Dibattito affollato dal pubblico ieri in consiglio comunale sulla privatizzazione della Centrale del latte

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 Dicembre 2002 07:08
Dibattito affollato dal pubblico ieri in consiglio comunale sulla privatizzazione della Centrale del latte

«Rinviare la privatizzazione della Centrale del Latte fino a quando non sarà realizzato il nuovo stabilimento, lavorando però nell'ottica di sviluppare la possibilità di azionariato diffuso». E' una delle richieste avanzate in un ordine del giorno presentato dai consiglieri del gruppo dei Comunisti Italiani. Nel documento, che porta la firma del capogruppo Nicola Rotondaro e dei consiglieri Lorenzo Marzullo e Luca Pettini, si invita anche l'amministrazione «a riverificare il percorso di privatizzazione della Centrale ponendo come priorità la garanzia che Regione e Provincia sostengano finanziariamente il marchio di qualità e il ciclo agro-alimentare del latte nei luoghi di allevamento e produzione» nonché «a prevedere espressamente una loro acquisizione di quote azionarie per favorire la realizzazione del nuovo stabilimento».


«La dismissione di quote della Centrale del Latte avverrà in maniera trasparente e con la qualificata attenzione del consiglio comunale». E' il commento del capogruppo Dl-Margherita Riccardo Basosi, del capogruppo di "Insieme per l'Ulivo in Toscana" Giovanni Fittante e del capogruppo dei Verdi Alessio Papini, firmatari insieme a Gianni Conti, Vittorio Foti, Lavinia Balata Orsatti e Simone Menci dell'unico ordine del giorno approvato nella seduta odierna del consiglio comunale. «La tutela dei diritti dei lavoratori, l'alta qualità della produzione, il rapporto con i produttori di latte del Mugello e la costruzione del nuovo stabilimento - hanno aggiunto - devono essere garantiti in qualunque processo di dismissione delle quote azionarie pubbliche e non sono argomenti negoziabili.

La giunta dovrà procedere alla esplorazione delle proposte di acquisizione entro questi paletti e riferire in consiglio comunale per valutare la congruità della decisione finale». «La Regione - hanno proseguito i tre consiglieri - non può fare da spettatrice in una vicenda che, riguardando le città di Firenze, Pistoia e Livorno e il territorio delle relative province, rappresenta il modo più concreto di dare sostanza ad uno sviluppo sostenibile per il quale, nei prossimi giorni, verranno stanziati migliaia di miliardi di vecchie lire».

«E' spiacevole che argomenti così importanti non abbiano trovato il consenso di alcune forze della maggioranza - hanno concluso Basosi, Papini e Fittante - mentre hanno avuto il consenso delle opposizioni, sia di sinistra che di centrodestra. Speriamo che in futuro le incomprensioni manifestate oggi possano trovare una sintesi unitaria nell'interesse della città».
«Con questa decisione il consiglio comunale si è riappropriato della decisione finale sul futuro della Centrale del Latte».

Il giudizio è della capogruppo di Rifondazione Comunista Monica Sgherri che ha votato l'ordine del giorno approvato dall'assemblea di Palazzo Vecchio e presentato da Margherita, Verdi e "Insieme per l'Ulivo in Toscana". «Al mio ordine del giorno è mancato un solo voto - ha spiegato la Sgherri - questo significa che questa azienda non può essere venduta senza garanzie precise per i produttori locali, per il mantenimento dell'occupazione, e per la realizzazione del nuovo stabilimento ma, soprattutto, senza aver verificato la possibilità che Centrale del Latte possa far fronte da sola alla costruzione di un nuovo stabilimento.

Le astensioni dimostrano la difficoltà politica di questa maggioranza ad esprimersi su un ordine del giorno condiviso».
«Azionariato diffuso e piccoli produttori nel nuovo assetto societario della Centrale del Latte». Questa, secondo il capogruppo dei Verdi Alessio Papini, «la soluzione migliore per garantire il futuro di questa azienda». «Questa proposta - ha spiegato il capogruppo dei Verdi - deve essere recepita dalla giunta e nel percorso di cessione delle quote azionarie si dovrà permettere un azionariato diffuso fino a oltre il 50% del capitale sociale.

Ora il bando prevede che l'azionariato diffuso non possa superare il 10%». «Il mio ordine del giorno - ha aggiunto Papini - prevedeva questa possibilità mentre il documento presentato da DS e Comunisti Italiani è risultato troppo debole e per questo motivo ho preferito non votarlo. Sono rimasto sorpreso dagli urli e dalle intemperanze verbali dei colleghi diessini nei miei confronti. Il futuro della Centrale del Latte, però, è troppo importante per prestarsi a giochi politici. Agli amici DS, per Natale, donerò volentieri pasticche per la gola: in questo modo potranno subito riprendersi dalla violenta ginnastica verbale di questa sera».

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