Sicurezza nelle città, la "via toscana" non piace al centrodestra

La proposta di legge "Norme in materia di sicurezza urbana integrata e polizia locale" illustrata in Consiglio regionale da Bugliani (Pd). Tra le linee guida, una maggiore vicinanza tra forze di polizia e cittadini. Critici Marcheschi (Fratelli d'Italia) e Marchetti (Forza Italia): "Approccio troppo leggero"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 febbraio 2020 23:46
Sicurezza nelle città, la

E’ il punto di arrivo di un percorso per la definizione di una ‘via toscana’ ai temi della sicurezza nelle città, che diventano oggetto di politiche integrate e tengono conto di più dimensioni: il controllo del territorio, la prevenzione della criminalità, la qualità dello spazio urbano, ma anche il presidio sociale, culturale e commerciale. La proposta di legge su “Norme in materia di sicurezza urbana integrata e polizia locale” affronta in modo unitario quanto finora era stato disciplinato da due leggi distinte in materia di sicurezza (l.r. 38/2001) e in materia di polizia locale (l.r.12/2006), in una cornice di omogeneità e coerenza, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza nei rapporti con gli enti locali, fatte salve le competenze statali.

E’ stato il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani (Pd) ad illustrare il testo in aula. “La nostra comunità nazionale avverte un senso di fragilità, di un’esposizione maggiore all’insicurezza, che nasce da un progressivo peggioramento delle condizioni di vita, dalle difficoltà economiche, ma anche da una minore coesione sociale – ha osservato – Occorre reagire con un sistema serio e articolato di politiche per la sicurezza, che metta da parte affermazioni di carattere propagandistico e entrino nel vivo dei problemi”.

Bugliani ha ricordato che la riforma costituzionale del 2001 ha precisato le attribuzioni del legislatore nazionale e di quello regionale su questi temi. L’ordine pubblico e la sicurezza sono competenze esclusive dello Stato, mentre la polizia amministrativa locale viene lasciata alla competenza residuale della potestà legislativa regionale. Altro riferimento legislativo è il cosiddetto ‘decreto Minniti’ (decreto legge n. 14 del febbraio 2017, poi convertito in legge 48 del 18 aprile 2017), che non solo rafforza il potere dei sindaci sulla sicurezza urbana, ma dà attuazione per la prima volta alle forme di coordinamento richieste dal terzo comma dell’articolo 118 della Costituzione, delineando strumenti di integrazione tra i diversi livelli di governo ed amministrazione, interessando quindi le competenze regionali.

Il sistema integrato che ne risulta è scandito su tre diversi livelli: le linee generali di politica pubblica di sicurezza poggiano su un accordo sancito in sede di Conferenza unificata; sono previsti accordi specifici con le singole regioni; iniziative a sostegno delle comunità locali.

Tre le principali linee di intervento della proposta di legge in esame: politiche di sicurezza, polizia locale, degrado urbano. La sicurezza integrata combina interventi di natura preventiva, sanzionatoria e interventi a favore della vivibilità urbana. La proposta innova la materia degli accordi e delle intese, sia con gli organi statali, sia con gli enti locali, che rappresentano uno strumento fondamentale per raggiungere gli obbiettivi. Il sostegno agli enti locali viene garantito finanziando alcune tipologie di intervento, come la prevenzione sociale nelle aree a rischio, il rafforzamento della vigilanza, il potenziamento della polizia locale, ma anche forme nuove di sicurezza partecipata e di riqualificazione dello spazio urbano. In questo quadro assumono un ruolo particolare le comunità locali attive ai fini della sicurezza, come i gruppi di vicinato e di assistenza civica.

La Regione definirà specifiche linee guida per valorizzare le buone pratiche, quali strumento di supporto ai comuni e di indicazione per la struttura regionale. Una Conferenza regionale sulla sicurezza urbana integrata, presieduta dall’assessore competente e composta dai sindaci dei comuni capoluogo e dai presidenti della conferenza zonale dei sindaci, eventualmente allargata ai presidenti di provincia ed al sindaco metropolitano, avrà il compito di tenere aggiornate tali linee guida e di promuovere le opportune intese politiche.

Nel sistema di polizia locale vengono privilegiati i moduli di polizia di prossimità, che avvicinano i cittadini con forme di incontro ed ascolto, rovesciando il rapporto tradizionale con le istituzioni. Viene inoltre ribadita la necessità di sviluppare rapporti con le associazioni di volontariato e di promuovere gestioni associate, più funzionali per i comuni più piccoli. La Regione promuoverà e sosterrà nuclei specializzati in specifiche materie (sicurezza urbana, vigilanza e controllo in materia edilizia e commercio, tutela ambientale ed ecologica, infortunistica stradale). La polizia locale svolge infatti specifiche funzioni di polizia giudiziaria, pubblica sicurezza e polizia stradale. In questo modo specifiche competenze potranno essere messe a disposizione dei comuni che ne risultano sprovvisti. Una conferenza tecnica regionale sarà organo di consulenza e proposta alla Giunta.

Il contrasto ai fenomeni di degrado sarà sviluppato con specifiche linee guida, che saranno un punto di riferimento per i regolamenti degli enti locali su vari aspetti: igiene pubblica, quiete, attività produttive, sanzioni e previsione di lavoro volontario di interesse pubblico come alternativa alla sanzione pecuniaria.

Viene promossa la mediazione sociale, intesa come risoluzione bonaria dei conflitti fra privati nell’ambito dell’applicazione dei regolamenti di polizia urbana, attraverso personale specificamente formato. Potrà essere istituita una Conferenza permanente per la vivibilità cittadina.

“Ci aspettavamo molto di più visto che l’emergenza sicurezza riguarda anche le città toscane. Bene la videosorveglianza, ma il controllo del territorio non può essere affidato al solo “occhio elettronico”. Nella legge non si fa cenno a nuove dotazioni per le polizie locali, non è stato recepito ad esempio l’utilizzo del taser già sperimentato anche a Firenze. Soprattutto, non si prendono in considerazione i presidi territoriali, non c’è il poliziotto di quartiere, non si prendono in considerazione presidi fissi in piazze o strade a rischio. Eppure dalla classifica del Sole24 ore emerge che nelle città toscane i reati sono in aumento -sottolinea Capogruppo regionale Paolo Marcheschi (Fdi)- Sarebbe stato opportuno mettere risorse speciali dedicate a Firenze ed alle sue “zone rosse”, così come indicate dal prefetto.

In vari quartieri del capoluogo toscano negozianti e cittadini sono costretti a raccolte firme per chiedere interventi a sindaco e forze dell’ordine contro furti e rapine. Quando al Viminale c’era Salvini erano quotidiane le richieste di invio di nuovi agenti, adesso sembra che tali richieste non siano più una priorità”.

«No a un provvedimento su sicurezza e polizie locali troppo leggero, a fronte poi delle risorse consistenti investite, rispetto al bisogno di sicurezza del territorio»: è in sostanza questo il senso dell’intervento con cui il Capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale della Toscana Maurizio Marchetti ha dichiarato il voto contrario del suo gruppo alla proposta di legge Norme in materia di sicurezza urbana integrata e polizia locale.

«Questo approccio non mi convince. Sulla sicurezza urbana servono misure più incisive, e invece questo atto è troppo leggero. La videosorveglianza, ad esempio, aiuta certo. Ma la sua efficacia interviene a posteriori, nella fase investigativa. C’è invece bisogno – ha argomentato Marchetti – di una maggiore presenza della polizia locale, anche attraverso sistemi integrati, anche includendo il privato. Perché no? Il pubblico non riesce, in questo come in altri casi, a dare le risposte necessarie.

Non si deve quindi avere pregiudizio verso forme di collaborazione col privato che agevolino il raggiungimento dell’obiettivo: assicurare maggior sicurezza ai territori e alle popolazioni. Accade per la sanità, a nostro avviso in misura ancora scarsa ma insomma: è una via da praticare. Capisco l’importanza di trasmettere la cultura contro il degrado ma francamente, anche viste le risorse impiegate, ci pare un po’ pochino. La politica poteva a pari risorse infondere un impulso maggiore, migliore, più incisivo.

In questo senso, il provvedimento è un’occasione perduta. Per questo voteremo contro».

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