Rifiuti: un viaggio per studiare il termovalorizzatore di Brescia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 giugno 2001 17:08
Rifiuti: un viaggio per studiare il termovalorizzatore di Brescia

Un viaggio di studio a Brescia per saperne di più sul termovalorizzatore o, come viene chiamato nella città lombarda, termoutilizzatore. Amministratori della Provincia di Firenze, del Comune di Firenze (erano presenti i consiglieri comunali Alessandro Lo Presti, Antongiulio Barbaro e Luca Pettini), dei Comuni di Sesto, Campi, Calenzano, Signa, del Quartiere 5 (la delegazione era guidata dalla presidente Stefania Collesei), Asl, Arpat, Università, Quadrifoglio, associazioni e comitati di cittadini.

Un’ottantina di persone che hanno voluto “toccare con mano” se dall’esperienza del termovalorizzatore bresciano si possono trarre spunti e rassicurazioni (dal punto di vista della sicurezza) per una realizzazione analoga nel territorio fiorentino. Brescia e la sua provincia (circa un milione di utenti) hanno adottato un sistema integrato di gestione dei rifiuti: il 37% viene avviato al riciclaggio, tramite raccolta differenziata, il restante 63% è conferito al termoutilizzatore dove si trasforma in energia immessa nelle reti di teleriscaldamento ed elettrica, attraverso 252 km di rete.

Le scorie di combustione (inferiori al 10%) finiscono in una discarica controllata, mentre le polveri sono smaltite in impianti idonei (in Germania). Nel termoutilizzatore (350 miliardi il costo della realizzazione) aperto nel 1998, vi lavorano 49 persone. L’energia prodotta dall’impianto, che lavora 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 e tratta 1600 tonnellate al giorno di rifiuti, è pari a 5 volte quella che serve per l’illuminazione pubblica di tutta la città di Brescia. “Una trasferta utile – ha detto il presidente della commissione ambiente Alessandro Lo Presti – che ci ha permesso di conoscere da vicino le caratteristiche di questo impianto e verificarne sia l’inserimento nel tessuto ambientale e urbano che i dati relativi al recupero energetico.

L’impianto rassicura anche dal punto di vista del rispetto ambientale che oggettivamente appare molto contenuto e ampiamente nei limiti previsti dalla legge. Questo fa capire che le moderne tecnologie, se supportate da progetti ambiziosi, possono dare ottimi risultati dal punto di vista di garanzie di sicurezza e tutela ambientale. Per quanto ci riguarda riteniamo fondamentali ulteriori visite in altri impianti esistenti con soggetti istituzionali e comitati di cittadini”. Oltre all’aspetto legato al recupero energetico, il dato importante riguarda le emissioni.

Tutte le percentuali (controllate settimanalmente dalla Asl) sono ben al di sotto di tutti i parametri previsti. “L’aspetto più interessante – ha concluso Lo Presti – è che il termoutilizzatore di Brescia permette la produzione di energia con impatto ambientale inferiore rispetto a quella necessaria con altre tipologie di impianti. E, attraverso il teleriscaldamento, permette un ulteriore abbattimento dell’inquinamento rispetto a quello prodotto dalle tradizionali caldaie”.

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