Latte fresco: martedì prossimo si riunisce il tavolo di filiera

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 febbraio 2002 13:30
Latte fresco: martedì prossimo si riunisce il tavolo di filiera

FIRENZE- La Regione Toscana si impegnerà a fondo per evitare che sul mercato possa essere venduto latte che, pur essendo lavorato in modo da farlo arrivare ad otto giorni di vita, possa presentarsi comunque come "latte fresco". E' quanto annuncia l'assessore all'agricoltura Tito Barbini, raccogliendo in questo modo le preoccupazioni avanzate dai produttori toscani in relazione ad una circolare del ministero delle Attività produttive che lo scorso agosto ha di fatto permesso di qualificarsi come "latte fresco" anche a prodotti dell'Unione europea che grazie ad tecniche industriali raddoppiano il tempo di conservazione (secondo la normativa italiana, infatti, il latte fresco deve essere lavorato entro 48 ore e non può durare oltre i quattro giorni, compreso quello della produzione).

"Noi non abbiamo niente contro questo latte industriale, ma non possiamo permettere che si presenti allo stesso modo del latte veramente fresco - spiega Barbini - E' un equivoco che va cancellato, prima di tutto nell'interesse degli stessi consumatori, che hanno diritto di sapere davvero cosa comprano e di fare le loro scelte di acquisto sulla base di un'informazione chiara. Senza questa trasparenza non possiamo non fare nostra la preoccupazione dei produttori toscani. La circolare rischia infatti di danneggiare gravemente le nostre produzioni, che sono prevalentemente locali, rigorosamente controllate e fortemente imperniate sulla qualità.

Gli stessi motivi per cui ci siamo espressi per la nostra partecipazione alla Centrale del Latte di Firenze". Martedì prossimo, annuncia l'assessore, è stata fissata in Regione la riunione del tavolo di filiera del latte bovino. Sarà l'occasione per affrontare la questione e per valutare le opportune iniziative.
"Se vogliono sopravvivere i produttori italiani di latte dovranno puntare su un prodotto di qualita': il latte Doc (denominazione di origine controllata). Analogamente a quanto avviene per i vini, gli oli e altri prodotti alimentari -dichiara Primo Mastrantoni segretario dell'Aduc- questa soluzione rimane l'unica in grado di garantire la produzione di latte italiano.

Gia' oggi e' in commercio il latte Alta qualità, proveniente dai migliori allevamenti, che ha sviluppate tecniche di conservazione e che subisce un trattamento termico piu' delicato in grado di garantire la qualita' del prodotto. Si tratta quindi di proseguire su questa direttrice e produrre un latte doc, da consumarsi in pochi giorni, ma che per qualita' e genuinita' conservi e ampli il mercato esistente. La battaglia del latte italiano contro il latte straniero (tedesco, nel caso in questione) e' perdente perche' occorre pensare e agire in termini europei; non ha senso discettare sul latte fresco italiano piu' buono di quello di altri Paesi comunitari; e' indispensabile invece promuovere il consumo di latte di qualita', Doc appunto.

Se i produttori italiani sapranno adattare la loro produzione e rispondere alle esigenze di un consumatore sempre piu' attento alla qualita', sicuramente vinceranno la battaglia e si affermeranno sul mercato. Altrimenti non rimarra' loro che lamentarsi dell'invasione straniera e invocare leggi protezioniste che, nel libero mercato comunitario, non potranno veder luce".
Unicoop Firenze non ha mai inserito in assortimento il latte Parmalat Fresco blu, né l’analogo prodotto di Granarolo, perché il termine "fresco" era parso criticabile sotto più profili.

Mentre ha messo in vendita il latte Mukki Dpiù che utilizza la stessa procedura di lavorazione, ma non utilizza la dicitura "fresco".
La posizione di Unicoop Firenze in materia è stata chiara fin dall’inizio. Per "latte fresco" si intende un prodotto disciplinato dalla legge italiana che ha modalità di pastorizzazione ben definite, e una durata non superiore ai quattro giorni. Questi nuovi prodotti di Parmalat e Granarolo che si avvalgono dell’aggettivo fresco, in realtà vengono pastorizzati ad una temperatura più alta, ed hanno una durata di otto giorni.

Entrambe le circostanze ne fanno un prodotto non assimilabile al latte fresco, che si posiziona dunque in una fascia intermedia fra quest’ultimo e il latte a lunga conservazione. Mukki latte, correttamente, mettendo in commercio un prodotto con caratteristiche analoghe ha accuratamente evitato di fregiarsi dell’aggettivo fresco. E’ giusto precisare che questo tipo di pastorizzazione pur essendo eseguita all’estero perché non disciplinata dalla legge italiana, non è in alcun modo nociva per la salute.

Le riserve di Unicoop, rivelatesi giuste alla luce dei fatti, riguardavano solo la corretta e trasparente informazione delle caratteristiche di un prodotto. E tutto ciò per la totale tranquillità e sicurezza del consumatore, su cui Unicoop Firenze ha dimostrato una volta di più di vigilare con attenzione.

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