Quando muore un bambino in Iraq, in Israele o a Gaza, per la guerra, la mancanza di medicine, per fame o per sete, è la drammatica sconfitta della politica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 aprile 2004 23:28
<I>Quando muore un bambino in Iraq, in Israele o a Gaza, per la guerra, la mancanza di medicine, per fame o per sete, è la drammatica sconfitta della politica</I>

Così l’assessore per il Diritto alla Salute della Regione Toscana Enrico Rossi è intervenuto nella giornata di apertura del convegno ”Il prodigio della nascita”, organizzato dalla Fondazione Meyer e da Biblia, l’associazione laica di cultura biblica. L’inaugurazione dell’evento che riunisce per la prima volta a Firenze i protagonisti della scienza e della medicina con i biblisti di varie confessioni religiose (cattolica, ebrea e protestante), avvenuto nel salone del Cinquecento di Palazzo Vecchio, si è incentrato sui progetti in atto dalla Regione Toscana a favore dei bambini nel mondo.

“Dobbiamo lavorare per preparare un mondo di pace”, ha proseguito Rossi individuando tre esempi di politica per la pace: il progetto della Regione Toscana per l’Algeria (1988), quello per il Burkina Faso che ha permesso di realizzare 100 pozzi d’acqua e 5 mila adozioni a distanza e quello, in corso attualmente, con la Fondazione Peres “Salviamo i bambini”. “E’ un progetto dove la medicina è al servizio della pace _ ha detto l’assessore Rossi _ che, oltre ad aiutare i bambini, favorirà il rapporto tra israeliani e palestinesi, per alleviare il loro dolore.

Anche in Medioriente la Toscana lavora per la pace, in una delle situazioni più difficili”.
Un progetto di cooperazione, quello con la Fondazione Peres (e che protagonista anche l’Ospedale pediatrico Meyer), che sta superando ogni aspettativa. Come ha spiegato Dan Shanit, pediatra israeliano del Centro Peres, in quattro mesi sono stati curati 206 bambini palestinesi, di cui 90 sono stati sottoposti a interventi a cuore aperto e gli altri hanno ricevuto interventi specialistici che non avrebbero potuto avere in Palestina.

“Il più giovane bambino che abbiamo curato aveva 4 giorni e il più “adulto” 15 anni _ ha proseguito Shanit, illustrando le modalità con cui avviene il progetto a favore dei bambini dei Territori_. Accettiamo solo bambini il cui caso non è possibile risolvere in Palestina, ogni ospedale israeliano che partecipa riduce del 50% i costi sanitari a favore dei bambini palestinesi e infine non cerchiamo di fare gli eroi, nel senso che non curiamo quei casi estremi ma trattiamo i bambini segnalati dai pediatri palestinesi”.

Un progetto che non si fermerà alla sola Toscana ma che, molto probabilmente, ora si amplierà anche all’Emilia Romagna. In chiusura infatti il direttore generale dell’Ospedale Meyer Paolo Morello, sottolineando l’importanza del progetto, ha chiamato ad intervenire l’attuale direttore generale dell’Asl di Bologna Franco Riboldi, il quale ha annunciato l’ampliamento di “Save the children” anche alla regione emiliana.
Infine monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, ha voluto soffermarsi sull’essere umano, partendo dal testo biblico “Ma chi è mai quest’uomo?”, un uomo che ha Dio nel cuore e ben diverso da quello che fa domandare a Primo Levi “Ma che uomo è mai questo?”.

“Quando l’uomo _ dice monsignor Riboldi _ ha voluto fare senza amore e quindi senza Dio, è diventato nudo. Di fronte ai bambini che muoiono di fame, agli scugnizzi destinati alla delinquenza non si può restare in silenzio. Non ho potuto restare in silenzio”.

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