di Firenze Parcheggi, come il project non fosse pensato per garantire un miglioramento al sistema della mobilità cittadina -commenta la consigliera De Zordo di Unaltracittà/Unaltromondo- Si trattava invece di un sistema per garantire buoni profitti ai privati. Ma all'epoca tutto ciò era funzionale ad un modello amministrativo, guidato dal Sindaco Domenici, che oggi mostra tutti i suoi limiti nella gestione dei rapporti tra pubblico e privato.

Unaltracittà denunciò allora come fosse grave la situazione societaria di Firenze Parcheggi, figlia di una cattiva gestione e di operazioni che, se a prima vista sembravano ingenue e superficiali, in realtà celavano attività che favorivano terzi e non la collettività. Il paradosso più evidente si basava sul fatto che anno dopo anno i posti macchina a disposizione di Firenze Parcheggi aumentavano ma diminuivano i ricavi, come se il vero business fosse la costruzione materiale dei tanti impianti sotterranei e non la successiva gestione, utile a ridurre il traffico in città.

Contestualmente si riduceva l'utile - e oggi si amplificano le perdite - a causa di forti interessi passivi, dell'aumento delle provvigioni di vendita, delle spese di rappresentanza, delle consulenze e dei compensi agli amministratori della società".

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