Ampio dibattito in Consiglio provinciale e nei quartieri sui fatti di Genova

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 agosto 2001 12:13
Ampio dibattito in Consiglio provinciale e nei quartieri sui fatti di Genova

“Non cerchiamo nemici e nemmeno capri espiatori, ma chiarezza e individuazione di responsabilità. A Genova – spiega il Presidente della Provincia di Firenze Michele Gesualdi, in apertura del Consiglio provinciale straordinario sul vertice della Lanterna - le forze dell’ordine sono entrate in una scuola compiendo atti che, se verificati come autentici dalla Magistratura, prefigurano la sospensione dei diritti costituzionalmente garantiti . I fatti che hanno accompagnato il G8 di Genova hanno lasciato un morto, centinaia di giovani manifestanti feriti e incarcerati, poliziotti di leva segnati per tutta la vita, una città semidistrutta”.

Tutta la violenza, compresa quella espressa da una parte minoritaria dei manifestanti, “va respinta con chiarezza: a maggior ragione quella che sarebbe stata compiuta a freddo dalle forze dell’ordine. Bisogna fare chiarezza subito, individuare le responsabilità, altrimenti si rischia una frattura, gravissima, tra società civile e forze dell’ordine, la cui democratizzazione interna deve crescere e consolidarsi. A questo proposito mi paiono significative le affermazioni del Segretario Generale del sindacato unitario di polizia che, tra l’altro, ha affermato:” che non bisogna cadere nella trappola di chi con la logica della bomba cerca di acuire il contrasto sociale per spingere la Istituzioni al recupero della politica di repressione”.

Bisogna fare appello a tutta la propria professionalità per spingere l’attrazione irresistibile della vendetta generalizzata. Necessita invece chiedere alle Istituzioni di proseguire sulla strada della democratizzazione delle forze dell’ordine, anche dando attenzione ai progetti di ammodernamento degli apparati di sicurezza, per migliorare il rapporto tra poliziotti e cittadini. Questo deve essere un impegno serio di noi tutti, affinché le forze dell’ordine non debbano temere per le manifestazioni popolari politiche ed i cittadini onesti.

Non debbano temere ed aver paura di chi li deve tutelare e difendere. Se c’è stata una frattura, con una parte più o meno grande dell’opinione pubblica con i fatti di Genova, questa deve essere recuperata facendo chiarezza e dire la verità”. “I gravi fatti avvenuti a Genova – si legge in una mozione approvata dal Consiglio provinciale con i voti favorevoli della maggioranza di Centrosinistra e l’astensione di Rifondazione comunista, contraria la Casa delle Libertà - provocati da una minoranza di provocatori violenti ed organizzati, testimoniano il sostanziale fallimento del sistema di sicurezza approntato per il regolare e pacifico svolgimento tanto del vertice quanto delle manifestazioni del Genoa Social Forum, e tutto ciò chiama in causa le primarie responsabilità politiche del governo nazionale e di chi, in esso, aveva il compito di dare i necessari indirizzi politici, nonché gli equivoci e la responsabilità di leader visibili del Gsf che non hanno consentito una interlocuzione politica con le organizzazioni sindacali, l’insieme di quella fitta rete di associazioni sociali e le istituzioni”.
Di fronte a questa situazione da più parti del Paese e oggi anche dell’Europa, secondo il Presidente Gesualdi, “si è alzata con forza la domanda: “Quanto è avvenuto è stato solo frutto di incapacità da parte del governo a gestire una situazione che andava gestita diversamente o invece vi erano direttive precise nell’ambito di messaggi da lanciare al Paese?” E’ una domanda alla quale ognuno dà la sua risposta ma che resta senza risposta accertata.

Certo non sono rassicuranti le affermazioni pubbliche fatte attraverso la televisione di quel dirigente del Sindacato autonomo della polizia che ‘è finita l’epoca del buonismo’ . Come sono sconcertanti le affermazioni di uomini di governo, fatte quando erano ancora freschissime le immagini di quel ragazzo, ancora solo un manifestante senza nome, senza volto, senza storia, senza famiglia, con la testa fasciata e insanguinata. Affermazioni , in base alle quali con certezza si sosteneva che era stato sparato per legittima difesa.

Cioè a dire che era stata fatta una scelta lucida ed inevitabile; non il dubbio di aver lasciato ragazzi di leva impreparati e mal gestiti, soli di fronte a situazioni più grandi di loro a cui erano saltati i nervi e sparato in faccia ad un altro ragazzo della sua età; non una parola di sgomento per una vita stroncata e un’altra altrettanto spezzata dal rimorso e dal dolore. Non una parola di rispetto per la morte”. Per Gesualdi c’e’ da capire e presto “senza rimandi e senza quelle partigianerie, davvero penose, per la difesa di bandiera delle forze dell’ordine.

Non ne hanno bisogno: sono riconosciute e apprezzate da tutti noi, per quello che fanno e per quello che rischiano. Ci vedo piuttosto un modo strumentalissimo di scansare le proprie responsabilità politiche. Sono davvero preoccupato di fronte al rifiuto della Casa delle Libertà di istituire una commissione d’inchiesta su quanto accaduto a Genova”.
“Mi domando perché le minoranze violente – aggiunge Gesualdi - non siano state identificate per tempo da chi aveva il compito di riconoscerle.

Credo che la colpa non sia da imputare alle forze dell’ordine, ma a un deficit di cultura politica e di governo che si e’ evidenziato a Genova: sono mancate direttive articolate per un quadro complesso come quello che c’era a Genova”. La larghissima parte dei ragazzi di Genova “ha voluto dare un messaggio giusto, i cui contenuti devono essere recuperati. L’economia va governata nel nome del bene comune: questo mi sembrava il messaggio sostanziale della larghissima parte del movimento di protesta.

Ascoltiamolo se non vogliamo che la politica istituzionale vada su un binario e la gente su un altro”. Il clima di Genova ha, secondo Gesualdi, prodotto effetti negativi anche nelle altre città italiane: “La domenica a Firenze – ha detto il Presidente – si sono sparati sette colpi in aria per fermare un senegalese che fuggiva con le sue cianfrusaglie: non è questa la strada da percorrere”.
La mozione approvata dal Consiglio provinciale impegna la giunta ad avviare una consultazione con tutti i Comuni della provincia per coordinarne i piani di intervento e all’attiva partecipazione alla prossima iniziativa di San Rossore sui temi della globalizzazione, promossa dalla Regione Toscana.

Il Consiglio manifesta “la propria convinzione che ogni movimento abbia la piena legittimità di esprimersi all’interno delle leggi che regolano la vita collettiva del nostro paese; condanna ogni tipo di violenza e di illegalità, nonché ogni forma di ambiguità o di connivenza con le stesse; esprime la propria solidarietà alla città di Genova, alle sue istituzioni democratiche, ai manifestanti e agli appartenenti alle forze dell’ordine feriti, nonché a tutti i cittadini danneggiati o feriti nei violentissimi scontri dei giorni scorsi; si associa al dolore per la perdita di una giovane vita, così nobilmente espresso dal Presidente della Repubblica; esprime preoccupazione e sgomento per le notizie di stampa e per le prese di posizioni a livello internazionale attinenti all’irruzione nelle scuole usate come dormitorio da parte dei manifestanti, e alla violenza usata dalle forze di polizia; si associa pertanto alla richiesta di costituire una commissione d’inchiesta parlamentare che accerti i fatti e le conseguenti responsabilità”.

Il Consiglio si impegna “a proseguire il dibattito sui temi della globalizzazione, dei rappor6ti tra Stati, della difesa delle comunità locali, dei loro valori e delle loro economie, promuovendo e sostenendo iniziative di sensibilizzazione, di pressione politica nei confronti dei governi e di attivazione di politiche concrete, finalizzate a promuovere uno sviluppo democratico, equo, solidale e sostenibile, l’abbattimento del debito e la riduzione delle distanze fra paesi ricchi e paesi poveri”.

Copia della mozione approvata sarà inviata ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente della Giunta e del Consiglio della Regione Toscana, ai Sindaci della provincia di Firenze.
Sono state respinte altre due mozioni proposte rispettivamente da Rifondazione e dalle forze della Casa della Libertà. La prima esprimeva cordoglio alla famiglia di Carlo Giuliani, denunciava la gestione dell’ordine pubblico a Genova, condannava il Governo chiedendo le dimissioni del ministro Scajola, formulava l’impegno a sostenere l’azione ed i contenuti del Genova Social Forum, invitava alla vigilanza tutte le organizzazioni democratiche ed antifasciste.


La seconda sosteneva che il presidente Gesualdi non ha fornito notizie sulle iniziative della Provincia in occasione del G8 e lo richiamava per questo a rispettare il Consiglio provinciale e a non utilizzarne strumentalmente le sedute.
Sulla comunicazione del presidente Gesualdi sul G8 di Genova e le iniziative delle Provincia si è svolto in Consiglio provinciale un ampio dibattito.
Gli interventi sono stati aperti da Paolo Costantino, dei Ds, che ha espresso la speranza che Parlamento e magistratura possano farci avere la verità su quanto è accaduto e ha prospettato conseguenze dell’atteggiamento del centro destra a livello nazionale sui rapporti all’interno del Consiglio provinciale.
Per i Ds sono intervenuti anche il capogruppo Tiziano Lepri, che ha dichiarato preoccupazione per le sorti dell’Italia e del suo sistema democratico; Gianni Panerai, che ha parlato di “sospensione di fatto delle libertà costituzionalmente garantite” e di responsabilità da attribuire al Governo e non ai singoli agenti; Cristina Gabbrielli, che ha espresso vergogna per l’immagine che l’Italia ha dato di sé nel mondo; Gloria Campi, per la quale i violenti hanno fatto il gioco di chi voleva la repressione.
Per le altre forze della maggioranza hanno parlato Andrea Cantini (Gruppo Misto), contrario ad ogni strumentalizzazione politica e preoccupato che a pagare siano solo i vertici delle forze pubbliche nominati dal governo del centrosinistra; Alessio Pancani (Pdci), che ha condannato le violenze inflitte dalle forze dell’ordine persino ad un disabile in carrozzella; Pasquale De Luca (Democratici), che ha espresso fiducia nella magistratura e chiesto serenità al Centro destra, che ha accusato di essersi fatto ormai solo Destra; Giovanni Vignoli (Ppi), che ha assunto una posizione di equidistanza nei confronti di forze dell’ordine e contestatori; Sergio Gatteschi (Verdi), ha criticato la tendenza tutta italiana a spaccarsi e a litigare sui grandi temi invece di cercare indipendenza di ruolo e di giudizio; Massimo Marroncini (Pdci), che ha accusato alcuni esponenti del centro destra di mancato rispetto dei diritti umani e della vita.
“A Genova è stato sospeso lo stato di diritto e applicato quello di polizia”, ha detto il capogruppo di Rifondazione Eugenio D’Amico.

Sempre per Rc Piero Parotti ha accusato il cocktail di violenza al quale hanno contribuito estremisti di destra e forze di polizia e ricordato i grandi appuntamenti con la marcia per la pace di Assisi del 14 ottobre e la manifestazione romana del Global Social Forum del 10 novembre, mentre Sandro Targetti ha parlato di volontà di indebolire un movimento in crescita e di salto di qualità, con il governo del centro destra, di una tendenza repressiva già in atto.
Per An il capogruppo Enrico Nistri ha parlato di contiguità fra movimento e estremisti ed ha difeso il Governo e la Forze dell’ordine, accusando la maggioranza in Provincia di porre queste ultime all’ultimo posto nella scala della sua solidarietà; PierGiuseppe Massai ha criticato l’intervento del presidente Gesualdi, che ha ritenuto troppo sbilanciato da parte di chi riveste una carica istituzionale; Guido Sensi ha definito “fuori tema” il dibattito, sviluppato sul G8 e non sulle iniziative della Provincia.
Per Forza Italia il capogruppo Carlo Bevilacqua ha invitato i Ds ad abbassare i toni della polemica e il presidente Gesualdi a non strumentalizzare il dibattito, ed ha accusato Rifondazione di responsabilità per quanto è accaduto ed i gruppi cattolici di non aver saputo isolare i violenti che, come ha detto il cardinale Piovanelli, non volevano difendere i poveri del mondo, tutt’altro.

Anche Demetrio Donati ha invitato ad abbassare la voce e ad imparare dal giovane del ragazzo ucciso. E’ nelle istituzioni, ha detto poi Paolo Marcheschi, che vanno combattute le storture del sistema; finora a Genova hanno perso tutti, il Governo, le opposizioni, la Chiesa, il movimento. Bisogna avere il coraggio di riconoscere gli errori e andare avanti, ha aggiunto Fabio Filippini.
Per il Ccd Alessandro Corsinovi ha addossato ogni responsabilità ai violenti ed ai servizi d’ordine del movimento che non hanno saputo o voluto isolarli.
Sono intervenuti anche alcuni membri della Giunta provinciale.

Il vicepresidente Certosi, che ha sfilato coi giovani fiorentini nella manifestazione del 24 luglio, ha parlato di violenza delle forze dell’ordine, tale da essere comunque ingiustificata anche se i manifestanti di Genova fossero stati tutti delinquenti. L’assessore Valerio Nardini ha insistito nel chiedere che sulla vicenda sia fatta luce e giustizia anche con una commissione parlamentare inquirente; in merito Nardini ha messo in evidenza il fatto che il coordinatore provinciale di Forza Italia, Marcheschi, si è detto favorevole a tale commissione.

L’assessore Alberto Di Cintio ha infine affermato che bisogna parlare ai giovani con continuità: il movimento è più avanti di partiti e istituzioni, purtroppo i grandi problemi che ha posto sono stati ridotti nei fatti a problemi di ordine pubblico.

Il Consiglio di Quartiere 4 ha approvato una mozione dal titolo “Verità su Genova”. Con questa mozione il Consiglio esprime “piena e ferma condanna nei confronti del comportamento repressivo, sistematicamente e ferocemente aggressivo della Polizia” durante le manifestazioni contro il G8 tenutesi a Genova nei giorni scorsi; condanna la palese strategia politica portata avanti dal governo Berlusconi, espressa sotto forma di una copertura totale dell’operato delle forze dell’ordine.

Il C.di Q. 4, nel dichiararsi pienamente convinto dell’estraneità del GSF alle azioni organizzate di violenza urbana si associa con esso nella richiesta:
1. Di immediate dimissioni del Ministro degli Interni, del Capo della Polizia, del Prefetto e del Questore di Genova.
2. Di un’inchiesta giudiziaria sulla barbara uccisione di Carlo Giuliani; sulle sistematiche cariche della Polizia verso i dimostranti, lesive sia delle libertà costituzionali che delle incolumità personali; sul blitz notturno e sui massacri compiuti nella sede del GSF, in modo che vengano accertate precise responsabilità e si ottenga subito il risarcimento degli ingenti danni al GSF.


3. Della denuncia e la condanna da parte di ogni realtà associativa, sindacale, istituzionale verso questa grave lesione della democrazia e della libertà di dissenso, che il comportamento criminale della Polizia ha provocato.
4. Della denuncia della violenza su persone inermi;
5. Di far luce su 18 persone scomparse;
6. Di far chiarezza sulle responsabilità delle violenze, torture, sospensione dei diritti nelle caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano.
7. Al Sindaco di farsi promotore di una riunione con tutte le città gemellate ed amiche di Firenze, per sedersi ad un tavolo , tutti con pari dignità (siano paesi poveri o ricchi e non come a Genova solo ad una cena di lavoro) , per discutere tutte le tematiche affrontate dal GSF; da Kyoto (perché sull’effetto serra si stimoli, in particolare con le città americane, un movimento contrapposto alla posizione di Bush) al debito, ai medicinali, all’acqua.


Il Consiglio di Quartiere 4 dichiara inoltre di voler collaborare e portare avanti il lavoro tracciato a San Rossore dal Presidente della Giunta Regionale Claudio Martini; di mettere a disposizione delle Associazioni, laiche e cattoliche, facenti parte del GSF, di propri locali;
Il Consiglio di Quartiere 4 s’impegna infine a sostenere iniziative affinché il successo della grande manifestazione del 21 luglio abbia continuità, con la costante crescita del movimento alternativo alla globalizzazione dei neoliberisti per affermare, con sempre più forza, che un altro mondo è possibile, proprio per non dimenticare quel campanello di allarme che riecheggia nelle parole del padre di Carlo Giuliani sulla necessità di colmare il divario generazionale e quello fra i giovani e le istituzioni.

Un mondo diverso è possibile
"Il sogno urlato, cantato, scandito in almeno dieci lingue dai manifestanti di Genova ha cominciato a produrre cambiamenti -scrive Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana, nella propria newsletter- non solo nella coscienza dei cittadini, ma anche nell'agenda politica degli otto grandi.

La vasta mobilitazione che in questi ultimi anni è cresciuta intorno al tema della globalizzazione ha già raggiunto alcuni obiettivi: il programma del G8 di Genova è stato costruito tenendo conto dei problemi sollevati dagli ambientalisti. Per la prima volta sono stati affrontati temi come la povertà, la salute, la lotta all'Aids. E così accadrà sempre di più anche in futuro. Il movimento ora deve riflettere su quanto è accaduto nel capoluogo ligure, se vuole salvare se stesso, crescere, diffondere le sue ragioni evitando che siano risucchiate in un precipizio di morte.

Per il movimento c'è un solo rapporto possibile con la violenza ed è un rapporto di radicale rifiuto, perseguito e dichiarato senza alcuna ambiguità. Non possono essere tollerate zone d'ombra: è il discrimine che poniamo con forza per proseguire un rapporto di collaborazione. A San Rossore abbiamo dimostrato che esiste un approccio alla globalizzazione che tiene conto delle diverse esigenze dei continenti e che ha al suo centro la qualità della vita, il rispetto dell'ambiente, il valore di un alimentazione sana, l'esigenza di una cooperazione internazionale con i paesi del terzo e del quarto mondo.

L'allargamento del G8, la necessità di istituire forme di democrazia e coinvolgimento dei governi regionali e locali, è oggi un obiettivo che possiamo raggiungere anche grazie alla mobilitazione di milioni di persone in tutto il mondo. La Regione Toscana è soggetto attivo di questa mobilitazione, siamo già al lavoro per organizzare i prossimi appuntamenti. San Rossore diventerà una sede di incontro permanente per valutare i passi in avanti che il movimento e le istituzioni regionali e locali riusciranno a fare su questioni di vitale importanza per ciascuno di noi".

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