Atleti sempre sotto controllo col passaporto antidoping

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 marzo 2003 07:17
Atleti sempre sotto controllo col passaporto antidoping

Firenze - E’ nato da una ricerca sui calciatori di serie A e B finanziata dal Ministero della Salute e dalla World Antidoping Agency il progetto di creare un “passaporto” sanitario per ogni atleta presentato ieri dall’Università di Pavia al convegno Ematologia e Sport che ha concentrato a Firenze preparatori atletici del calcio e specialisti di laboratorio della SIBioC, la Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica.
Ne ha dato notizia l’ematologo Luca Malcavati che con l’equipe del professor Mario Cazzola, direttore della Clinica ematologia del Policlinico pavese S.

Matteo, ha studiato per due anni i valori clinici dei calciatori professionisti italiani prestatisi in massa e volontariamente nel quadro della campagna antidoping della Figc “Io non rischio la salute”.
“Lo studio”, ha spiegato Malcavati, “sarà presto pubblicato e messo a disposizione della comunità scientifica. Il progetto, modulato sui valori dei calciatori, avrà senz’altro bisogno di essere affinato perché sia applicato anche ad altri sport. L’università di Pavia lo propone intanto alla Figc.

A nostro avviso il “passaporto” sanitario ha un forte potere deterrente contro il doping e potrà essere molto utile in particolare per le discipline di resistenza, ciclismo, fondo, pesistica, e così via. E’ auspicabile che sia reso obbligatorio”.
Secondo l’equipe del professor Cazzola ogni atleta dovrebbe essere munito di questo documento contenente in particolare i valori del sangue: emoglobina, ematocrito e indici eritropoietici, ovvero gli indici di produzione dei globuli rossi.

Sarà così possibile valutare nel tempo l’andamento dei parametri ematologici e segnalare eventuali variazioni significative. L’allarme scatterà in caso di oscillazioni superiori al 10% rispetto ai valori medi. “Con questo sistema”, ha aggiunto Malcavati, “gli atleti saranno di fatto sottoposti a controllo continuo”.
Nel corso del convegno sono stati presentati anche numerose altre ricerche, in particolare da esponenti del Gruppo di Studio di Medicina di Laboratorio e Sport della SIBioC.

I dottori Giuseppe Pagni e Alberto Dolci, ad esempio, lavorano da anni con numerose squadre di calcio della massima serie e hanno in corso una ricerca sullo stato di forma degli atleti. L’obiettivo è di capire come prevenire le crisi di affaticamento intervenendo per tempo con terapie e preparazioni adatte.
Analizzando nell’arco di un triennio un campione di 250 pazienti affetti da anemia e gravi disfunzioni renali, l’immunologo Giovanni Medioli, direttore del laboratorio dell’ospedale Gaslini di Genova (fa anche lui parte del gruppo di Studio SIBioC), ha invece scoperto che nel 60% dei casi la cura a base di Eritropoietina, il famigerato EPO, scatena una produzione di anticorpi tale da annullare l’effetto del farmaco.
Ciò spiega non solo perché gli atleti che fanno uso di EPO sono costretti a dosi sempre più massicce, ma mette in evidenza anche un grave pericolo.

Pare infatti che una piccola parte della popolazione, una persona ogni 250, generi spontaneamente gli anticorpi in questione. Nel caso di assunzione o di trattamento terapeutico con Eritropoietina questi individui vanno dunque incontro a gravi forme di aplasia midollare.

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