Cartolarizzazione degli alloggi degli enti previdenziali, l'allarme dell'assessore Albini: "Tanti anziani rischiano di trovarsi senza casa"
Checcucci (AN): «Giù le mani dalla case dei profughi»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 aprile 2004 18:56
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Siamo in presenza di una vicenda che darà un'ulteriore mazzata alla già forte tensione abitativa nelle nostre città". Lo afferma l'assessore alle politiche per la casa e coordinatrice nazionale della consulta casa dell'Anci Tea Albini, in relazione alla cartolarizzazione degli alloggi degli enti previdenziali, cosiddetta Scip 2, decisa dal governo. Proprio oggi su questa vicenda i Ds hanno organizzato un convegno in programma al teatro Puccini, convegno a cui, oltre all'assessore Albini, parteciperanno il capogruppo Ds in commissione finanze della Camera Giorgio Benvenuto, il segretario nazionale del Sunia Luigi Pallotta e di Giovanni Bellini, deputato diessino di Firenze e questa mattina alcuni temi del dibattito sono stati anticipati in una conferenza stampa.

"La situazione è davvero preoccupante - ha sottolineato l'assessore Albini - e rischia di avere un impatto sociale molto grave, soprattutto perché finisce per colpisce soggetti deboli come gli anziani". L'assessore Albini e il segretario nazionale del Sunia Pallotta hanno elencato i vari problemi causati da questa seconda tranche di cartolarizzazione. Prima di tutto il valore degli alloggi. "Rispetto al 2001, anno in cui furono messi sul mercato i primi appartamenti cartolarizzati il prezzo è lievitato in media del 30% ma in alcune città, tra cui Firenze, si è sfiorato il 50% - ha spiegato Pallotta - nonostante il governo abbia più volte cercato di tacere questa verità.

Il risultato è che alloggi uguali finiranno per costare cifre ben differenti con una grave ingiustizia nei confronti degli inquilini". Inoltre, questi prezzi rendono di fatto impossibile l'acquisto per il 30-40% degli affittuari. "Nonostante gli interventi di questi mesi da parte delle opposizioni in Parlamento per riformulare le proposte - ha precisato l'assessore Albini - la scelta di Tremonti è diversa. Il governo intende far cassa con questo sistema creando problematiche non indifferenti e delegando agli anelli istituzionali più deboli, i comuni, la gestione.

A livello nazionale sono 90.000, circa 2.000 a Firenze, gli alloggi che saranno messi in vendita e da stime fatte si è potuto constatare che il 30% degli attuali inquilini non potranno acquistare l'alloggio. Soprattutto quando si tratta di nuclei familiari formati da persone anziane che difficilmente potranno accedere a mutui bancari e che, inevitabilmente, andranno a bussare ai comuni". Bellini si è soffermato sulla gestione della cartolarizzazione da parte del governo. "Rinviando l'applicazione della legge del 2001 sulla vendita degli alloggi degli istituti previdenziali il governo ha danneggiato non solo le famiglie ma anche sé stesso.

Per quanto riguarda le famiglie, infatti, chi voleva acquistare l'alloggio adesso si trova a dover pagare una cifra molto maggiore. E visto che soltanto il 5-6% degli alloggi è stato venduto, il governo deve fare i conti con un mancato incasso notevole". Bellini ha poi spiegato, grazie a un decreto legge fortissimamente voluto dal Parlamento, è stato introdotto l'obbligo di vendere gli alloggi al prezzo del 2001 senza quindi la maggiorazione. Il decreto, già convertito in legge, prevede anche la restituzione del maggior costo sostenuto da chi ha acquistato al prezzo ritoccato.

"A questo punto appare chiaro - ha precisato Bellini - che il governo dovrà fare i conti con notevoli problemi di cassa". Ma le questioni aperte non finiscono qui. "Firenze è una situazione unica in Italia - ha spiegato ancora l'assessore Albini - perché quasi 400 appartamenti cartolarizzati con la Scip 2 sono rientrati nella classificazione di alloggi di pregio. Tra questi, solo per fare un esempio, ci sono quelli in via Toselli, una strada che nel nostro Piano regolatore non si trova certamente in una zona di altissimo valore".

La classificazione è stata fatta semplicemente definendo alloggi di pregio tutti quelli ricadenti nella categoria A del Piano regolatore, ma per Firenze si tratta della gran parte della città non soltanto del centro storico e delle strade più prestigiose. "Si tratta di una evidente stortura - ha aggiunto l'assessore Albini - che di fatto impedisce, a causa del prezzo maggiorato, l'acquisto a circa 400 famiglie". Il rischio paventato è che gli inquilini che non saranno in grado di acquistare l'alloggio finiranno per trovarsi senza casa, con ripercussioni notevoli sulla già calda questione abitativa.

"L'Amministrazione comunale, pur non avendo potere specifico, non si chiama fuori - ha concluso l'assessore Albini -. Fin dall'inizio di questa vicenda abbiamo intrapreso iniziative e continueremo a impegnarci anche in quest'ultima fase di mandato amministrativo".
«Il Comune ha assegnato a persone sprovviste dei necessari requisiti le case che, per legge devono essere destinate agli esuli dai territori della Venezia Giulia ceduti alla ex Jugoslavia, ai profughi della Grecia ed ai rimpatriati delle ex colonie.

Ha sfrattato chi ne aveva titolo, lascia pendenti altre istanze di sfratto e, come se non bastasse, si è inventato una sorta di bando per le assegnazioni che non ha appigli giuridici». E' quanto sostiene la consigliera di Alleanza Nazionale Gaia Checcucci che, in una interrogazione al sindaco, chiede soprattutto di conoscere «il perché della chiusura manifesta di fronte alle ripetute istanze dei profughi e alla loro insistenza nel ricordare all'amministrazione la particolare natura di questi appartamenti e l'immodificabilità del vincolo di destinazione».

«L'amministrazione - ha spiegato la Checcucci - sfrutta l'occasione fornitagli dalla legge finanziaria per far passare come una vera e propria "innovazione legislativa" la presenza di tale vincolo immodificabile di destinazione: in realtà la legge finanziaria è intervenuta solo per sopperire a difficoltà interpretative scaturenti dalla volontà politica di non rispettare alcune prescrizioni della stessa, come l'assegnazione di tali alloggi ai profughi». «Forte di questa sua interpretazione - ha aggiunto la consigliera di Alleanza Nazionale - il Comune ha approvato un avviso per l'assegnazione degli alloggi di proprietà dello Stato realizzati, appunto, sulla base dell'apposita legge.

In realtà questo avviso, per la forma e la sostanza, mira a non assegnare le case ai profughi: non ha i requisiti previsti e include, peraltro, un tetto di reddito di 13 mila euro lorde per nucleo familiare, limite che è sotto la soglia della sopravvivenza. Inoltre l'amministrazione comunale da tempo si è praticamente appropriata di questi appartamenti, requisendoli dopo averli fatti passare come "alloggi di edilizia residenziale pubblica" e assoggettadoli alle leggi ordinarie in materia». La Checcucci ritiene «necessario ed indispensabile che il Comune ritiri tale avviso e convochi un tavolo con l'agenzia del demanio affinché l'ente proprietario, cioè lo Stato, possa impartire in modo definitivo ed inequivocabile le regole da seguire nella gestione dei bandi per l'assegnazione degli alloggi ai profughi che ne hanno diritto e chiarire le sorti degli appartamenti che rimangano vuoti» e «abbandoni immediatamente tutte le iniziative promosse contro i profughi per il rilascio degli alloggi loro riservati, rimettendo allo Stato ogni decisione in merito».

«Per prima cosa e per dimostrare che tale avviso non è solo un modo per lavarsi la coscienza - ha concluso l'esponente del centrodestra - il Comune deve però ritirare immediatamente le istanze di sfratto e consentire alle persone già sfrattate di rientrare nei propri appartamenti».

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