Tragedia in un challenge su Tik tok

A Palermo una bambina di 10 anni è cerebralmente morta

Paola
Paola Marangio
22 gennaio 2021 08:42
Tragedia in un challenge su Tik tok

Leggi questa frase: “una bambina di 10 anni è cerebralmente morta dopo aver partecipato ad una challenge su Tik Tok”.

Se hai più di 30 anni ci sono alte probabilità che tu stia continuando a leggere perchè ti interessa capire meglio la tragica storia di questa bambina e non perché ti interessano le sfide su tic tok. Gli adulti normalmente non sono interessati alle nuove app, alle nuove mode, ai nuovi modi di dire: sono cose da ragazzi che spesso vengono ritenute sciocche e superficiali. Se hai 50 anni è difficile che sul tuo telefono ci sia Tik Tok e men che meno che tu sappia cosa sia una “challenge” su quella app!

È normale ed è però parte del problema dei nostri adolescenti. I nostri ragazzi vivono in un mondo che è sempre più incomprensibile ed inaccessibile ai genitori. Ma che sta succedendo ai nostri figli?

Abbiamo già visto il fenomeno della Blue Whale e ora scopriamo quello della sfida del soffocamento estremo su Tik Tok: ragazzini che giocano (se gioco si può chiamare) e muoiono sotto gli occhi di genitori ignari ed impotenti.

Tentativi di suicidio? Ragazzi depressi? Famiglie disagiate? No. Può succedere anche in famiglie in cui non c’è alcun problema!

Il cervello degli adolescenti non è ancora neurologicamente maturo, funziona quindi in modo diverso da quello degli adulti e molto più di quest’ultimo, è assetato di dopamina che viene prodotta dal nostro organismo a seguito di esperienze gratificanti (come VINCERE UNA SIFDA).

Gli adolescenti non sono stupidi: sanno valutare pro e contro delle proprie scelte, ma è come se i pro (quelli in grado di produrre dopamina tramite gratificazione) venissero soppesati diversamente dal loro cervello.

Ciò che inibisce l’impulsività nell’adulto è la capacità di controllo cognitivo che nel cervello adolescente, ancora non strutturalmente sviluppato, non è acquisita.

Inutile trattarli come adulti, non lo sono e non possono funzionare come tali. Cosa può fare un genitore? Esserci.

Un genitore che non ha idea di quale sia il mondo dei ragazzi o un genitore che ne è terrorizzato viene spesso percepito come un genitore assente.

Scaricate le app, guardatele e capitele. Soffermatevi un attimo in più ad ascoltare quella parola nuova che dice vostro figlio (ad esempio “challenge”). Non banalizzate gli interessi dei vostri ragazzi.

Sempre più precocemente (anche prima dei 10 anni) bisogna parlarci anticipando loro ciò che potranno incontrare ONLINE e quindi bisogna informarsi, interessarsi e chiedere.

Sfruttate lo psicologo che è arrivato / sta arrivando nelle scuole dei vostri figli. Chiedete e non abbiate paura.

Non nominare i vostri peggiori incubi incrociando le dita affinché i vostri figli non li incontrino non è una buona strategia genitoriale.

La Psicologa Risponde — rubrica a cura di Paola Marangio

Paola
Paola Marangio

Psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare. Referente del sito PsicologiaFirenze.it. Membro dello staff clinico e didattico dell’Istituto di Terapia Familiare di Siena, ha lavorato nell’equipe del Centro di Terapia Familiare della ASL 10 di Firenze e si è occupata delle valutazioni psico-ambientali delle commissioni medico legali INPS. Collabora con la cooperativa sociale Matrix onlus in ambito della disabilità e psichiatria. Per inviare quesiti scrivere a: marangio@psicologiafirenze.it

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