La networked Digital Economy: condivisione di conoscenze e non condivisione dei beni come nel comunismo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
20 gennaio 2001 09:55
La networked Digital  Economy: condivisione di conoscenze e non condivisione dei beni come nel comunismo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo dal professor Paolo Manzelli, direttore del Laboratorio di ricerca educativa dell'Università di Firenze:
Una tale condivisione ed integrazione di conoscenze ha le sue metodologie di lavoro e di articolazione professionale che oggi sono carenti e ciò costituisce un pericolo economico-sociale poiché la svolta del' e.commerce può condurre al fallimento di un paese che e' al 7°, 8° posto nella divisione internazionale delle risorse economiche e produttive dell’economia, ma la cui economia è fondata essenzialmente sulla PMI.
Si e vissuto a questo proposito solo la fase della net economy in cui si sono gonfiate a dismisura bolle speculative in Borsa suoi titoli tecnologici, ma che ormai tendono a regolarizzarsi, mentre nel frattempo il numero delle persone online, va crescendo a dismisura, ma in modo disorganizzato, mancante cioè di una reale capacita manageriale che sappia esserne guida intellettuale e dirigenziale.

Il cambiamento che determinerà sviluppo economico nel prossimo futuro sta nella capacita di far emergere una nuova razionalità organizzativa delle risorse umane e del lavoro professionale.
La capacita del lavoro intellettuale-manageriale diviene più importante del capitale finanziario stesso proprio in quanto le società tecnologicamente avanzate, producono rischi elevati (finanziari, ecologici e sociali) in conseguenza della stessa accelerazione del cambiamento. Ciò può condurre ad una forte emarginazione anche di strutture economiche locali oggi considerate ricche dal punto di vista produttivo, se non saremo capaci come università e scuola di formare una rinnovata classe dirigente, necessaria per agire in termini di intelligenza connettiva su nuovi modelli di organizzazione del lavoro intellettuale.


Purtroppo i politici sono generalmente assenti su questioni che riguardano il cambiamento epocale, perché tradizionalmente legati a concezioni elettoralistiche e localistiche, per cui emerge il rischio di un populismo paradossalmente destinato a mietere parziali successi, facendo riaffiorare una leva ideologica che procrastina distinzioni ormai fasulle tra destra e sinistra, in verità del tutto obsolete. Solo il populismo può infatti essere ancora di destra o di sinistra accesa in uno scontro ormai tragicomico tra il popolo di Seattle e la strenua difesa del liberalismo finanziario.


Come ha detto l’economista Amartya Sen, nel forum sull'etica del lavoro e degli affari a Prato lo scorso Settembre: il pericolo della globalizzazione risiede solo nel subordinarla ai soli aspetti economici-finanziari.
Il mondo non e' tutto in vendita e cioè il mercato non può garantire giustizia, equità, il pieno impiego e altre misure del benessere umano. E' necessario che nella nuova economia si sviluppi una managerialità cosciente e competente che sappia interpretare i rischi delle diseconomie e degli squilibri sociali proprio nel dare sviluppo al commercio elettronico su strategie di ampia scala che possano inglobare costi aggiuntivi e previsioni di rischio entro un sistema di conoscenze condivise e flessibili.


Il questo campo le distinzioni classiche tra destra e sinistra perdono di valore poirché non hanno più alcun significato per dare radice ideale e motivazionale al nostro futuro economico. Il populismo rampante fa riemergere le nette contrapposizioni in quanto ogni sua azione conduce la gente a essere imbevuta di schematismi in cui tutto si risolve in un dualismo tra bravi e cattivi , belli e brutti, simpatici ed antipatici, favorevoli e contrari, destri e sinistri e così via, mentre lo sviluppo sociale economico contemporaneo vorrebbe una levatura intellettuale connettiva.
Oggi, con occhi appannati da calcio e trasmissioni del tipo vuoi diventare Miliardario, oppure il grande fratello...

e chi più ne ha più ne metta, si determina una condizione di cecità politica di massa sul futuro.
La gente sembra non accorgersi che gli equilibri tra attività economiche di rischio e rendimenti, hanno sforato ogni equilibrio precedente. Le banche stesse, il cui core business era basato sulla intermediazione del denaro, sono lente a cambiare la loro natura secondo le nuove esigenze dello sviluppo. E nel frattempo sono cambiati in modo drammatico e caotico prezzi e tassi di interesse: ma ancora molti sono quelli che si illudono di poter tornare al passato.


In tal modo il commercio elettronico e la new economy tardano a decollare: così che invece di considerare la nuova economia una seria e difficile scommessa, in molti, anche per l’impronta dei mass media, l’hanno considerata da prima un facile eldorado, per poi tornare a sognare un passato in cui il Busines to Business ( BtB) diviene sinonimo di BACK to BANKING e il Business to Consumer (BtC), che prevede una condivisione interattiva di conoscenze tra produttore e consumatore, viene reinterpretato come BACK TO CONSULTING e cioè un ritorno ad una struttura di servizi di consulenza, anziché ad un partenariato tra scuola, Università ed impresa, fondamento dello sviluppo efficace della NETWORKED DIGITAL ECONOMY.


Il ritorno al passato provoca cecità di previsione e conduce solo al degrado delle modalità di sviluppo socio-economiche, proprio nelle loro funzioni innovative, così che idee, illusioni e concezioni del passato conducono il sistema sociale a dare credito a strategie perdenti e pericolose sia sul piano economico che politico. E' necessario saper interpretare la nuova dimensione di sviluppo lavorando interattivamente e sperimentando il lavoro di condivisione cognitiva al fine di elevare la propria professionalità per acquisire le capacita di una rinnovata dirigenza manageriale, necessaria per agire e lavorare per lo sviluppo socialmente organizzato della NET-ECONOMY.


Il rischio di rimanere privi di una formazione manageriale creativa, capace di guidare il cambiamento cognitivo e' evidente anche per il fatto accennato che la politica, legata com’e' ancora alla territorialità elettorale ed al localismo della delega del voto una tantum e' poco propensa ad attivarsi per dare sviluppo alla democrazia economica e culturale che si gioca sul piano della globalizzazione.

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