Appalti fra Firenze e Prato: ordinanze di custodia cautelare per 33 indagati

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 marzo 2007 00:14
Appalti fra Firenze e Prato: ordinanze di custodia cautelare per 33 indagati

I Carabinieri hanno eseguito ieri un'ordinanza di custodia cautelare e di sottoposizione all'obbligo di presentazione alla P.G. nei confronti di 33 indagati , emessa dal G.I.P. del Tribunale di Firenze, su richiesta della locale Procura della Repubblica, per associazione finalizzata alla turbativa di aste pubbliche, truffa ai danni dello Stato e corruzione.
Gli interventi, effettuati nelle province di Firenze e Prato, colpiscono numerosi imprenditori impegnati nell'esecuzione di lavori pubblici ed alcuni dipendenti di amministrazioni locali, incaricati della predisposizione delle gare d'appalto ed ai procedimenti di rilascio delle concessioni edilizie.
I provvedimenti scaturiscono da un'indagine del R.O.S.

che ha evidenziato l'esistenza di uno strutturato cartello di società del settore edile, diretto dall'imprenditore AVENI Vincenzo, finalizzato alla sistematica turbativa di appalti pubblici per lavori stradali ed acquedottistici, indetti dai comuni di Firenze, Campi Bisenzio (FI) ed altre località toscane, nonché dalla PUBLIACQUA S.p.A., società di gestione dell'acquedotto fiorentino.
Sono stati documentati gli accordi intercorsi tra i vari imprenditori per la formulazione dei rispettivi ribassi da presentare in occasione di numerose gare, allo scopo di predeterminarne la c.d.

soglia di anomalia e, di conseguenza, la società aggiudicataria, che aveva presentato il ribasso più vicino per difetto a questo valore. Quest'ultima, una volta iniziati i lavori, provvedeva al successivo inserimento delle imprese rimaste escluse, attraverso l'affidamento di subcontratti e forniture. La ripartizione degli appalti avveniva secondo una turnazione che garantiva la distribuzione delle commesse tra gli indagati, determinando l'esclusione dal mercato delle aziende estranee al circuito illegale.

Le acquisizioni operative, successivamente riscontrate dalla documentazione amministrativa acquisita presso le stazioni appaltanti, hanno accertato come gli associati effettuassero riunioni periodiche nelle sedi delle stesse imprese interessate, per programmare la partecipazione combinata ad oltre 40 gare, trenta delle quali aggiudicate ai componenti del sodalizio. In alcuni casi, peraltro, è stato accertato che l'affidamento dei lavori veniva assicurato anche attraverso la corruzione di compiacenti funzionari dell'area tecnica degli enti committenti, come risultato per due licitazioni bandite rispettivamente dall'ASL n.

10 di Firenze e dal Comune di Campi Bisenzio.
L'apparato amministrativo di quest'ultimo Comune, è risultato caratterizzato da una generalizzata illegalità che, oltre ai casi di corruzione di alcuni dipendenti, coinvolge anche l'attuazione del nuovo Regolamento Urbanistico Comunale (R.U.C.).
Per quanto attiene il primo aspetto, è emerso che alcuni degli imprenditori indagati, allo scopo di favorire l'approvazione di pratiche edilizie relative a lottizzazioni private, conferivano dispendiosi incarichi di progettazione a professionisti locali rivelatisi "prestanome" di tre funzionari degli uffici tecnici del Comune, a cui venivano, di fatto, destinati gli onorari pagati.
In relazione, invece, alla vicenda del R.U.C., le attività tecniche hanno evidenziato le irregolarità commesse dai componenti della Commissione edilizia e da un funzionario dell'Ufficio urbanistico del Comune, in relazione all'approvazione di più lottizzazioni, cui risultavano interessati il citato AVENI Vincenzo ed altre strutture imprenditoriali e cooperativistiche.

In tale contesto, infatti, è stato riscontrato che i predetti funzionari attestavano falsamente la conformità del relativo progetto allo strumento urbanistico, sovradimensionando, di fatto, i parametri di sviluppo edilizio autorizzati dalla Regione Toscana e determinando, di conseguenza, notevoli profitti economici ai soggetti promotori dell'intervento speculativo.
L'operazione ha confermato come il settore degli appalti pubblici continui ad essere caratterizzato da diffuse illegalità, a prescindere dagli eventuali interessi della criminalità organizzata, peraltro con l'utilizzo delle stesse modalità di condizionamento.

Il sistema delle "cordate d'imprese", già emerso in numerose indagini sulle infiltrazioni dei sodalizi mafiosi nel comparto economico, oltre ad alterare la libera concorrenza tra gli operatori, impediscono di contemperare l'interesse della pubblica amministrazione ad una corretta esecuzione dei lavori a fronte di un adeguato profitto per l'imprenditore. Infatti, la possibilità di condizionare la percentuale di ribasso per l'aggiudicazione delle commesse, ha consentito agli indagati di garantirsi margini di guadagno superiori rispetto a quelli derivanti dal regolare svolgimento delle gare, incidendo sulle capacità di scelta delle stazioni appaltanti.

Quest'ultime, peraltro, si sono rivelate permeabili alle pressioni corruttive esercitate dal cartello imprenditoriale, favorendone i partecipanti anche nei casi in cui l'articolato meccanismo è stato vanificato da eventi imprevisti.
L'intervento, colpendo una struttura imprenditoriale stabilmente dedita all'alterazione dei processi decisionali della pubblica amministrazione in Toscana, si ripropone di restituire tale settore alle regole di mercato, ripristinando le aspettative di trasparenza e di fiducia del cittadino.

Le accuse contestate a vario titolo alle persone coinvolte nell’inchiesta per presunte illegalità legate ad appalti pubblici a Firenze, in provincia e in altre città toscane, al piano regolatore del Comune di Campi spingono An a richiedere a gran forza elezioni anticipate a Campi Bisenzio.

“Al di là delle responsabilità singole è mancato il controllo e deve essere l’indirizzo politico ad essere messo sotto accusa. Prima di fare qualsiasi tipo d’accordo di area vasta, occorre quindi una riflessione sulle scelte urbanistiche ed è necessario rivedere tutto il sistema delle gare d’appalto. Non è importante sapere se la colpa di questi fallimenti sia del Sindaco o degli assessori all’urbanistica che si sono succeduti, il dato unico che rimane è che questi arresti palesano la gestione fallimentare del Comune di Campi Bisenzio ed implicano necessariamente il ritorno alle urne.

Gli arresti dimostrano infine, che il rischio da noi molte denunciato circa la pericolosità di procedere troppo spesso ad accordi di programma, che di fatto bypassano i piani di coordinamento provinciale e regionale, non era frutto della nostra invenzione ma preciso e munito di valide fondamenta”. Questo quanto dichiarano i consiglieri di Alleanza Nazionale Piergiuseppe Massai, Nicola Nascosti e Guido Sensi.

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