Pugilato: Monir Kreshek ed il sogno di arrivare ad Atene 2004

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
24 gennaio 2004 17:25
Pugilato: Monir Kreshek ed il sogno di arrivare ad Atene 2004

Il piccolo grande sogno di ogni sportivo praticante: poter, un giorno, gareggiare alle Olimpiadi. Un sogno che può spingere un atleta a dover lasciare il proprio paese, gli amici, la famiglia. Un sogno che, come in questo caso, ti può permettere di lasciare una città, Nablus, ed un paese, la Cisgiordania, ormai da anni dilaniati dall’Intifada per cercare di realizzarlo. E’ il sogno di Monir Kreshek, pugile palestinese e ingegnere agrario di 27 anni, che potrebbe diventare realtà grazie all’aiuto di Regione, Comune e Provincia di Firenze e al sostegno del Coni. Monir si allena da qualche giorno vicino ad Assisi, presso il centro federale di Santa Maria degli Angeli, dove viene seguito dallo staff azzurro.

Si impegna tantissimo anche perché, per coronare il suo sogno olimpico dovrà prima superare l’ostacolo delle qualificazioni che si terranno a fine aprile a Karachi, in Pakistan. Ci sono due posti in palio ed in caso di qualificazione Monir completerebbe la preparazione a Firenze dove verrebbe poi raggiunto anche dalla famiglia. “E’ una sfida importante – ha dichiarato l’assessore regionale alla cultura e allo sport Mariella Zoppi – che spero Monir possa vincere. Ed in ogni caso, a prescindere dal risultato, è stata un’iniziativa di grande significato morale e agonistico”.

Un importante segnale di speranza, lo sport inteso non tanto come competizione quanto piuttosto come mezzo per esprimere valori che vanno aldilà dei risultati e delle prestazioni. “Monir – ha concluso l’assessore - l’ho conosciuto personalmente quasi un anno fa, quando insieme al Comune e alla Provincia di Firenze sottoscrivemmo il protocollo d’intesa per aiutarlo. E’ una persona fantastica, crede tantissimo in questa avventura e farà di tutto per coronare il suo piccolo grande sogno.

E’ vero quando si dice che lo sport è un veicolo straordinario. In questo caso è un veicolo di pace e speranza per un atleta e per un popolo che vorrebbero mettere la parola fine ad un dramma che sembra non avere fine”.

In evidenza