«Nel verde pubblico occorre aumentare la qualità per combattere una inutile quantità che spesso non offre alcun risultato. Occorre valorizzare e investire in opere a verde per le aree periurbane e favorire una progettazione di spazi verdi che tengano conto delle esigenze della popolazione».
Sono alcune delle indicazioni pronunciate dal presidente del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia Francesco Mati nelle conclusioni del tavolo “Il verde: il paesaggio, i parchi, il garden design, il vivaismo” da lui moderato alla Scuola Agraria di Firenze nell’ambito del convegno “Mettere radici: vantaggi, rischi e gestione del verde urbano”, organizzato da Regione Toscana, Anci Toscana e Fondazione per il Clima e la Sostenibilità. Al tavolo sono intervenuti Giovanni Maffei Cardellini, presidente del Parco naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Luca Magazzini, presidente Associazione Vivaisti Italiani, Silvia Martelli (Ordine agronomi e dottori forestali di Firenze), Marco Minucci (Regione Toscana) e Antonella Perretta (Comune di Prato).
«Attenzione alle esigenze della popolazione - ha spiegato Francesco Mati - significa che le aree verdi devono essere utili e fruite dai cittadini». E sulla necessità di puntare sulle aree periferiche, ha ricordato che «ci sono ormai molti studi scientifici internazionali sui danni alla salute dei cittadini e i costi provocati dall’aver costruito aree urbane prive di piante o con troppo poco verde». Mati ha poi affermato che «i parchi rivestono un elevato valore ambientale e sociale.
Troppa burocrazia e poca lungimiranza hanno frenato la giusta considerazione dei parchi e del verde pubblico. Per i quali è essenziale anche una programmazione della fase di manutenzione, non solo della messa a dimora». Mati ha inoltre ricordato la necessità di «aumentare la sostenibilità nelle opere a verde pubblico» e di una maggiore attenzione per «i prodotti vivaistici di Pistoia destinati al paesaggio e al verde pubblico e privato». Anche perché le due cose vanno spesso insieme, sia in quanto prendere piante a filiera corta diminuisce l’impatto ambientale del prodotto, sia perché il distretto pistoiese sta implementando buone pratiche che rendono le produzioni vivaistiche sempre più ecologiche».
Infine Mati ha sottolineato che «il vivaismo in Toscana ha una plv (produzione lorda vendibile) di circa 700 milioni di euro, quindi superiore ai 400 milioni della vitivinicoltura e che il vivaismo dà lavoro a 1 addetto per ettaro».
Nella sua relazione al tavolo del verde Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani (il soggetto referente del Distretto vivaistico pistoiese), aveva spiegato che «il vivaismo fa fatica a essere bio, il consumatore è infatti sensibile a ciò che mangia, meno sensibile a piante aventi una estetica inferiore e prezzo maggiore perché bio. Comunque il Distretto è sensibile all’ambiente e alla sostenibilità e sta mettendo in atto azioni per diminuire ulteriormente l’impatto ambientale: terricci da rinnovabili, sistemi meccanici sostenibili per non usare diserbanti, lotta integrata e prevenzione con uso di insetti predatori di parassiti, riuso dell’acqua, ecc.
E alcune sperimentazioni nel bio saranno effettuate». Magazzini aveva anche ricordato che «ben oltre la metà della produzione va all’estero, in 56 paesi del mondo, e poco resta in Italia, ma bisogna assolutamente aumentare le vendite interne, sia con strumenti come il bonus verde che in sinergia con le pubbliche amministrazioni. Oltretutto, in particolare per quanto riguarda il distretto pistoiese, la gamma di piante prodotte è molto ampia e include piante sia per uso ornamentale (spalliere, albereti a mezzo fusto, arte topiaria) che per il paesaggio, per il verde privato e pubblico (alberi e arbusti)».