TAV: “Anni di annunci”, lamenta la CISL

E’ obsoleta e dannosa, risponde Idra. Meglio investire altrove, scrive il presidente a Franco Fratini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 agosto 2021 11:55
TAV: “Anni di annunci”, lamenta la CISL
La talpa sotto...

“Anni di annunci, modifiche, riassetti societari, nuovi appalti e, alla fine, nulla di fatto. Nel cantiere non ci sono più di 15 persone, al posto delle duecento che servirebbe a far finalmente decollare i lavori. E nessuno riesce a capire perché. Dopo tante chiacchiere è la politica che deve farsi sentire e ottenere dei risultati. In ballo c’è un’opera importante e 500 posti di lavoro per tutto l’indotto”.

Così stamani Franco Fratini, segretario regionale della FIT CISL.

Pronta la replica (con un invito al dialogo) di Girolamo Dell’Olio, da Idra, con una lettera aperta: “Al sindacato dei lavoratori che anche a Firenze reclama lo sblocco della Tav vorremmo chiedere…”

Quanto a lungo ancora, caro sindacato dei lavoratori, pensiamo di continuare a difendere interventi che impegnano quantità enormi di denaro pubblico fuori controllo in cambio di posti di lavoro scarsi e instabili, necessarie a costruire opere che richiedono tempi di realizzazione lunghissimi e incerti, che nel migliore dei casi solo alla fine arrecherebbero i vantaggi ambientali che promettono, ma dopo aver seminato nel frattempo gas serra, impermeabilizzazione e danni all’habitat elevando l’emergenza climatica? Perché non riconvertire invece interi settori produttivi in declino in cantieri socialmente utili, sostenibili, vantaggiosi, efficaci nella difesa idrogeologica del territorio?

Perché non cominciare a prevenire la disoccupazione che deriva dal cambio di esigenze del pianeta, piuttosto che rincorrere modelli produttivi al tramonto?

Come si fa a continuare a proporre un’opera faraonica come il doppio budello sotto la città Unesco di Firenze, un cantiere che da 22 anni non riesce a partire, con una progettazione nata obsoleta e invecchiata peggio, minata dalle inchieste giudiziarie, azzoppata dai crac finanziari, vanificata dal telelavoro e dai nuovi stili di vita?

Perché non impiegare migliaia di lavoratori nella protezione della collina e della montagna, nel restauro dei terrazzamenti e dei muretti a secco, nella regimazione dei corsi d’acqua, nella tutela attiva del paesaggio e del patrimonio edilizio e architettonico, nel recupero delle condizioni che favoriscano la ripresa dell’agricoltura e la manutenzione del manto forestale, nella messa in sicurezza delle infrastrutture viarie e ferroviarie esistenti?

Abbiamo un’idea di quanta occupazione in più, stabile, dignitosa e benefica genererebbe questo modello di economia?

Ci occupiamo di futuro o di passato?

Che senso ha poi farsi pagare dall’Europa - come anche il sindaco di Firenze Dario Nardella e il presidente della Toscana Eugenio Giani amano annunciare – una costosissima navetta o due tapis roulants per collegare la stazione storica di Santa Maria Novella con la scomodissima stazione Foster – se e quando sarà mai realizzata – che non entrerebbe in funzione prima del 2028-2029 (parola degli appaltatori)? Con che coraggio si chiede alla Next Generation di pagare anche questo, nonostante sia il 2026 la scadenza di legittimità per le domande di accesso al Recovery Fund?

Che Italia è questa? Vogliamo parlarne?

Il presidente, Girolamo Dell’Olio

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