Convegno in Consiglio regionale sulla legge per le adozioni internazionali
Il Sindaco Domenici porta la sua esperienza

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 novembre 2004 21:59
Convegno in Consiglio regionale sulla legge per le adozioni internazionali<BR>Il Sindaco Domenici porta la sua esperienza

Da quando è entrata in vigore la nuova legge sulle adozioni internazionali 8.749 famiglie italiane, di cui 701 toscane, hanno ricevuto l’autorizzazione all’ingresso di bambini nel nostro paese. In quasi 4 anni la Toscana ha rappresentato circa il 9% del totale nazionale con 466 arrivi dall’Europa (soprattutto dai paesi dell’Est), 123 dall’America, 77 dall’Asia e 35 dall’Africa. La legge n.184, che ha recepito la convenzione dell’Aja e messo ordine nel settore delle adozioni internazionali, adesso deve essere perfezionata con l’identificazione dei nuovi modelli di supporto ai genitori, costituiti da ‘organismi non profit’ od ‘agenzie di servizio’.

Di questo se ne è parlato oggi all’auditorium del Consiglio regionale della Toscana nel convegno “Adozioni internazionali ed impegno sociale”, per iniziare a delineare meglio il ruolo dei volontari, le potenzialità e la natura non profit degli enti autorizzati. Un confronto tra politica, organizzazioni del volontariato, esperti ed accademici, promosso dall’Associazione Cifa Onlus (creata 24 anni fa da alcune famiglie adottive, leader di settore con 547 adozioni riuscite e presente in 14 paesi esteri) e dal Parlamento toscano, dove ha portato anche la sua esperienza personale di genitore adottivo il Sindaco di Firenze Leonardo Domenici.

Sono intervenuti anche il presidente del Consiglio regionale Riccardo Nencini, il capogruppo toscano dell’Udc Marco Carraresi, il vice-presidente della Giunta regionale Angelo Passaleva. Secondo la ricerca condotta da Cifa Onlus, presentata in anteprima a Firenze, la legge 184 ha calmierato e reso trasparenti le spese. Per tutte le pratiche, i viaggi e l’assistenza, un’adozione internazionale costa attorno ai 15.000 Euro (varia con la lontananza del paese in cui essa avviene). Una cifra che è abbattuta di circa il 20% (ma può raggiungere anche un –50%) dagli Enti autorizzati che si sono strutturati sull’apporto del volontariato.

La rilevazione viene dai risultati di un questionario a cui hanno risposto 13 Enti (circa il 20% del totale). Tutti evidenziano una forte componente di lavoro volontario (in un rapporto di 65% a 35% con i dipendenti a titolo oneroso). I maggiori problemi evidenziati, dagli operatori del settore, sono la discontinuità dell’impegno dei volontari e la loro disponibilità in orari/giorni difficilmente conciliabili con le pratiche adottive. Per il presidente Nencini occorre rendere compatibile la normativa con la realtà dell’associazionismo non profit ed è utile uscire dal convegno con qualche proposta.

“Ancora la maggioranza delle famiglie idonee all’adozione non conclude l’iter –ha sottolineato il consigliere Carraresi- e per questo serve facilitare le procedure e strutturare meglio l’organizzazione degli Enti autorizzati. E’ al bambino abbandonato che occorre dare una famiglia e non viceversa. Perciò, serve una riforma della riforma per dare più forza al volontariato e più famiglie ai bambini che non ne hanno”. Il sindaco di Firenze Domenici ha raccontato la sua storia di genitore adottivo, sottolineando l’importanza della fase preparatoria.

“Lungo tutto il percorso dell’adozione –ha detto- è predominante il problema della sfera psicologica e per sostenere i coniugi che hanno preso questa decisione serve un organismo che abbia un’esperienza vissuta, altre persone che hanno già fatto la medesima strada e che adesso si dedicano al volontariato”. Ma ciò non è sufficiente, in quanto nell’iter subentrano anche difficili questioni burocratiche ed organizzative che richiedono relazioni e professionalità adeguate per la loro soluzione.

“Pertanto –ha continuato Domenici- credo che serva trovare un punto di equilibrio tra l’apporto del volontariato e l’apporto di professionalità che garantiscano efficienza e praticità dei percorsi di adozione. Restando al tema del convegno, dunque, non c’è una risposta secca: puntiamo all’equilibrio ed all’integrazione tra i due aspetti e soprattutto ad un forte apporto delle istituzioni per il sostegno nella fase successiva, quando il bambino va inserito nella società italiana”.

Ancora più avanti è andata Maria Teresa Vinci, coordinatore della Commissione per le adozioni internazionali, che ha auspicato un’evoluzione delle associazioni del volontariato verso il concetto di imprese sociali. “Il ruolo del volontariato –ha dichiarato il presidente di Cifa Onlus, Gianfranco Arnoletti- per i suoi contenuti umani deve essere salvaguardato a garanzia dell’eticità delle adozioni. I 20 Enti autorizzati riuniti a Firenze rappresentano questo comune sentire e ciò è significativo per la corretta attuazione della legge”.

Anche il vice-presidente della Regione Toscana ed assessore alle politiche sociali, Angelo Passaleva, è intervenuto ricordando che la strategia istituzionale prima deve puntare a rafforzare i diritti dell’infanzia aiutando le famiglie naturali, mentre l’adozione è l’ultimo atto del processo di tutela dei bambini. La Toscana, per questo, ha adottato uno specifico piano d’azione e sta pensando al testo di un protocollo di intesa con gli Enti autorizzati. “I diritti dei bambini –ha detto- sono stabiliti da una marea di carte internazionali, ma con la realtà c’è un abisso, soprattutto in tanti paesi del terzo mondo, dove la povertà tocca i due terzi delle persone”.

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