“Il malato immaginario” al Metastasio di Prato.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 marzo 2000 12:10
“Il malato immaginario” al Metastasio di Prato.

In scena fino a domenica 12 marzo, l’opera di Molière, proposta dalla Compagnia “Gli Incamminati”, è la storia di Argan, strano eroe della salute che non accetta la malattia come fenomeno umano, non si rassegna all’idea che la vita sia una realtà mortale e che la realtà e l’esistenza umana siano segnate dalla malattia. E’ con tale approccio che il regista Lamberto Puggelli getta uno sguardo sulla malattia immaginaria e fortemente voluta da Argan, alter ego opposto all’autore Molière, che proprio con questa sua ultima opera cercò di esorcizzare e dissimulare artisticamente con i gesti e la parola la sua malattia che lo condurrà poco dopo alla morte.

La presenza scenica di Franco Branciaroli come protagonista assoluto e il suo talento irruento e passionale (da ricordare ancora su tutti il suo ruolo femminile di Medea con Ronconi nel 1996) hanno riportato l’opera di Molière nella sua esatta dimensione scenica e letteraria, con la struttura prospettica della scena tipica del periodo barocco (rappresentata dalla scenografa Luisa Spinelli con la porta sullo sfondo che si apre all’infinito) che ben si accompagna alla figura prospettica letteraria costruita dal protagonista, intorno a cui prendono forma gli altri personaggi.

E così, Argan-Molière difende un suo diritto all’infanzia, il suo rifiuto nei confronti dell’idea della morte e della malattia, segni distintivi della vita adulta, che gli fa’ esclamare: “Non ci sono più bambini…”. Questa sua fissità lo porta a circondarsi di medici e a lasciarsi sedurre da essi, dal loro mistero e dall’illusione di una vita priva di malattie e di morte: è un gioco di illusione e di inganni, di raggiri nei confronti della malattia e di dissimulazione teatrale di questa, caratteri tipici del teatro seicentesco e di Molière in particolare.

Ciò che contraddistingue quest’ultima opera di Molière, in cui già presagiva la prossima fine, rispetto alla solarità e i colori dei lavori precedenti è proprio l’oscurità, i tetri oggetti della scena, la deformazione minacciosa , si potrebbe dire espressionistica, della porta che incombe alle spalle del protagonista. Bravi tutti gli attori, da Susanna Marcomeni a Guglielmo “Mimmo” Craig, che hanno dato corpo e calore ai personaggi propri della commedia dell’arte, l’astuta serva Tonina, la perfida e dolciastra seconda moglie Belina, il goffo figlio del dottor Diarroicus e la figura del medico ciarlatano.

In evidenza