Hare il femminista

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 1998 10:04
Hare il femminista

La vicenda che David Hare narra in "Differenti opinioni", in scena al Teatro della Pergola sino a domenica, si potrebbe sintetizzare così: due donne, madre (la Falk), e figlia, sono animate da ideali, l'una la passione per il teatro, l'altra l'amore, entrambe nel ricordo di un intellettuale che fu per loro rispettivamente marito e padre; ma due uomini si frappongono alla loro realizzazione esistenziale a mezzo del denaro, l'uno perché privando completamente l'attrice del patrimonio la costringe ad un rapporto improprio con la scena, l'altro perché dando alla moglie il successo e la ricchezza, le nega però ciò che lei cercava, l'armonia sentimentale; riusciranno a liberarsi di queste schiavitù moderne con soluzioni estreme, l'una la solitudine, l'altra la morte.

Una vicenda dunque dalla parte della donna, che descrive la società contemporanea come l'impero maschilista della corruzione (finanziaria) e dell'idiozia (televisiva). Una commedia nel solco della tradizione arrabbiata dell'autore inglese, che a Londra è rimasta in cartellone per un anno intero e che arriva in Italia in un'edizione di assoluto livello. Ma è il testo che, da noi, sembra perdere mordente; la critica di Hare non colpisce obiettivi precisi (almeno come ci aveva abituato anche nei suoi film).

Il ritmo scoppiettante del primo atto va in calando nelle scene seguenti, proprio quando il pathos drammaturgico dovrebbe crescere. Manca in particolare il momento catartico con cui l'autore ha saputo sintetizzare i temi delle sue opere, ad esempio con le scene di suicidio in "Il mistero di Wetherby" e "Il danno".

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