Vacanze: cambiano gli stili di viaggio e le mete in Italia

L’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio conferma quanto i bilanci delle famiglie siano sempre più appesantiti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 Agosto 2025 23:40
Vacanze: cambiano gli stili di viaggio e le mete in Italia

Firenze, 8 agosto 2025– A metà stagione estiva si raccolgono le impressioni dei turisti e di coloro che offrono servizi. C’è chi parte per fuggire da una routine che stringe, chi per ritrovare se stesso davanti al mare, chi semplicemente per vivere un’avventura diversa, magari lontano da tutto e da tutti. Ma un dato è evidente: i numeri in calo rispetto al passato, così come tempo e denaro in meno. Per i turisti è la logica conseguenza di un minore potere d’acquisto e disponibilità.

Il vero problema delle famiglie italiane è che i loro bilanci sono sempre più gravati dalle spese obbligate, in particolare per casa e trasporti. Di conseguenza, rimane sempre meno per le spese discrezionali, come viaggi e tempo libero. Intanto, le imprese sono costrette a ritoccare i listini e a concentrare gli incassi in periodi sempre più brevi per far quadrare i conti”. A dirlo è Franco Marinoni, direttore generale di Confcommercio Toscana, commentando i dati diffusi dall’Ufficio Studi sull’andamento delle spese obbligate nel periodo 1995–2025. Si tratta di spese legate a beni e servizi irrinunciabili come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni. Queste voci incidono sempre più sui bilanci familiari: nel 2025 rappresentano il 42,2% della spesa totale, con un incremento di 5,2 punti rispetto al 1995.

Ogni anno, su una spesa media pro capite di 22.114 euro, ben 9.343 euro sono assorbiti dalle spese obbligate”, prosegue Marinoni. In testa le spese per l’abitazione (5.171 euro, +109 euro rispetto al 2024), seguite da quelle per assicurazioni e carburanti (2.151 euro) ed energia (1.651 euro).A rendere più pesante il quadro è la dinamica dei prezzi: negli ultimi dieci anni, quelli delle spese obbligate sono aumentati del 132%, più del doppio rispetto ai beni commercializzabili (+55%).

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In particolare, l’energia – pur con un rallentamento nel 2025 – ha registrato un aumento del 178% in trent’anni. “In questo contesto, è evidente che toscani e italiani abbiano sempre meno risorse da destinare ai consumi liberi. Per qualcuno, anche un semplice gelato artigianale gustato in riva al mare o passeggiando per il centro di Firenze o Siena può diventare un lusso che pesa su bilanci già precari” – continua Marinoni. “Le imprese hanno fatto e fanno del loro meglio per contenere i prezzi, tanto che i beni tradizionali come gli alimentari segnano un’ulteriore flessione (-57 euro), ma non possono farsi carico delle difficoltà delle famiglie: anche loro devono gestire costi e chiudere i bilanci, salvaguardando l’occupazione”.

Secondo Marinoni, è quindi urgente affrontare il problema alla radice, concentrandosi sulle vere cause del calo dei consumi: “Occorre restituire potere d’acquisto alle famiglie, intervenendo su tasse, tariffe e costo del lavoro. Altrimenti, insieme ai consumi, si blocca l’intera economia”.

Tra gli operatori, rimbalza da una categoria all’altra la lamentela del calo di entrate e presenze.

A fronte delle numerose analisi sul calo delle presenze turistiche registrato in gran parte della costa italiana, Confesercenti Toscana interviene presentando il punto di vista dei suoi presidenti di categoria. L'analisi congiunta dei rappresentanti degli albergatori, dei pubblici esercizi e dei balneari sottolinea come la principale causa a monte di quanto sta accadendo non sia da ricercare in un eccessivo aumento dei prezzi da parte degli operatori, ma nella riduzione del potere d'acquisto delle famiglie italiane.

Secondo Fabio Cenni, presidente regionale Assohotel Confesercenti Toscana “i rincari da parte degli operatori ci sono stati, ma sono legati a un aumento generico dei costi che chiunque faccia la spesa o paghi le bollette può verificare senza indugi. Il problema vero è che a questo rincaro non è corrisposto un aumento del potere di spesa degli italiani, che si trovano oggi più poveri e con meno possibilità di spendere per acquisti non necessari, come la vacanza, l'ombrellone o il ristorante.

Questo fattore ovviamente è più impattante nelle destinazioni che hanno sempre avuto una clientela prevalentemente italiana, meno impattante dove la clientela è più internazionale, come a Firenze e nelle città d'arte in genere. Dobbiamo ridare potere di spesa agli italiani, ma non aumentando soltanto gli stipendi, perché questo porterebbe altri rincari nei settori ad alta incidenza del fattore umano, come nei servizi di ospitalità e ristorazione, bensì attraverso una riduzione del cuneo fiscale e delle imposizioni sui lavoratori dipendenti.

Un'azione questa che tutti propongono da decenni, ma che nessuno attua."

Sulla stessa linea, Franco Brogi, presidente regionale Fiepet Confesercenti Toscana che, pur confermando l'aumento generico dei costi, ridimensiona l'allarmismo di questi giorni sul calo delle presenze, dato che gli italiani hanno ricominciato a viaggiare, preferendo spesso mete estere.

Il presidente regionale di Fiba Confesercenti Toscana Simone Guerrini, offre un'analisi dettagliata dei flussi turistici. “Dopo un andamento positivo nel trimestre aprile-giugno, con un incremento di turisti stranieri (in particolare tedeschi), a luglio si è verificato un calo nelle ultime due settimane, proseguito per ora anche ad agosto”, spiega Guerrini. Anche lui pone l'accento sulla riduzione della capacità di spesa del ceto medio, che non si manifesta solo sulle spese voluttuarie come ombrellone e ristorante, ma nella vita quotidiana e nella spesa giornaliera. "L'ombrellone non essendo un bene di prima necessità - conclude Guerrini - passa in secondo piano, creando un turismo 'mordi e fuggi' concentrato su venerdì, sabato e domenica".

"Quanto accade in questa mezza estate potrebbe essere un campanello d’allarme. Ma, non solo perché è agosto e tutto si rimanda a dopo, i nostri governanti operano come se fosse sempre agosto (1). E quindi c’è poca speranza di invertire queste dinamiche, anche se non finiremo nel guano perché -dichiara Vincenzo Donvito Maxia, presidente dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- grazie alla lungimiranza di alcuni fondatori di questa Italia post-bellica, viviamo e sfruttiamo un contesto oltre le Alpi che lavora anche per noi. Ci sarebbe da capire se valga la pena continuare con chi è capace di mettere in atto solo questo o sceglierne altri, con un’offerta, per ora, misteriosa..."

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