Stella-Monni, quello "sta bona" fonte della discordia

Consiglio regionale: prolungato botta e risposta tra il vicepresidente del Consiglio regionale, di Forza Italia, e la consigliera del Pd

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 luglio 2020 18:09
Stella-Monni, quello

Firenze, 27 luglio 2020 - "Dopo giorni di polemiche e di attacchi al sottoscritto, non ci sto a passare per quel che non sono, soprattutto per una ricostruzione dei fatti basata sul nulla. In primo luogo invito tutti, a cominciare dagli operatori dell'informazione, ad andarsi a sentire la registrazione video integrale della seduta consiliare, da cui emerge chiaramente come si sono svolti i fatti tra me e la consigliera regionale del Pd, Monia Monni". Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia).

"Visto che finora nessuno si è preso la briga di sentire la ricostruzione dei fatti da parte del sottoscritto - prosegue Stella - ci penso io a raccontare come è andata. Inizialmente stavo rivolgendomi alla collega Derobertis, con tono basso di voce, dicendole che a mio giudizio l'atto che stavamo votando era stato superato nel frattempo dagli eventi. Poi, quando la consigliera Monni ha iniziato ad accusare il centrodestra di non essere credibile sul tema della discriminazione di genere, ho borbottato il mio disaccordo; la consigliera Monni mi ha accusato di voler interrompere il suo intervento, invitandomi a uscire dall'aula se non condividevo le sue riflessioni, e io le ho replicato in modo colloquiale, fiorentino, dicendo: 'Ma continua pure, sta' bona, non ti voglio interrompere, finisci pure l'intervento'.

A Firenze 'sta bona' vuol dire 'stai calma', non è certo un linguaggio intimidatorio o sessista, come si è voluto far credere. Quanto alla frase 'non mi rompere i c..., attribuitami oggi da un quotidiano, semplicemente non l'ho mai pronunciata, e sfido chiunque a dimostrare il contrario".

"Esprimo la mia solidarietà convinta alla consigliera Monni per gli insulti volgari, violenti e offensivi che ha ricevuto sui social - aggiunge il vicepresidente dell'Assemblea toscana - ma credo al contempo che la consigliera Pd abbia montato una campagna sul nulla. Io ho presentato in questa legislatura due mozioni, un'interrogazione e una pdl sulla tutela delle donne e contro i femminicidi, e sono da sempre un convinto assertore della parità tra i sessi. Io la chiudo qui. Ma la strumentalizzazione politica di un'espressione innocente, mi lascia amareggiato".

Da qui la controreplica di Monni: “Non che mi interessino le scuse: è troppo facile continuare con atteggiamenti come quelli di cui tante donne sono vittime, per poi nascondersi dietro la cortesia di uno “scusate volevo dire altro”. Ringrazio sinceramente, e non per forma, il vice presidente del Consiglio regionale Marco Stella per le parole di solidarietà che mi ha rivolto a seguito delle offese e degli insulti che ho ricevuto sui social network, ma non comprendo il perché voglia negare un fatto evidente.

Si abbia il coraggio delle proprie parole e non ci si nasconda dietro la maschera del fraintendimento. Chiunque abbia fatto parte di un’Assemblea elettiva sa che si può rispondere per fatto personale in qualunque momento, come lo stesso vice presidente ha fatto nel corso di questa Legislatura. Non lo ha fatto, però, nel corso di quella seduta, per correggermi o per chiarire che avevo frainteso. Perché non lo ha fatto? Perché il vice presidente Stella arriva con un comunicato dopo una settimana da quella seduta d’aula? Perché rilascia dichiarazioni alla stampa solo dopo che i principali quotidiani hanno pubblicato la notizia?

Davvero, le scuse non mi interessano, le avrei accettate volentieri se le avesse fatte quando gliele ho chieste in aula, ma non gli consento di tentare di farmi passare anche per visionaria. Fortunatamente alla fine della seduta tante e tanti colleghi, anche dell’opposizione, sono venuti a esprimermi la solidarietà per le parole del Vice Presidente. Sono anche loro visionari? Questo è in realtà il tipico atteggiamento che si riserva alle donne che non “stanno bone”: si sminuisce, si fanno spallucce, si dice che hanno capito male. Ed proprio dover affrontare questo atteggiamento che, purtroppo, spesso le scoraggia a raccontare”

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