A rischio chiusura 80 uffici postali in Toscana

I sindaci e i sindacati sul piede di guerra contro Poste Italiane

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 febbraio 2015 19:33
A rischio chiusura 80 uffici postali in Toscana

Potrebbero essere circa 80 gli uffici postali che in Toscana verrebbero interessati dal piano industriale di Poste spa, che prevede la chiusura o il ridimensionamento di quasi mille sedi in tutto il territorio nazionale. E’ quello presentato ieri da Poste Italiane ai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, ma sul quale non è stato possibile neppure aprire un confronto, perché l’azienda si è limitata ad una semplice ‘informativa’.

Tre uffici postali scompaiano dai territori del Chianti. Aree decentrate, distanti diversi chilometri dai rispettivi capoluoghi, popolate complessivamente da circa 3000 abitanti. Piccole grandi comunità in cui un servizio vale come strumento di tenuta sociale. A farne le spese i cittadini, le imprese, gli artigiani, i commercianti. Senza dimenticare i turisti che nei periodi più vocati affollano borghi e frazioni del Chianti, dove la qualità della vita è motivo di scelta tra le mete toscane più ambite. Un’operazione che preoccupa fortemente i sindaci Giacomo Trentanovi, David Baroncelli e Massimiliano Pescini.

“E’ un attacco al cuore delle nostre comunità – sono le parole del sindaco Trentanovi - eliminare un ufficio postale equivale nei nostri territori alla soppressione di un servizio essenziale come può essere il servizio idrico, che ha anche una forte valenza sociale, è una penalizzazione che andrà inevitabilmente a colpire le fasce più deboli della popolazione, come gli anziani, oltre ad avere una ricaduta negativa sul piano economico, nel mio territorio si riduce anche l’apertura dell’ufficio postale di Vico d’Elsa che passerà da tre giorni a due.

Chiediamo a Poste di fare un passo indietro”.“Apprendiamo questa mattina dagli organi di stampa della possibile chiusura di circa ottanta uffici postali in Regione Toscana – affermano Mauro Pinzani, Alessandro Manni e Stefano Passiatore sindaci di Rufina, San Godenzo e Dicomano -. Di questi provvedimenti due riguardano la chiusura completa degli uffici postali di Contea, nel Comune di Dicomano e Pomino nel comune di Rufina, a questi si unisce la riduzione di personale, con conseguente apertura ridotta, di quello di San Godenzo.

Manifestiamo il nostro disappunto e tutto il nostro stupore e sdegno, per delle notizie che arrivano prima agli organi d’informazione e poi agli organi istituzionali, senza nessuna sensibilità verso il territorio e le esigenze vere dei cittadini già disagiati dalla dislocazione geografica e dalle comunicazioni. Oltre ad attivarci con ANCI e con gli altri comuni ed istituzioni per aprire un confronto e verificare le reali intenzioni di Poste Italiane, metteremo tutte le azioni possibili in campo per evitare una simile sciagurata ipotesi.

Il servizio postale non può essere organizzato in maniera aziendalistica e in spregio alle reali diffuse esigenze dei cittadini. Per le unioni montane e per i comuni montani presto saranno a disposizione finanziamenti per evitare lo spopolamento e per mantenere la qualità della vita, ma tutto questo sarà inutile se verranno chiusi servizi essenziali come l’ufficio postale. Poste Italiane – concludono - è innanzi tutto un'azienda che fa servizio pubblico e deve rispondere a tali logiche, chiederemo alle forze politiche e alle istituzioni di prendere posizione e aiutarci in questa vicenda”.

“A distanza di pochi anni dall’intesa del 2012, che portò ad un piano di razionalizzazione condiviso, si torna ora a rimettere in discussione la distribuzione sul territorio degli uffici postali, spesso presidi essenziali per tanta parte della popolazione, soprattutto per chi abita lontano dai grandi centri – afferma la presidente di Anci Toscana Sara Biagiotti – E’ assurdo inoltre che i Comuni che si sono uniti o che stanno per farlo siano penalizzati dal piano, secondo una logica che va nella direzione opposta a quella che le fusioni vogliono perseguire”. Come già auspicato da Anci a livello nazionale, anche la Toscana chiede che si possa affrontare al più presto la questione on Poste Spa: “Comprendiamo le ragioni di Poste riguardo il contenimento della spesa – conclude Sara Biagiotti – ma non è accettabile che questo vada a discapito della qualità della vita dei cittadini, in particolare dei più anziani.

Ci sono soluzioni alternative che vanno perseguite e condivise"."Avevamo il timore che potesse accadere nuovamente dopo le ultime chiusure degli scorsi anni, ma ora si conferma essere reale possibilità" - commenta il Presidente di Uncem Toscana Oreste Giurlani che aggiunge "In Toscana il piano tagli di Poste riguarda una ottantina di uffici situati specialmente in aree montane e marginali. Noi non ci stiamo - aggiunge- anche perché la razionalizzazione ha già interessato le stesse aree poco tempo fa.

Non è possibile dimenticare o sottovalutare la funzione fondamentale di presidio che i servizi postali esercitano in montagna, dove fungono anche da luogo di coesione sociale, economica e territoriale consentendo l’accesso universale a servizi locali essenziali. Ci mobiliteremo perché le aree montane non possono essere ulteriormente penalizzate con pesanti ripercussioni sui cittadini, molto spesso anziani" - conclude Giurlani.

Approfondimenti

"Il prospettato piano di chiusura di 63 uffici postali in tutta la Toscana da parte di Poste Italiane è l'ennesimo attacco ad un servizio essenziale per migliaia di cittadini. La presenza capillare di uffici postali in tutta la nostra regione, anche in comuni montani e difficilmente accessibili è di fondamentale importanza soprattutto per la popolazione anziana e per tutti gli utenti deboli. Chiediamo alla al Ministro dello Sviluppo Economico e alla Regione Toscana di attivarsi affinchè l'azienda, a intero capitale pubblico, ritorni sui propri passi e riveda una decisione che non può essere dettata da logiche meramente aziendalistiche".Lo affermano Giuseppe Brogi, coordinatore SEL Toscana, e Marco Sabatini, coordinatore SEL Grosseto, provincia maggiormente penalizzata dal nuovo piano industriale.

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