Terremoti: il rischio dei Campi Flegrei all'attenzione del Gruppo Nazionale per la Vulcanologia del CNR - Università di Pisa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 gennaio 2005 21:39
Terremoti: il rischio dei Campi Flegrei all'attenzione del Gruppo Nazionale per la Vulcanologia del CNR - Università di Pisa

Un territorio unico al mondo caratterizzato da un sistema vulcanico in piena attività, soggetto a fenomeni bradisismici e di erosione marina. Una terra antica e "dinamica" il cui paesaggio è disegnato da cinque laghi che si alternano ad insenature e promontori di roccia tufacea. Quella dei Campi Flegrei è una vasta zona comprendente il Cratere di Agnano ed il territorio su cui sorgono alcuni comuni non lontani da Napoli, tra cui Pozzuoli, Baia, Bacoli, Miseno, Monte di Procida, Cuma. La terra dove sorse la Cuma Eubea, la prima città della Magna Grecia.

I Campi Flegrei costituiscono un complesso sistema vulcanico situato ad ovest di Napoli al centro della Piana Campana. Questo sistema, costituito da diversi centri eruttivi, è posto all’interno di una grande caldera. Già abitati dagli antichi, furono così chiamati ("phlegraios", da cui il latino "phlegraeus", cioè "ardente) per la loro attività eruttiva e di bradisismo, ancora presenti nella Solfatara di Pozzuoli e nel Cratere di Agnano. Ma questo è soltanto uno degli aspetti del fascino che questi luoghi suscitano, assieme a quello delle rovine di antichi siti e città, talvolta ben visibili, altre mimetizzate o integrate nelle moderne costruzioni.
I recenti episodi di sollevamento del suolo avvertiti nel 1969-72, nel 1982-84 e nel 1989, l'intensa attività sismica ad essi associata, l'intensa e persistente attività fumarolica, testimoniano che il sistema magmatico flegreo è attivo ed è potenzialmente capace di produrre future eruzioni.

Attualmente la fase discendente del bradisismo si è fortemente attenuata ed il periodo 1993-1996 è stato caratterizzato da lievi oscillazioni del suolo e variazioni nella composizione delle fumarole. Queste ultime vengono interpretate come indicative di una depressurizzazione del sistema superficiale. L'evoluzione futura del sistema flegreo, in base alle conoscenze attuali, non è precisamente definibile, anche se le crisi bradisismiche degli ultimi 25 anni, dopo centinaia di anni di lenta subsidenza dell'area, suggeriscono che è avvenuta una importante variazione nella dinamica interna del sistema, che potrebbe preludere ad una futura eruzione.

Allo scopo di mitigare il rischio connesso con una eventuale ripresa dell'attività vulcanica all'interno della caldera Flegrea, la Protezione Civile ha decretato l'istituzione di una Commissione incaricata di provvedere all'aggiornamento dei piani di emergenza già esistenti sia per l'area flegrea che per quella vesuviana. Ad essa partecipa fattivamente il Gruppo Nazionale per la Vulcanologia del CNR - Università di Pisa.

Notizie correlate
Collegamenti
In evidenza