Fare la spesa a un anziano, accompagnare una persona disabile in una struttura di riabilitazione, prendersi cura di chi si trova in una condizione di debolezza: passa attraverso queste azioni e attraverso l'esperienza e la vicinanza delle associazioni di volontariato il cammino di reinserimento sociale di molti minori che hanno commesso un reato. Si chiama "Progetto Ponte" l'iniziativa, nata nel 1996 e promossa dal Punto Giovani dell'assessorato alla pubblica istruzione e alle politiche giovanili, che offre ai minori in difficoltà l'opportunità di ricucire lo strappo con la società con un impegno, seguito dai servizi della giustizia minorile, nel volontariato.
L'alternativa alla punizione è, dunque, un cammino di reinserimento nella comunità attraverso lo svolgimento di attività di utilità sociale nelle associazioni di volontariato che hanno dato la loro disponibilità e che sono l'Auser, l'Anpas, il Progetto Arcobaleno e l'Associazione Il Muretto. I risultati del progetto, che ha visto una fitta rete di collaborazione e di scambio di competenze e di conoscenze tra il Comune, il ministero della Giustizia, firmatario insieme ad altri soggetti pubblici (Regione, Provincia, Asl, Istituto degli Innocenti) del protocollo d'intesa del Punto giovani, e associazioni di volontariato, sono stati presentati in un convegno che si è tenuto oggi nel salone Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa.
Dal 1996 al 2002 sono stati 443 nelle province di Firenze, Pistoia, Prato, Arezzo e Livorno i giovani che hanno ottenuto dal Tribunale per i Minorenni la sospensione del processo per la messa alla prova. Di questi, 121 (nelle province di Firenze, Prato e Pistoia) sono rientrati nel "Progetto Ponte"; sono giovani di diversa nazionalità: 60% italiana, 24% Rom, 7% albanese, 4% marocchina e a seguire tunisina, peruviana, tibetana, cinese e colombiana. Il dato più importante è che il progetto ha funzionato nel 66% dei casi.
"E' un progetto che ha portato risultati positivi e per il quale sono state attivate dall'Amministrazione comunale non solo risorse provenienti dal Fondo sociale europeo, ma anche risorse proprie attraverso gli enti locali - ha detto l'assessore alle politiche giovanili Daniela Lastri . - E', peraltro, un'iniziativa in controtendenza rispetto a quello che sta facendo il Governo che adotta una politica di scelte repressive verso i minori: qui, invece, laddove è possibile, si vuole abbassare il livello del conflitto sociale, attivando un percorso di mediazione e di reinserimento che serve a dare speranze a chi ha compiuto, soprattutto se molto giovane, un atto recuperabile contro la comunità".
L'assessore Lastri ha sottolineato, dunque, la "necessità di andare avanti migliorando questo percorso che è nato dalla stretta collaborazione con tutte le istituzioni e con il mondo del volontariato e iniziando altre sperimentazioni di mediazione dei conflitti sociali". Il riferimento normativo a cui il progetto Ponte si ispira è appunto l'istituto della messa alla prova che prevede la sospensione del processo e, se l'esito della prova è positivo, il reato viene dichiarato estinto e la vicenda non lascia traccia nel futuro del giovane.
L'esperienza positiva ha poi allargato il progetto anche alle misure alternative e sostitutive, oltre che alle prescrizioni previste nelle misure cautelari. Una caratteristica importante del progetto è il totale rispetto della privacy del minore, perché anche nell'esperienza di volontariato viene tutelata la riservatezza della sua situazione. (vp)