Un libro per l'estate: ritratto a Wanna Marchi di Giovanni Briola, per le edizioni Vallecchi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 agosto 2006 10:02
Un libro per l'estate: ritratto a Wanna Marchi di Giovanni Briola, per le edizioni Vallecchi

"La televisione logora chi la fa" potrebbe essere l'epitaffio di Wanna Marchi, immortalata al culmine delle disavventure giudiziarie dal volume di Giovanni Briola, edito da Vallecchi.
Wanna Marchi, gatta emiliana dalle sette vite, è davvero la migliore espressione della TV italiana, inesorabile mulino che dal dopoguerra macina risorse, energie, intelligenza di questo paese. Impossibile calcolare il numero di volti, voci, gesticolazioni transitate sotto gli occhi dei telespettatori negli ultimi decenni, per non parlare di parti anatomiche, preferibilmente femminili, sezionate davanti e dietro le telecamere, come su un banco di macelleria.


Wanna Marchi si è affacciata dal bussolotto catodico ai tempi della decadenza televisiva, negli ani '80 in cui corso di studio e uso del congiuntivo non erano più la forca caudina per accedere al salotto buono nazionale, immolandosi nel video-falò delle vanità. In breve viene incoronata regina delle televendite. Ma già nel 1990 viene arrestata per bancarotta fraudolenta legata alla vendita televisiva di cosmetici. Risorge e ripresenta in TV per offrire a tutti buona fortuna a pagamento.

Sinché, nel 2002, proprio le telecamere di Striscia la notizia l'accompagnano in cella con accuse pesantissime.
Eppure la sua sequenza di apparizioni e scomparse accomuna la Marchi a una miriade di "celebrità" digerite dal ventre molle della televisione e dimenticate presto dal pubblico.
Se vi capitasse di passeggiare nei pressi dei centri di produzione di RAI, o Mediaset (a Roma come a Milano) la sola cosa che vedrete uscire dal perimetro delle strutture industriali sarà il fumo degli impianti di climatizzazione (specie nella stagione invernale).

Ebbene quel fumo è apparentemente l'unica sostanza prodotta dagli stabilimenti televisivi, per antonomasia l'industria dell'etere, cioè del nulla eterno.

Nicola Novelli

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