Teatro della Pergola: da martedì 8 a giovedì 10 febbraio Quali fantasmi, con Alfonso Santagata

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 febbraio 2005 14:28
Teatro della Pergola: da martedì 8 a giovedì 10 febbraio <I>Quali fantasmi</I>, con Alfonso Santagata

Quali fantasmi è lo spettacolo con cui Alfonso Santagata ha inaugurato il progetto triennale dedicato ad Eduardo De Filippo e che sancisce il ritorno del regista alla tradizione alta del teatro di prosa. Dopo essersi confrontato con la letteratura drammatica e classica dai tragici greci a Beckett e Pinter passando per Shakespeare, Büchner e Cervantes, Santagata individua nel drammaturgo napoletano l’occasione e l’inizio di una nuova riflessione scenica. Ironia, umorismo amaro, equivoci, travestimenti punteggiano questo gioco comico del teatro nel teatro che si articola in tre diversi momenti: Gennareniello, Amicizia e il Cilindro.

Il primo mette in scena le debolezze di alcuni stravaganti personaggi, come il pensionato che non accetta la propria maturità e si lascia ammaliare dall’illusione della civetteria femminile finché la moglie, preda di un violento attacco di gelosia, mette in discussione l’unione; il secondo è incentrato sul sentimento dell’amicizia tra un malato dal carattere difficile ed impulsivo ed il suo amico fraterno, costretto per farsi accettare ad interpretare ruoli diversi; infine il terzo ruota intorno ad un oggetto magico, un cilindro, che un ex custode di teatro indossa per realizzare le proprie magie quotidiane.
Affiancando i tre atti unici che compongono Quali fantasmi, la visionarietà di Alfonso Santagata si immerge nel linguaggio "magico" di Eduardo.

E la sua messa in scena dilata la metafora dell'illusione teatrale, con cui De Filippo ha rielaborato la tradizione tutta napoletana delle finzioni, degli equivoci e delle verità rivelate per caso.
I temperamenti stravaganti dei personaggi di Gennareniello compongono uno schizzo d’ambiente familiare dal delicato equilibrio; il rovesciamento crudele e mordace dell'Amicizia tra due anziani nell'omonimo atto unico, si realizza, fra grotteschi travestimenti e penose agnizioni, per un finale, inaspettato, svelamento; e i mirabolanti raggiri messi in piedi da un ex custode di teatro per sbarcare il lunario ne Il cilindro svelano ogni sapiente meccanismo metateatrale.
In queste opere c'è tutto il mondo eduardiano, disegnato con delicata ironia ed amaro umorismo, tra ambiguità e mistero.

Ma soprattutto c’è il magico e il comico del "teatro nel teatro", gioco però, alle volte, fatale.
Il mondo di Eduardo De Filippo si esprime al pieno in questi testi in cui si ritrovano tutti gli elementi del suo teatro: meccanismi comici e invenzioni grottesche, ambiguità e mistero, ironia e paradosso.
L’elemento magico ritorna nei tre atti unici, a introdurre la metafora dell’illusione teatrale, destinata a dissolversi rapidamente come il provvisorio potere che la finzione esercita sulle cose.

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