​Voucher in agricoltura: semplificazione e sicurezza sul lavoro

Nel periodo 2008-2016, solo il 4,3 per cento dei voucher complessivamente venduti è stato destinato alle attività agricole

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 agosto 2018 16:19
​Voucher in agricoltura: semplificazione e sicurezza sul lavoro

I voucher in agricoltura rappresentano solo una risposta parziale alle esigenze agricole. Secondo la Cia Toscana c’è bisogno di soluzioni più adeguate per regolarizzare il lavoro stagionale. Si tratta di lavoro agricolo professionale vero e proprio che, seppure connotato dalla stagionalità, richiede di essere svolto da figure in possesso di adeguate competenze e requisiti e per il quale vige il medesimo regime amministrativo previsto per il lavoro agricolo in generale. 

"Su questo aspetto di primaria importanza – sottolinea il presidente Cia Toscana Luca Brunelli - Cia sostiene da sempre la necessità di individuare un regime ad hoc, come già esiste in altre paesi europei, che preveda semplificazioni soprattutto in ordine alla programmazione pluriaziendale della presenza dei lavoratori nonché agli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro. Abbiamo ottenuto, nel tempo, - aggiunge - le semplificazione per i lavoratori che non svolgono più di 50 giornate nella stessa azienda ma si tratta di un risultato non sufficiente. Questi sono tra i principali temi che riguardano il lavoro agricolo e ai quali guardiamo con la massima attenzione. Queste sono le nostre battaglie". 

Cia ha da sempre, coerentemente, sostenuto i voucher – nonché contribuito alla loro introduzione - attribuendo ad essi la funzione per la quale sono stati concepiti ovvero essere uno strumento di regolamentazione semplificata e quindi di emersione di tipologie di attività occasionali e marginali svolte in agricoltura da figure non professionalizzate. E’ per questa ragione che Cia non ha condiviso le modifiche, sempre più restrittive e contrarie ai principi della semplificazione, che si sono via via operate negli anni sui voucher fino alla loro definitiva eliminazione nel 2017, sostituiti, nello stesso anno, con il contratto a prestazioni occasionali.

Come dice la parola stessa si tratta di un contratto vero e proprio, che ha un iter burocratico complesso ed incompatibile con le esigenze, in termini di tempistica, delle aziende agricole. Prova ne è stato lo scarso o quasi nullo utilizzo di tale strumento nel settore agricolo. E’ sempre per questa ragione – sostiene l’organizzazione agricola - che Cia, nell’ambito degli emendamenti al cosiddetto decreto dignità, ha presentato specifiche proposte per la reintroduzione dei voucher. Purtroppo i voucher non sono stati reintrodotti.

Si è scelto di operare modifiche minimali al regime vigente del contratto a prestazioni occasionali. Chi ha festeggiato vittoriosamente la reintroduzione dei voucher ha festeggiato qualcosa che non esiste, con il risultato di fornire una informazione sbagliata alle imprese agricole, generando aspettative destinate ad generare delusione.

Voucher, dati e considerazioni - I voucher hanno da sempre rappresentato una componente del tutto marginale delle attività agricole, anche prima della loro soppressione nel 2017.

Nel periodo 2008-2016, infatti, solo il 4,3 per cento dei voucher complessivamente venduti è stato destinato alle attività agricole - commercio (14,9%), il turismo (14,4%) e i servizi (11,4%). Se poi guardiamo l’ultimo anno disponibile, la percentuale scende addirittura all’1,8 per cento del totale. Nel 2015 in agricoltura: aggregando sia le aziende agricole con dipendenti sia gli agricoli autonomi, i committenti di lavoro accessorio risultano 16mila. Ciò a dimostrazione del fatto che i voucher hanno per un periodo di tempo consentito di dare trasparenza e regolarità ad una parte limitatissima di ciò che si svolge in agricoltura. Quindi utili ma per un segmento molto circoscritto e specifico di agricoltura. 

Concentrare tutti gli sforzi di lobby e di rappresentanza in questa sola direzione è evidentemente non avere contezza della complessità né delle evoluzioni del lavoro agricolo e dimostra come , malgrado le rivendicazioni roboanti che affermano la pari dignità del settore con le altre componenti imprenditoriali, in realtà sono proprio alcune parti rappresentative di questo stesso settore le prime a non conferirgli tale dignità, perpetuando l’immagine di un’attività bucolica ed arcaica che esiste e può esistere solo in un passato ormai lontano.   

  in agricoltura soluzione parziale. Necessarie semplificazione e sicurezza sul lavoro

Chi ha festeggiato vittoriosamente la reintroduzione dei voucher ha festeggiato qualcosa che non esiste, con il risultato di fornire una informazione sbagliata alle imprese agricole. Nel periodo 2008-2016, solo il 4,3 per cento dei voucher complessivamente venduti è stato destinato alle attività agricole

I voucher in agricoltura rappresentano solo una risposta parziale alle esigenze agricole. Secondo la Cia Toscana c’è bisogno di soluzioni più adeguate per regolarizzare il lavoro stagionale. Si tratta di lavoro agricolo professionale vero e proprio che, seppure connotato dalla stagionalità, richiede di essere svolto da figure in possesso di adeguate competenze e requisiti e per il quale vige il medesimo regime amministrativo previsto per il lavoro agricolo in generale.

«Su questo aspetto di primaria importanza – sottolinea il presidente Cia Toscana Luca Brunelli - Cia sostiene da sempre la necessità di individuare un regime ad hoc, come già esiste in altre paesi europei, che preveda semplificazioni soprattutto in ordine alla programmazione pluriaziendale della presenza dei lavoratori nonché agli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro. Abbiamo ottenuto, nel tempo, - aggiunge - le semplificazione per i lavoratori che non svolgono più di 50 giornate nella stessa azienda ma si tratta di un risultato non sufficiente. Questi sono tra i principali temi che riguardano il lavoro agricolo e ai quali guardiamo con la massima attenzione. Queste sono le nostre battaglie».

Cia ha da sempre, coerentemente, sostenuto i voucher – nonché contribuito alla loro introduzione - attribuendo ad essi la funzione per la quale sono stati concepiti ovvero essere uno strumento di regolamentazione semplificata e quindi di emersione di tipologie di attività occasionali e marginali svolte in agricoltura da figure non professionalizzate. E’ per questa ragione che Cia non ha condiviso le modifiche, sempre più restrittive e contrarie ai principi della semplificazione, che si sono via via operate negli anni sui voucher fino alla loro definitiva eliminazione nel 2017, sostituiti, nello stesso anno, con il contratto a prestazioni occasionali.

Come dice la parola stessa si tratta di un contratto vero e proprio, che ha un iter burocratico complesso ed incompatibile con le esigenze, in termini di tempistica, delle aziende agricole. Prova ne è stato lo scarso o quasi nullo utilizzo di tale strumento nel settore agricolo. E’ sempre per questa ragione – sostiene l’organizzazione agricola - che Cia, nell’ambito degli emendamenti al cosiddetto decreto dignità, ha presentato specifiche proposte per la reintroduzione dei voucher. Purtroppo i voucher non sono stati reintrodotti.

Si è scelto di operare modifiche minimali al regime vigente del contratto a prestazioni occasionali. Chi ha festeggiato vittoriosamente la reintroduzione dei voucher ha festeggiato qualcosa che non esiste, con il risultato di fornire una informazione sbagliata alle imprese agricole, generando aspettative destinate ad generare delusione.

Voucher, dati e considerazioni - I voucher hanno da sempre rappresentato una componente del tutto marginale delle attività agricole, anche prima della loro soppressione nel 2017.

Nel periodo 2008-2016, infatti, solo il 4,3 per cento dei voucher complessivamente venduti è stato destinato alle attività agricole - commercio (14,9%), il turismo (14,4%) e i servizi (11,4%). Se poi guardiamo l’ultimo anno disponibile, la percentuale scende addirittura all’1,8 per cento del totale. Nel 2015 in agricoltura: aggregando sia le aziende agricole con dipendenti sia gli agricoli autonomi, i committenti di lavoro accessorio risultano 16mila. Ciò a dimostrazione del fatto che i voucher hanno per un periodo di tempo consentito di dare trasparenza e regolarità ad una parte limitatissima di ciò che si svolge in agricoltura. Quindi utili ma per un segmento molto circoscritto e specifico di agricoltura.

Concentrare tutti gli sforzi di lobby e di rappresentanza in questa sola direzione è evidentemente non avere contezza della complessità né delle evoluzioni del lavoro agricolo e dimostra come , malgrado le rivendicazioni roboanti che affermano la pari dignità del settore con le altre componenti imprenditoriali, in realtà sono proprio alcune parti rappresentative di questo stesso settore le prime a non conferirgli tale dignità, perpetuando l’immagine di un’attività bucolica ed arcaica che esiste e può esistere solo in un passato ormai lontano. 

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