Polizia Locale: con la campagna elettorale un rischio maggiore per i vigili urbani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 settembre 2008 20:28
Polizia Locale: con la campagna elettorale un rischio maggiore per i vigili urbani

di Vincenzo Vittozzi (Delegato Siapol-R.s.u. Comune Firenze) Andrea Sedicini (Delegato Siapol-R.s.u. Comune Firenze) Francesco Forasassi (Delegato Siapol-R.l.s. Comune Firenze)
Nel pomeriggio di giovedi 4 settembre, durante un’operazione congiunta con la Polizia di Stato per il contrasto all’abusivismo commerciale, un’agente di Polizia Municipale è rimasto ferito in seguito alla violenta colluttazione con un cittadino extracomunitario, il quale ha reagito ai ripetuti tentativi di identificarlo aggredendo il vigile urbano con calci e pugni.

Le lesioni riportate dall’operatore di Polizia Municipale gli hanno valso un referto con prognosi di 15 giorni.
Appare evidente come la campagna elettorale – oramai di fatto iniziata – porti ad un aumento della pressione politica da parte dell’amministrazione sulla Polizia Municipale, sulla quale incombe adesso tutto l’onere di dimostrare concretamente quando sia fattivo l’impegno per la sicurezza ed il decoro di Firenze.
La fretta che ha contraddistinto l’approvazione del nuovo Regolamento di Polizia Municipale e, soprattutto, l’isteria che ne ha guidato l’applicazione in questi primi giorni di vigenza, sono la chiara testimonianza di come l’amministrazione stia cercando di sventolare ai quattro venti (mediatici) di aver pienamente compreso quale importante partita elettorale si giochi sul piano della legalità, della sicurezza e del decoro.
Ovvio, quindi, che gli operatori di Polizia Municipale siano chiamati, oggi più che mai, a fornire il proprio impegno per raggiungere risultati che sono comunque – ragioni politiche a parte – a vantaggio della città.
Altrettanto ovvio che la Polizia Municipale, fedele allo spirito di impegno incondizionato che ha sempre contraddistinto l’azione dei singoli, non si sottragga ai compiti ai quali viene destinata.

Ancora più evidente che, in un’operazione congiunta con la Polizia di Stato, quello che poi si esponga ad un rischio maggiore sia in concreto il soggetto meno preparato e peggio equipaggiato per compiere queste operazioni; tra un poliziotto ed un vigile urbano, ovvio che sia quest’ultimo a finire sopra le righe in un impiego operativo di polizia, con le conseguenze di sopra descritte.
Sicuramente, Cioni replicherà – lo sappiamo già – che il rischio è parte integrante del mestiere di vigile urbano.

Molto probabilmente, se a farsi male fosse stato un poliziotto, anche il Questore risponderebbe la stessa cosa. Ma c’è una sottile differenza: il poliziotto è addestrato fisicamente, equipaggiato sia mentalmente che tecnicamente, e – non ultimo - opera inserito in una struttura uniformemente deputata a compiere il rischioso lavoro che tutti i giorni la Polizia di Stato compie su tutto il territorio. Il Questore, diciamo, si sente molto di più la coscienza a posto quando espone al rischio i suoi uomini e quando ne commenta le ferite riportate.

Cioni no. Cioni non può esserlo altrettanto. Perché i vigili urbani vengono gettati allo sbaraglio da un’amministrazione che, contando sul loro impegno incondizionato, respinge con arroganza le legittime richieste di maggiore sicurezza che da un anno i sindacati di Polizia Municipale stanno portando avanti contro il muro di disprezzo per l’incolumità fisica del personale di Polizia Municipale ostentato apertamente da personaggi come Cioni e Nencini. Il disprezzo che gli stessi personaggi ostentano tutti i giorni, quando chiedono ai vigili urbani di compiere azioni di polizia per le quali costoro sanno che non sono adeguatamente preparati ed equipaggiati, ma la cosa non gli interessa minimamente.

All’uomo politico interessa soltanto che i vigili urbano partecipino alle operazioni che le Forze di Polizia (quelle vere) compiono con la consapevolezza e la preparazione derivanti da uno status diverso, per poterne condividere politicamente i risultati senz’altro positivi. Poco importa se i vigili urbani si fanno male. L’importante è che i giornali non lo scrivano, ed è questo il motivo per cui la notizia è passata sotto assoluto silenzio. Silenzio e menzogne. Le stesse menzogne sull’asserito acquisto delle autovetture dotate di cellula di sicurezza per il trasporto delle persone fermate, indispensabili alla sicurezza degli operatori per non essere costretti a condividere gli esigui spazi dei sedili posteriori delle auto di servizio con soggetti che possono essere violenti, in condizioni igieniche anche gravemente degradate e, peggio ancora, portatori di malattie gravi.

Due anni di inutili richieste, cadute nel vuoto del sordomutismo di un Comando più realista del re nell’ignorare le istanza sulla sicurezza dei lavoratori. Ed ancora undici mesi di promesse che le vetture erano in corso di acquisto, ma nessuno le ha ancora viste. Silenzio e menzogne. Ma sabato notte, verso le 23.30, i vigili urbani sono intervenuti per controllare una persona che andava a zig-zag in bicicletta, in modo pericoloso per gli altri utenti della strada e per se stesso. Il soggetto, di origine sudamericana, in evidente stato di ebbrezza, ha reagito con violenza; cercando da scappare ha investito con la bicicletta uno degli operatori, disceso dal veicolo per fermarlo e, quando è stato bloccato, ha scagliato addosso ai due vigili urbani la bicicletta stessa.

Inevitabile lo scontro fisico nella colluttazione. Calci, pugni, sputi e persino un morso sul braccio ad uno degli operatori. E poi ancora sputi dentro l’auto di servizio – ovviamente, non dotata di alcuna paratia protettiva – contro entrambi gli agenti, costretti a contatto con lui nell’abitacolo di una vettura in tutto e per tutto così simile a qualsiasi altra berlina da famiglia, di quelle con le quali si porta la famiglia al mare o al centro commerciale per il rito della spesa al sabato.

Accompagnato l’esagitato al Comando, ancora sputi addosso a tutti gli operatori che venivano a contatto con il soggetto, sia per svolgere le necessarie operazioni di identificazione, sia per contenerne l’aggressività ed i tentativi di autolesionarsi. Tracce di sangue nella saliva sputata dal soggetto hanno acceso un campanello di allarme durante il trasferimento verso il gabinetto di fotosegnalamento. E’ stata fatta intervenire un’ambulanza che ha proceduto ad accompagnare la persona in ospedale.

Lo stesso ospedale dove il giorno dopo, dieci operatori – tutti quelli in qualche misura esposti al contatto con il soggetto - sono stati richiamati per sottoporsi a profilassi contro la tubercolosi, della quale la persona fermata è affetta (come provato da esami clinici). Rischi del mestiere, commenterebbe serafico Cioni. Molto meno serafica, crediamo, sarebbe la sua espressione se fosse lui a doversi trovare confinato sul sedile posteriore di un’auto di servizio nel tentativo di contenere un ubriaco esagitato che cerca di colpirti, ti morde e ti sputa in faccia, sperando che non sia affetto da qualche grave malattia.

Come la tubercolosi, appunto, tanto per fare un esempio. Ma Cioni e Nencini dormono sonni tranquilli, perché non tocca a loro. Dormono sonni tranquilli per il silenzio che, invariabilmente, circonda le ferite dei vigili urbani. E dormono tranquilli perché hanno oscurato le finestre con le solite cortine di menzogne. I vigili urbani non si sottraggono ai rischi del loro mestiere, così come non si tirano indietro davanti ai loro compiti di servizio. Ma è inaccettabile esporsi ai rischi che possono essere evitati o ridotti con il ricorso a strumenti come la formazione, l’addestramento e l’equipaggiamento corretto.

Guanti adeguati, mascherine, schermi protettivi, auto munite di cellule di sicurezza. Tutte cose di ordinaria amministrazione per chi deve affrontare il lavoro di polizia consapevole dei rischi che vi sono insiti. Ma per il Comando dei vigili urbani sono tutte cose superflue. La vertenza per la sicurezza continua, più dura che mai, da parte del Siapol. Nonostante i silenzi e nonostante le menzogne.

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