Progetto Fosse il 13 ottobre al Teatro della Limonaia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 ottobre 2001 07:37
Progetto Fosse il 13 ottobre al Teatro della Limonaia

Jon Fosse (1959), norvegese, è tra le rivelazioni della scena europea degli ultimi anni. Poeta, prosatore (con sette romanzi, tra cui spicca Melancholia dedicato al pittore ottocentesco Lars Hertervig, raccolte di racconti e saggi), autore di libri per bambini. Per il teatro ha scritto: Og aldri skal vi skiljast (Bergen, Den Nationale Scene, 1994), Il nome (Bergen, Den Nazionale Scene, 1995), Qualcuno arriverà (Oslo, Det Norske Teatret), Mor og barn (Oslo, Nationaltheatret, 1997), Sonen (Oslo, Nationaltheatret, 1997), Natta syng sine sonar (Stavanger, Rogaland Teater, 1997), Ein sommars dag (Oslo, Det Norske Teatret, 1999), Sogno d’autunno (Oslo, Nationaltheatret, 1999), Sov du vesle carnet mit (Parigi, Théâtre de Folle Pensèe, 2000), Besøk (Bergen, Den Nationale Scene, 2000), Vinter (Stavanger, Rogaland Theater, 2000), Ettermiddag (Stoccolma, Teaterhögskolan, 2000), Vakkert (Oslo, Det Norske Teatret, 2001) e Dødsvariasjonar (Oslo, Nationaltheatret, 2001).

Le sue pièces sono state rappresentate in tutta Europa e hanno attratto l’attenzione di registi come Thomas Ostermeier e Claude Regy.
Alle ore 17.00, immagini da Jon Fosse:due corti di Trygve Hagen.
Trygve Hagen è uno dei maggiori cineasti norvegesi; a partire dal 1984 ha realizzato numerosi cortometraggi, con una precisa passione per il “ritratto d’artista”. La sua collaborazione con Jon Fosse data al 1991, quando il regista realizzò un documentario sullo scrittore di Bergen.

Naustet (La rimessa delle barche) racconta l’impossibile incontro tra due ex-amici, entrambi legati fin dall’infanzia alla stessa donna e accomunati da una serie di esperienze infantili praticate nella rimessa delle barche del titolo. Atmosfera sospesa per Husa i ein by, tratto da un dialogo di Sogno d’autunno, in cui un uomo e una donna si incontrano in un cimitero su una collina per discutere dell’esistenza, in una conversazione in cui le parole e il non detto hanno lo stesso peso.
Alle ore 18.00 "Sogno d’autunno (Draum om hausten)".
Sogno d’autunno disegna in modo straordinario la storia di un vincolo familiare fatto di formalismi e doveri, che ripete insensatamente cerimonie e riti di cui ormai si è perduto il senso.

Nel cimitero di una chiesa sul mare, spazio delimitato con ingannevole precisione naturalistica, si svolge una celebrazione che fin dall’inizio trasgredisce il trascorrere del tempo comunemente inteso. Due donne litigano per un uomo, che poi risulterà morto, perennemente incerto nella scelta tra loro e pesantemente criticato dai suoi genitori, che appaiono come presenze fantasmatiche a ricordare implacabili una serie di azioni compiute e di fatti non confessati.
Alle ore 21.00 "Il nome (Namnet)", mise en espace, prima rappresentazione italiana.
Il nome, uno dei titoli più famosi del repertorio di Jon Fosse, per cui ha ottenuto il Premio Ibsen nel 1996, ha suscitato l’interesse di vari registi in tutta Europa, tra cui Thomas Ostermeier che lo ha messo in scena lo scorso anno a Salisburgo.

In un interno borghese classico si consuma un dramma: una ragazza che sta per partorire si separa dai due uomini della sua vita, sotto lo sguardo accorato dei genitori e tra le ironie pettegole della sorella. Come in altri testi dello scrittore norvegese, l’ambientazione è quella di uno spazio chiuso in cui la caratteristica primaria è l’aggressività, repressa o esplicita, che viene fatta esplodere dall’arrivo di un personaggio esterno. Come in Sogno d’autunno era Gry, ex amante del protagonista, a scatenare una serie di eventi, qui è Bjarne, un precedente fidanzato, che con la sua presenza e con le sue domande recide i legami sottili che reggono l’equilibrio familiare e mette radicalmente in discussione i ruoli interpretati fino a quel momento.

Argomento del contendere, come indica il titolo, è il nome da dare al nascituro, che suscita una diatriba insanabile che diventa sempre più accesa coinvolgendo le ragioni stesse della convivenza.

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