Cinema: Pupi Avati ritorna all’horror

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 novembre 2007 00:42
Cinema: Pupi Avati ritorna all’horror

Dopo averci abituato a commedie spesso incentrate sui buoni sentimenti, Pupi Avati torna col film “il Nascondiglio “al suo amore di gioventù: l'horror. Sono passati dieci anni dal suo ultimo film del genere, L'arcano incantatore (1996), e ora il regista bolognese sembra voler recuperare questo suo aspetto creativo, trascurando il buonismo minimalista dei suoi ultimi film . Non dobbiamo dimenticare, nella filmografia del regista ,quel piccolo capolavoro che fu il film horror “ La casa dalle finestre che ridono(1976) .

Nella nuova pellicola, con Laura Morante, Yvonne Sciò, Burt Young e Treat Williams, il regista ha voluto recuperare un filone che «il cinema italiano frequenta sempre di meno, ostentando una diffidenza snob, assolutamente deleteria», come ha dichiarato. Il taglio che Pupi Avati dà alla pellicola è sin dall’inizio differente da ciò che vediamo normalmente in sala. Questo grazie alla fotografia, al modo di sviluppare la trama, alle inquadrature verso i protagonisti, e al ruolo degli attori all’interno del film.

Ambientato nello Iowa, Il nascondiglio gira intorno alla personalità disturbata di una vedova di origini italiane (Laura Morante), uscita dopo quindici anni dall'ospedale psichiatrico in cui era stata ricoverata in seguito al suicidio del marito e alle allucinazioni che l'avevano colpita: voci che non la lasciavano dormire per ricordarle la sua parte di responsabilità nella fine del coniuge. Gli incubi sono finiti, lei può lasciare l'ospedale e decide di mettere a frutto la sua abilità come cuoca aprendo un locale nel paese dove è sepolto il marito.

Ma commette l'errore di scegliere come sede una villetta che una cinquantina di anni prima, nel 1957, era stata sede di un orrendo massacro: una suora e due anziane pensionanti erano state accecate e uccise mentre le due novizie, su cui si erano appuntati i sospetti, sparirono nel nulla. Siamo nell’ambito del filone delle Haunted House, quasi un topos dell’horror americano tout-court , dalla Universal a Kubrick (passando ovviamente per Hitchcock) che il regista gestisce al meglio,girando un film ,insolito, nel panorama italiano.

L’opera è ,infatti, un’interessante e ben dosata miscela di occultismo anglo-sassone , violenza italiana e luci e ambienti di quella provincia americana “profonda” e inquietante, descritta spesso da Stephen King.

Alessandro Lazzeri

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