Sarà rappresentato a Firenze lo spettacolo sui crimini della decima Mas contestato al Teatro del Vascello di Roma
“Sia fatta luce sui crimini nazisti in provincia di Firenze”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 giugno 2002 08:04
Sarà rappresentato a Firenze lo spettacolo sui crimini della decima Mas contestato al Teatro del Vascello di Roma<BR>“Sia fatta luce sui crimini nazisti in provincia  di Firenze”

Per il clima di “intolleranza e arroganza fascista” che sta crescendo nel Paese, per il manifesto sul 25 aprile di Forza Nuova e per il tentativo di alcuni giovani di An di impedire, il 22 aprile, la messa in scena dello spettacolo teatrale di Renato Sarti “Mai morti”, sui crimini della Decima Mas, recitato da Bebo Storti al Teatro del Vascello a Roma, il Consiglio provinciale ha approvato una mozione dei consiglieri del Pdci Massimo Marconcini e Alessio Pancani con la quale si afferma l’alto valore educativo dello spettacolo “Mai morti” e si condanna ogni oltraggio al valore e alla memoria del 25 aprile.
Infine la mozione impegna la Provincia a fare tutto quanto in suo potere perché lo spettacolo “Mai morti” venga rappresentato nel territorio provinciale, con particolare attenzione al pubblico giovanile.

Su quest’ultimo punto il Consiglio si è pronunciato all’unanimità, con i voti anche di An e Fi, mentre sul resto del documento hanno votato a favore Ds, Pdci e Rc e non gli altri gruppi.
Approvando una mozione del capogruppo dei Ds Tiziano Lepri, il Consiglio provinciale rivolge un pressante appello al Parlamento perché si giunga rapidamente all’istituzione di una ‘Commissione parlamentare d’inchiesta’ sull’occultamento dei crimini nazisti compiuti in Italia. Nella relazione conclusiva dell’indagine conoscitiva “sul rinvenimento di fascicoli relativi a crimini nazi-fascisti’, approvata all’unanimità il 6 marzo 2002, la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati aveva individuato nell’inchiesta parlamentare lo strumento più idoneo per “verificare quali siano stati gli ostacoli che hanno impedito alla giustizia di fare il suo corso”, anche “al fine di delineare con maggiore precisione gli ambiti di responsabilità degli organi dello Stato coinvolti” nell’insabbiamento delle inchieste.

Le denunce relative a questi misfatti, assieme a quelle di altre centinaia di stragi compiute da nazisti in tutta Italia (in totale 695 fascicoli che riguardano circa 15 mila vittime), “sono rimaste illegalmente occultate negli scantinati della Procura generale militare di Roma, dentro il cosiddetto ‘armadio della vergogna’ (un armadio con le ante rivolte contro il muro)”. L’assemblea di Palazzo Medici Riccardi ha impegnato il Presidente della Provincia, la Giunta e il Presidente del Consiglio affinché promuovano ogni utile iniziativa per conseguire lo scopo di una Commissione parlamentare d’inchiesta, “per ottenere verità e giustizia per i crimini ancora impuniti e per diffondere e far conoscere il tributo di sofferenze e di sangue che la nostra terra di Toscana ha pagato per la libertà e la democrazia dell’Italia intera”.

Durante l’occupazione tedesca in Toscana (settembre ’43-settembre ’44), furono compiute numerose azioni di rappresaglia che interessarono molti comuni della provincia di Firenze, contro la popolazione civile e contro militari italiani che si erano rifiutati di aderire alla Repubblica Sociale.
La mozione ha ottenuto i voti favorevoli di tutte le forze politiche del Consiglio provinciale, ma non quelli di Rifondazione comunista che al momento del voto è uscita dall’aula per protesta contro uno dei due emendamenti presentati da Pier Giuseppe Massai (An) e accolti dal proponente la mozione: l’emendamento sostituiva il termine “nazifascisti” con “nazisti”.

Massai, dopo una discussione a tratti aspra, che ha registrato tra l’altro gli interventi di Bevilacqua (Forza Italia), Matteoli (Ds), Marconcini (Comunisti italiani), Donati (Forza Italia), Vignoli (Margherita), Gianassi (Ds), Targetti e D’Amico (Rifondazione comunista), ha poi proposto il ritiro di questo emendamento, ma in dichiarazione di voto quando, per regolamento, non si possono più apporre modifiche alle mozioni. Forza Italia aveva dato il consenso a entrambe le versioni della mozione.

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