Rischio terremoti, i comuni toscani entrano in rete

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 giugno 2001 14:32
Rischio terremoti, i comuni toscani entrano in rete

FIRENZE- Un progetto che riconferma la Toscana come una regione all’avanguardia nella battaglia per la prevenzione del rischio sismico. Con queste parole l’assessore all’ambiente e alla protezione civile, Tommaso Franci, giudica il programma che, concordato tra Regione e Servizio sismico nazionale, permetterà alla Toscana di entrare nella nuova rete Ran (sigla per Rete accelerometrica nazionale) con una trentina di nuove postazioni dotate di avanzatissime strumentazioni digitali che saranno dislocate nei territori comunali a maggior rischio sismico.

Con queste postazioni – dotate di sistemi di controllo e scarico dati in teletrasmissione – sarà possibile acquisire a pochi minuti di distanza da ogni evento sismico un’informazione dettagliata, premessa indispensabile ad ogni intervento. “Si tratta di conoscenze essenziali per valutare il grado di esposizione sismica di un territorio e quindi i possibili danni al patrimonio abitativo e alle popolazioni – spiega Franci – E’ con riferimento a questa vulnerabilità delle singole aree che potremmo scegliere le aree più idonee ad interventi di edificazione o programmare l’adeguamento degli edifici esistenti.

Più in generale, in linea con un impegno che ha fatto della Toscana una sorta di laboratorio per le iniziative di prevenzione, sarà più facile garantire una corretta gestione del territorio”. Le nuove postazioni Ran rappresentano insomma un nuovo salto di qualità per una regione il cui territorio per la maggior parte è stato classificato sismico nel 1982 (alcune aree appenniniche lo sono fin dagli anni Venti, in seguito ad alcuni forti terremoti). Ben 182 comuni su 287 sono segnalati come sismici di seconda categoria: corrispondono al 57 per cento della superficie toscana e all’80 per cento della popolazione.

Si tratta di un rischio particolarmente elevato in Lunigiana, Garfagnana, Mugello, Valtiberina ed il Monte Amiata. Complessivamente i territori classificati a rischio comprendono ben 2 milioni e 400 mila abitanti e un milione e 100 mila abitazioni.
Il progetto prosegue un impegno che ha già visto l’adeguamento o il miglioramento antisismico di 120 edifici pubblici “strategici” sui 500 complessivi della Lunigiana e della Garfagnana sulla base della legge 730/1986; e di circa 200 edifici residenziali sulla base della legge 56/1997 sugli “Interventi sperimentali per la riduzione del rischio sismico”.
Tutto questo in quella logica di prevenzione – basata in primo luogo su una valutazione scientifica del rischio – che è stata la scelta di fondo fatta dalla Toscana fin dal 1983, anno in cui fu definito il programma rergionale sulla valutazione e mitigazione del rischio sismico, attraverso accordi con le istituzioni scientifiche nazionali.

Prevenzione però è anche fornire alla popolazione un’informazione adeguata e non allarmistica. “Una politica di prevenzione – spiega Franci – significa sia ridurre la vulnerabilità degli edifici, per renderli più resistenti ad eventuali eventi sismici, sia informare la popolazione sui rischi e sui comportamenti da seguire prima, durante e dopo il verificarsi di questi eventi”.
E’ in questa logica che la Regione Toscana, tra le altre cose, ha promosso anche il progetto sperimentale “Conoscere il rischio sismico”, realizzato su tutto il territorio regionale, con la diffusione di un articolato materiale informativo e divulgativo – destinari in particolare gli studenti – e con l’avvio di un percorso di formazione per operatori locali.

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