A partire dalla giornata del 12 luglio 2019, la Polizia di Stato ha cambiato i propri segni distintivi, adeguandosi alla previsione della Legge n. 121 del 1981 che ha ridisegnato il sistema della Pubblica Sicurezza nel nostro Paese. I nuovi distintivi di qualifica, poggiati su base orizzontale, rimarcano la natura della Polizia di Stato come Forza di Polizia ad ordinamento speciale ed unica, tra le Forze di Polizia, ad esprimere le Autorità provinciali e locali di Pubblica Sicurezza (Questore e Dirigenti dei Commissariati di Pubblica Sicurezza). Nel ridisegnare i nuovi gradi della Polizia di Stato è stata scelta l’aquila come una sorta di fons honorum che sostiene idealmente gli elementi costitutivi dei diversi gradi. Rispetto al passato, il plinto araldico individua oggi Agenti ed Assistenti, mentre il rombo dei Sovrintendenti, con il suo profilo fusiforme, richiama una punta di lancia, simbolo di un dinamismo operativo temperato dall’esperienza. In luogo delle stelle delle tradizioni militari, per i gradi di comando dei Dirigenti ed i Funzionari, è stata adottata la formella, una rivisitazione di quella realizzata dallo scultore quattrocentesco Lorenzo Ghiberti per la porta del Battistero di San Giovanni, che vuole essere un richiamo alla bellezza e all’eleganza che contraddistinguono l’inestimabile patrimonio di civiltà e cultura di Firenze.
«I nuovi gradi della Polizia di Stato si sciolgono come neve al sole. Sembra una barzelletta o una gag comica, invece, non c’è nulla da ridere perché è la triste realtà, come hanno dovuto constatare i nostri colleghi sin dal primo giorno che li hanno indossati”, così esordisce Elvio Vulcano, coordinatore nazionale per la stampa e per le comunicazioni del sindacato di polizia Libertà e Sicurezza Polizia di Stato.
D.: Vulcano, quello che lei dice sembra davvero una barzelletta.
R.: “Il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha disposto che tutto il personale dalle ore 07:00 del 12 luglio 2019 indossasse i nuovi gradi appena forniti dall’Amministrazione, ma questi non hanno nemmeno superato il primo turno di servizio. Nella stessa circolare Gabrielli ha esortato i Questoria intraprendere iniziative al fine di diffondere tra i cittadini la conoscenza dei nuovi gradi. Ci viene spontaneo affermare di dover sperare che i Questori abbiano presentato i nuovi distintivi in locali climatizzati”.
D.: Una cosa è presentarli, ben altra, però, è indossarli?
R.: “E’ vero, perché il personale che dovrà indossarli il più delle volte lavora sotto il sole o in uffici che non hanno mai visto l’aria condizionata, per cui potrebbe trovarsi sulla divisa solo la parte munita di stretch, per intenderci, quella che dovrebbe tenere attaccati i gradi all’indumento. Nel caso di servizi esterni, quando ci si trova con colleghi che non conosciamo, l’unico elemento che ci fa riconoscere è la divisa. Però, potremmo non essere in condizioni di conoscere il grado di chi ci sta davanti, quindi non sapere chi è il più alto in grado, per esempio”.
D.; LeS, il suo sindacato, non condivideva questa scelta?
R.: «La volontà di cambiare i distintivi è stata voluta solo dalla nostra Amministrazione e da qualche “grande sindacato” ma non certamente dagli operatori di polizia che non riescono a capacitarsi della necessità di effettuare una spesa di 5 milioni di euro, in un momento di ristrettezze economiche, a causa delle quali il personale non ha nemmeno le divise per poterceli attaccare. Per questo Giovanni Iacoi Segretario Nazionale di LeS, si è sempre opposto a questa folle spesa.
Devo dire, però, che prima questi sprechi non facevano nemmeno clamore, ma è bene ricordare alcune tra le tante forniture imperfette alla Polizia di Stato: ci sono state scarpe nuove che, appena indossate, si aprivano a metà o si scollavano; in un’altra precedente fornitura i numeri, nella stessa scatola, erano addirittura spaiati; le più recenti gonne a tubino per le donne poliziotto, erano di taglie non corrispondenti a quelle italiane. Altra amenità? Qualcuno si ricorderà ancora un enorme fornitura di divise ordinato in Polonia nel 2007 con la scritta polizzia, si, con una z di troppo, senza che nessuno le controllasse prima della distribuzione! Inoltre, la carenza di uniformi non permette nemmeno di vestire completamente i nuovi assunti; poi ci sono le nuove divise operative non ancora distribuite capillarmente...
non parliamo dei tessuti e dei colori delle divise, che si chiamano uniformi, ma che uniformi non sono, a causa della differenza tra un capo e l’altro. Vogliamo parlare dei cinturoni di forme, materiali e colori diversi? Come vede , gli esempi non mancano , anzi sono numerosi, senza che si siano prese contromisure”.
D.: Ma, scusi Vulcano, non dovrebbe esserci qualcuno che controlla, che verifica la rispondenza del materiale consegnato a quello ordinato?
R.: “In effetti, fino a molti anni fa vi era un ufficio/laboratorio collaudi che testava tutto il materiale, oggi ci si affida alla fiducia nei fornitori che, il più delle volte, da quanto emerge, ci rivendono prodotti realizzati all’estero a basso costo e con materiale scadente. Ma questo non toglie, però, che chi è deputato agli acquisti o ai controlli ne debba rispondere. Per rendere comprensibile ai cittadini in che condizione oggi si trova la Polizia, dopo tutti i tagli indiscriminati dei Governi precedenti, che però non hanno eliminato gli sprechi, le racconto due fatti, che si sono verificati in occasione della sfilata tenutasi per la festa della Polizia o di quella per la Festa della Repubblica Ebbene, per poter vestire il personale che doveva sfilare, è stata fatta una raccolta di indumenti tra i diversi magazzini di vestiario della Polizia sparsi in tutta Italia, un po’come i carri armati di Mussolini.”
D.: Vulcano, secondo lei, quello che lei ci ha appena illustrato, ha comportato almeno risparmi per il Ministero dell’Interno, o ci troviamo in una di quelle classiche situazioni all’italiana in cui a ristrettezze imposte a una parte, non corrispondono risparmi effettivi per la Pubblica Amministrazione?
R.: “Questo non lo so e non vorrei nemmeno essere portato a pensare male. Quello che è certo è che ci troviamo in una situazione insostenibile, per cui, da un lato, per il personale non ci sono risorse, mentre, dall’altro, assistiamo ad un vero e proprio spreco di denaro pubblico. Per questo, a nome del nostro Segretario Giovanni Iacoi, rivolgo un appello al Ministro Salvini affinché faccia chiarezza su questa situazione. Chi ha sbagliato deve pagare, perché non è possibile che il personale della Polizia di Stato debba essere considerato personale di serie B, nella migliore delle ipotesi.
Il Ministro è persona che ha sempre dimostrato grande vicinanza al suo personale, per cui confidiamo che sappia affrontare la situazione con la capacità che lo sta contraddistinguendo. Tuttavia, speriamo che non sia frenato da qualcun altro, perché sappiamo anche che, come diceva Giovanni Giolitti, uno che la sapeva lunga, la legge, per i nemici si applica, per gli amici si interpreta”.