Giustizia: riconoscimento della Regione Toscana al Procuratore Fleury
E il premiato si scaglia contro il Governo Berlusconi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 febbraio 2004 18:21
Giustizia: riconoscimento della Regione Toscana al Procuratore Fleury<BR>E il premiato si scaglia contro il Governo Berlusconi

“Ringrazio soddisfatto e commosso il Consiglio regionale ed il suo Presidente per questo importante riconoscimento – ha detto Francesco Fleury – perché attraverso la mia persona si vuole incoraggiare il lavoro della Magistratura, in un periodo in cui è continuamente sottosposta ad attacchi strumentali, da parte della maggioranza e del Governo; ho recepito questo Gonfalone anche e soprattutto per i colleghi che hanno collaborato con me e mi sono stati maestri nel corso della mia attività.

Grazie a tutti – ha concluso il procuratore – la Magistratura ha fortissimo bisogno di solidarietà”.
Dichiarazioni a sorpresa durante la consegna del Gonfalone d’Argento a Francesco Fleury, il massimo riconoscimento dell’Assemblea toscana al procuratore aggiunto della Repubblica.
“Il funzionamento della giustizia e della macchina giudiziaria passa in una società così complessa come quella attuale anche attraverso la professionalità e la serenità dei singoli operatori.

A questi operatori, magistrati prima di tutto, nei quali l’etica individuale si coniuga con l’etica pubblica della responsabilità, è dedicato il gonfalone d’argento della Regione Toscana che stamani consegnamo al procuratore aggiunto della Repubblica presso la Procura della Repubblica di Firenze Francesco Fleury”. Questo uno dei passi più significativi dell’intervento del presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, durante la cerimonia solenne di consegna del massimo riconoscimento dell’Assemblea toscana al procuratore Fleury.

Nencini ha inteso sottolineare attraverso la consegna del Gonfalone ad un magistrato “la cui carriera si è svolta praticamente senza interruzioni dal 1964 a Firenze e che si è occupato delle più importanti indagini svolte in Toscana, il ruolo che il nostro sistema istituzionale affida agli operatori della giustizia. Una giustizia – ha osservato Nencini – che deve essere amministrata e che anche la politica vuole che sia amministrata in tutte le sue accezioni: giustizia come amministrazione del sistema giudiziario, giustizia sociale, giustizia come legalità”.

“E’ un compito tremendo – ha detto ancora Nencini – che non può che essere svolto praticando una distanza, concreta, significativa, inattaccabile, nei comportamenti e perfino nelle apparenze, come ha ricordato di recente il presidente Ciampi, dalla politica e dagli altri poteri e istituzioni. Attraverso il riconoscimento ad un magistrato silenzioso e operoso – ha aggiunto Nencini – il Consiglio della Toscana vuole sottolineare tutti questi aspetti, necessari ad una società che dovrebbe considerare la giustizia e i processi non strumenti di lotta, né momenti regolatori di conflitti sociali.

La storia professionale del Procuratore Fleury, come anche quella di molti altri magistrati, sta a dimostrare che si può uscire dal gorgo delle polemiche e coniugare etica pubblica ed etica individuale attraverso una concezione serena e produttiva del proprio ruolo e del proprio percorso professionale”.
Immediate le reazioni in Consiglio regionale, già all'inizio dei lavori con una mozione d’ordine di Lorenzo Zirri (Forza Italia), in merito alle dichiarazioni del Procuratore. “Tutto l’Ufficio di Presidenza aveva inteso consegnare a Fleury il più importante riconoscimento dell’Assemblea toscana per la sua carriera e la sua incisiva attività, soprattutto riguardo ai sequestri di persona e alle Brigate rosse, ma questo nostro intendimento non è stato lo stesso del Procuratore”, ha sottolineato Zirri.

Il capogruppo di Forza Italia ha infatti ripreso alcune espressioni di Fleury: “Magistratura sottoposta ad attacchi strumentali da parte della maggioranza e del Governo, per svuotarne l’autonomia e l’indipendenza…” fino alla critica sulla separazione delle carriere dei Magistrati e quindi al Gonfalone conferito – attraverso la sua persona – a tutta la Magistratura. “Queste sono espressioni fuori luogo e non consone alla cerimonia che il Consiglio regionale aveva inteso mettere in atto – ha puntualizzato Zirri – Chiedo quindi conferma al Presidente del Consiglio sulle motivazioni di tale riconoscimento e sui propositi che avevano animato l’intero Ufficio di Presidenza”.

“Se le cose stanno in modo diverso – ha concluso – il Magistrato dovrebbe riconsegnare il Gonfalone d’Argento”. “Posso risponderle subito – ha esordito il Presidene del Consiglio Riccardo Nencini – nulla viene modificato circa le motivazioni alla figura e alla carriera del Magistrato, che si fondano su due questioni”. Ovvero la permanenza stabile per oltre quarant’anni a Firenze e la partecipazione a tutti i più importanti filoni di inchiesta a Firenze e in Toscana, fino all’arresto di Nadia Lioce.

“La mia valutazione pesonale si ferma qui – ha concluso – voglio solo ricordare un antico detto di San Bonaventura: la giustizia si pasce in silenzio”.
“La stima e la considerazione per il magistrato Francesco Fleury non vengono meno. Del resto il suo valore come operatore di giustizia è testimoniato dai risultati conseguiti nella sua lunga carriera che stanno nelle motivazioni per le quali l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha deciso di attribuirgli il Gonfalone d’Argento”.

Il presidente dello Sdi Pieraldo Ciucchi commenta così l’intervento del magistrato Fleury questa mattina. “Francesco Fleury è libero di esprimere tutti i giudizi negativi nei confronti del governo, delle forze politiche che lo sorreggono circa il modo di affrontare i temi della giustizia. Ci è parso tuttavia – commenta Ciucchi - poco riguardoso verso il Consiglio Regionale esprimere pregiudizi politici contro il governo sul tema della giustizia, quasi fossimo in sede di apertura dell’anno giudiziario piuttosto che in una cerimonia di conferimento di un riconoscimento alla carriera di un magistrato che ha reso un grande servizio al suo magistero e alle istituzioni rispetto alle quali, da uomo delle istituzioni, era giusto attendersi una maggiore sensibilità”.
“L’ufficio di presidenza, rappresentativo di maggioranza e opposizione, ha inteso riconoscere ad un operoso giudice l’ impegno profuso nella lotta alla criminalità.

Il Gonfalone d’Argento è un riconoscimento alla carriera e alle doti professionali che l’hanno negli anni accompagnata. Solo e soltanto questo”. Lo sottolinea - in una nota diffusa dopo la cerimonia di consegna del Gonfalone d’Argento - il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Riccardo Nencini. “Se considerazioni politiche, ancorché avulse dal significato reale che accompagna il conferimento del Gonfalone d’ Argento, dovessero essere fatte dal Presidente del Consiglio Regionale – si legge ancora nella nota - sono quelle di un riconoscimento che poteva essere l’occasione di rapporti sereni ed equilibrati fra magistratura e mondo politico e istituzionale, come ha ricordato di recente il presidente Ciampi’’.

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