Mattoni fatti con farine e grassi animali sospetti di "mucca pazza"?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 novembre 2000 13:58
Mattoni fatti con farine e grassi animali sospetti di

Questo tipo di farine farine sarebbe stato usato per alimentare le fornaci di due aziende della zona di Montepulciano (Siena), che a 900 gradi avrebbero prodotto mattoni. La magistratura ha avviato un'inchiesta.
Sul fatto interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito:
"Il fatto che l'Assograssi (associazione di categoria degli smaltitori di rifiuti animali) abbia sospeso l'attivita' per materiali provenienti da Paesi a rischio come Belgio, Francia e Gran Bretagna, ci deve far stare tutt'altro che tranquilli, perche', altrimenti, avrebbe usato questa cautela?
A parte l'idea un po' macabra e "da brividi nella schiena" di abitare in una casa i cui mattoni sono fatti con rifiuti di midollo, cervello, occhi e milza di ovini e bovini (che non e' secondaria, specialmente quando ci sono fior fiore di mostre e fiere sulle case ecologiche, costruite con materiali che di per se' dovrebbero rendere salubre l'ambiente domestico), ci domandiamo perche' rischiare.

Non vale neanche dire che queste farine sono state usate come combustibile a 900 gradi, perche' del virus della mucca pazza, nonche' della variante umana, non si sa nulla, se non che si presenta in forme e metodi incomprensibili e imprevedibili.
Quali vantaggi economici ne trarrebbero i produttori di questi mattoni, al punto tale che vale la pena fare salti in un buio cosi' pesto? Se ne deduce solo una cosa, tragica, ma reale: il nostro sistema economico, e i suoi attori, non hanno gli strumenti per essere maturi e responsabili di fronte all'ignoto, per cui l'autorita' ha il dovere di intervenire per fornirglieli, con norme, leggi e informazione.
Sappiamo che il rischio mucca pazza in Italia e' basso, ma l'interscambio economico e commerciale con Paesi in cui e' tutt'altro che basso (che sono anche nostri stretti partner nell'Ue), non puo' essere affidato a imprenditori senza cognizione di causa.
Quindi: perche' rischiare? Cosa ci si guadagna -in tutti i termini- a non mettere un embargo con questi Paesi per tutti i prodotti (e i loro derivati) da animali potenzialmente infetti da questo virus? Siamo in una situazione di insufficienza alimentare e di combustibile? Non ci sembra.

Non vorremmo arrivare a vedere sui nostri giornali i titoli che domenica scorsa hanno aperto le cronache britanniche, quando hanno dato la notizia della morte di una ragazza di 14 anni per la variante umana della Bse, che' si sapeva solo vagamente che colpiva i giovani (si parlava di periodi di incubazione del morbo di 20/30 anni). Nello specifico: perche' dobbiamo candidarci a scoprire che esiste anche una possibilita' di contagio dai fumi delle carcasse di questi animali infetti?
Questa nota la inviamo anche al ministero della Sanita' perche' ne faccia tesoro".

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