Gabriele Toccafondi (Azione per Firenze): "Sindaco, basta licenziare assessori, rimetta lei il mandato"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 agosto 2000 14:09
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"Il Sindaco si è comportato come la scuola di partito gli ha insegnato -afferma il consigliere Gabriele Toccafondi- e così a un anno dall'insediamento della giunta con uno stile tutto particolare ha licenziato tre assessori.
Licenziare penso sia la parola giusta perché senza preavviso, convocati a turno i tre malcapitati in ufficio, gli ha parlato di slancio in avanti, funzionalità, personalità, logica complessiva di riassetto e così i tre "primiceriani" hanno dovuto fare le valige.
Con il fare dell’amministratore delegato impegnato in una ristrutturazione aziendale, più che del primo cittadino.

Peccato che i sindacati dei politici ancora non ci siano.
La cosa che più colpisce in tutta questa storia è il cinismo del Sindaco. In questi giorni ha dimostrato tutta la sua "appartenenza romana", appellativo che in campagna elettorale più volte qualcuno gli ha dato.
In una sola mossa ha imbrigliato il Sen. Cioni, accontentato gli amici del PPI soprattutto quelli romani, ridimensionato il ruolo del Consiglio che perde due anime critiche di maggioranza come Cioni e Bugliani, placato molte velleità dei DS fiorentini e dei cespugli dichiarando che se avvertirà ancora un abbassamento di tensione tutto potrà essere rimesso in discussione.

Un cinismo politico degno del Principe di Machiavelli.
Personalmente, dispiace di come sono stati trattati umanamente i tre assessori "sacrificati" ma soprattutto del clima che queste mosse provocheranno.
Ma la politica è un’altra cosa, la politica è servire il popolo. Per amministrare serve una passione per la politica, per la gente. E invece il nuovo clima di terrore che la rivoluzione d'estate di Domenici ha portato provocherà ancora di più un appiattimento della politica e un accentramento di tutte le decisioni nelle mani del Sindaco.

Così la passione per la politica, la volontà di rispondere alle necessità, la libertà di azione e di giudizio di ogni buon amministratore, saranno ridimensionate dalla paura di sbagliare e dal timore di deludere il capo.
Quanto allo slancio aziendalista del primo cittadino, campione della nuova managerialità diessina, sarebbe auspicabile un po’ di coerenza: il sindaco si crede un amministratore delegato? Dopo un bilancio disastroso – che la decisione di sostituire i 3/11 della squadra inevitabilmente confessa – sarebbe opportuno che rimettesse il mandato agli azionisti.

Cioè ai fiorentini. "

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