L'Associazione Ricerche Sociali), associazione non profit, presenta il libro "Linguaggi nuovi del disagio sociale. Le emarginazioni a Grosseto". La presentazione avverrà mercoledì 28 giugno alle ore 10 nella sala consiliare del Comune alla presenza del Sindaco, Alessandro Antichi, oltre che di rappresentanti delle Istituzioni pubbliche e delle Associazioni di volontariato.
Lo studio nasce dall'osservazione della realtà locale: iniziative nel campo del disagio a Grosseto ce ne sono, molte e valide.
Se ne contano sia da parte pubblica che privata, laica che religiosa.
Nota dolente resta che non sempre pubblico e privato, ma anche pubblico con pubblico e privato con privato, si vengono ad integrare.
Occorre per questo ripensare l'intero approccio al mondo del disagio, partendo da quella che dovrebbe essere la base per ogni azione: l'informazione. Per intervenire bene in una situazione bisogna prima conoscerla.
Lo scopo del libro, dunque, è quello di fornire una sorta di "fotografia" delle emarginazioni a Grosseto, un loro primo censimento.
Quante e quali sono le emarginazioni? Quali sono le istituzioni pubbliche e le associazioni private che, a diverso titolo, se ne occupano?
Il problema, infatti, è che manca un quadro del disagio completo: a tutt'oggi non esiste a Grosseto alcuna istituzione e/o associazione in grado di fornire dati complessivi ed aggiornati sul fenomeno emarginazioni. Molte hanno dati, ma spesso sono raccolti in modo sporadico, disorganizzato e soprattutto non coordinato.
Il Comune ha dati sugli indigenti, la Questura sui minori, il Sert sui tossicodipendenti; si verifica, poi, che di una stessa emarginazione si occupi più di un soggetto pubblico e/o privato, senza che l'uno sappia niente del lavoro dell'altro, perchè, appunto, i dati, quando ci sono, non circolano e il più delle volte non sono neppure omogenei e pertanto confrontabili.
L'intento del libro, allora, è quello di descrivere la situazione attuale nel suo insieme, con tutti i suoi numeri o non-numeri, in modo da fornire una base di partenza per un'osservatorio permanente del disagio sociale, capace di un monitoraggio sistematico.
Non si tratta di un fine speculativo, puramente intellettuale e come tale astratto, bensì di un fine progettuale: conoscere deve servire per discernere e giudicare meglio e quindi per decidere ed intervenire meglio.
Il progetto, insomma, vorrebbe servire ad aprirne molti altri.