Shalom in Ucraina: diario di un viaggio (penultima puntata)

Quasi al termine il racconto del Generale Zarcone che ha accompagnato l'estate del nostro giornale

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 settembre 2022 17:41
Shalom in Ucraina: diario di un viaggio (penultima puntata)

(Potrete trovare le altre puntata sempre nelle pagine del nostro quotidiano on line)

Lasciato il centro raccolta ci siamo recati subito in centro a Leopoli, perché attesi dal sindaco. Mentre stavamo per arrivare in prossimità della sede del Comune è suonata la sirena dell’allarme aereo mentre dagli altoparlanti si sentiva una voce che forniva qualche avvertimento per la popolazione. Subito ci è stato comunicato che l’incontro con il primo cittadino era stato sospeso. Era entrato in vigore il divieto degli assemblamenti.

Con nostra meraviglia tutti intorno a noi di Shalom hanno continuato a svolgere le loro attività, segno dell’abitudine degli ucraini a convivere con il pericolo. La gente girava tranquillamente per la città, faceva acquisti, entrava nei locali o beveva al bar. In attesa del cessato allarme e dell’incontro con il sindaco abbiamo approfittato per fare un giro nei paraggi. 

La città offre ai visitatori numerosi uffici religiosi, tra i quali sei sinagoghe, per cui abbiamo atteso la fine dell’allarme aereo visitando la Cattedrale degli Armeni e la chiesa greco cattolica della Trasfigurazione. Qui alcune persone erano in attesa della salma di un soldato ucraino morto in guerra per il quale si doveva celebrare il funerale. Nella navata di destra alcuni oggetti che mi sembravano fuori luogo. Ovviamente, incuriosito, sono andato a vedere. 

All’inizio, quasi fosse un sacrario militare, ai piedi di una croce e davanti ad alcune immagini di santi, tanti oggetti provenienti dal fronte: materiale d’armamento come spolette, schegge, bossoli per munizioni di artiglieria e di mitragliatrice o parti di razzo ma anche parti di equipaggiamento dei soldati come alcune borracce forate dall’effetto delle schegge. Il primo vero impatto con la triste realtà della guerra.

Poi, lungo la navata di destra tanti pannelli in tela, del tipo delle vele o roll up avvolgibili usati anche da me per organizzare mostre itineranti, ed i classici pannelli in legno. Ma non vi erano immagini religiose o informazioni sulla chiesa. Mi sono così reso conto che si trattava di un memoriale in ricordo dei caduti in guerra. Diverso dai nostri in cui sono riportati i nomi, a volte l’età, la data ed il luogo di decesso, così freddi che non danno l’esatta percezione della tragedia. Questo era realizzato utilizzando le foto dei caduti.

Su ogni pannello decine di foto dei caduti della parrocchia, civili e militari, uomini e donne, adulti e bambini. Fino a quel momento non avevo visto nulla di simile. Gli ucraini inoltre non hanno mai permesso agli operatori stranieri di riprendere i loro caduti e non hanno mai fornito dati sulle loro perdite per non fornire ai russi dati sulla situazione delle forze armate. I tanti cartelli hanno dato la dimensione della tragedia. 

È stato triste pensare che dietro quei volti sorridenti c’erano uomini o donne che non esistevano più. Su altri pannelli le gigantografie degli orfani, bambini e bambine che avevano perduto il genitore. 

Suonata la sirena del cessato allarme siamo subito andati in comune per incontrare il sindaco di Leopoli dottor Andrij Ivanovyč Sadovyi, esponente dell’Unione Popolare Ucraina Nostra, un partito conservatore ed europeista. Sulla sede del palazzo comunale, protetto da sacchetti a terra simili a quelli delle postazioni militari, campeggia una grande insegna in tela nera con al centro un disegno rosso, che sembra rappresentare un cuore e che forse è la pianta dell’impianto industriale di Mariupol su cui sventola la bandiera ucraina con le scritte Azovstal e Free Mariupol defenders. 

Simbolo della campagna portata dal governo ucraina per far liberare i militari del battaglione Azov e della Brigata di Marina rimasti, ultimi, a difendere l’impianto Azovstal e catturati dalle truppe russe.Dopo i saluti di rito ed il benvenuto, il Sindaco si è avvicinato ad uno schermo per parlarci della guerra, del suo impatto per la città e presentare il progetto che più gli sta a cuore cui ha dato il nome “Unbroken”. Leopoli è una città di quasi 800.000 abitanti e dall’inizio dell’invasione russa ha accolto circa 200.000 profughi per cui è diventata una grande hub umanitaria dove tutti coloro che fuggono dal conflitto possono trovare rifugio. 

Con il perdurare del conflitto giungono in stazione trani carichi degli ucraini evacuati dalle zone dei combattimenti. La città ha subito pochi bombardamenti, di cui uno ad aprile in una zona residenziale prossima alla ferrovia che ha causato sette morti ed 11 feriti, tra i quali un bambino, mentre gli altri hanno colpito infrastrutture militari poste in aree periferiche o poco distanti dalla città.Ovviamente il dottor Sadovyi ha tralasciato di fornire informazioni sugli effetti di questi bombardamenti e sulle perdite.

Il video che ci ha mostrato, di cui una versione è disponibile anche sul sito del Comune di Leopoli, presenta il progetto di crowdfunding chiamato “Unbroken”, a significare che gli ucraini non saranno “spezzati”. Lo scopo di questo progetto è quello di costruire un nuovo Centro Nazionale per la riabilitazione, costituito da più padiglioni, come molti tra i più grandi ospedali italiani. Padiglioni destinati a curare le diverse patologie che affliggono le vittime civili e militari del conflitto, che sono numerosissime, dalla lunga degenza dei mutilati a causa delle mine e bombardamenti, alla riabilitazione, al Post Traumatic Stress Desease, al sostegno psicologico per gli orfani.Il filmato, ha lo scopo di emozionare, e così come il titolo in inglese, ha lo scopo di sensibilizzare possibili finanziatori europei.

Il Sindaco, che è un fautore dell’ingresso dell’Ucraina nella UE, spera nel sostegno e nel contributo dei paesi dell’Unione. Le immagini del video sono “dirette” non lasciano spazio all’immaginazione. Sono più toccanti di molte passate dai notiziari in Italia. Fa effetto la foto della piazza antistante il municipio con schierati 109 passeggini vuoti. La foto, scattata nel marzo 2022, voleva ricordare i bambini deceduti fino a quel momento a causa della guerra. Uno schieramento simile a quello di un reparto militare nei giorni di festa nazionale e che invece era la rappresentazione di tante vite prematuramente spezzate i cui fantasmi pesano sulla coscienza di tutti coloro che non hanno impedito la guerra.

Ma ancor più toccante è stato il video di una festa di matrimonio. Qui un uomo teneva fra le braccia qualcosa che in un primo momento sembrava essere un neonato. Invece era la sposa, minuta, priva di entrambe le gambe amputate a causa dell’esplosione di una mina. Terminata la presentazione del progetto il primo cittadino di Leopoli ci ha invitato a prendere un caffè sul balcone che dà su piazza Rynok. Dallo stesso luogo da cui venne scattata la foto con i 109 passeggini vuoti. 

L’intenzione, evidente, era quella di farci vedere l’ampiezza della piazza per meglio comprendere le dimensioni della tragedia. Di certo non voleva farci ammirare il panorama. Prendendo il caffè il rapporto è diventato più informale e c’è stata l’occasione per qualche scambio di battute. Il sindaco manifesta chiaramente l’intenzione di resistere all’invasione russa ad ogni costo. Si rende conto che il conflitto sarà lungo e comporterà numerosi sacrifici ed ancora molte vittime tra i militari e la popolazione ucraina.

Per questo, promuovendo il “suo” progetto, ci ha consegnato dei bracciali gialli con la scritta unbroken, in azzurro, e ha chiesto di aiutarlo a trovare in Italia finanziatori ed espertise necessarie ad attuarlo. Non è l’unica cosa che ha chiesto. L’invio di armi per continuare a resistere e scacciare i russi sono una sua priorità. Per questo quando parlando ha compreso che ero io il generale italiano, indicandomi con l’indice della mano destra mi ha detto “you are an’important person”.

Un modo per dirmi “Adesso hai visto com’è triste la situazione di questo nostro amato paese. Quando torni in Italia fallo presente e fa che ci inviino le armi che ci servono”. Durante i nostri colloqui ho approfittato per donare la stampa del comune di San Miniato e una delle T Shirt control a scritta “Basta bombardamenti sui civili” realizzata dall’ANVCG. Si è messo a ridere quando gli ho detto che gli avrei donato “una maglietta più bella di quella che il suo collega di Przemyśl aveva donato ad un politico italiano”.

Una semplice maglietta era divenuta un messaggio di vicinanza e di solidarietà con il popolo Ucraino.Stavamo parlando quando un suo collaboratore ha avvertito il sindaco di un impegno imminente. A questo punto il dottor Sadovyi ci ha salutati perché c’era un evento a cui non voleva sottrarsi. Giunti in piazza abbiamo compreso il motivo di questo congedo. Si era conclusa la cerimonia funebre tenuta nella chiesa della Trasfigurazione e stava giungendo la salma del caduto in guerra ed il primo cittadino gli voleva rendere omaggio.Lungo il percorso del corteo funebre tantissime persone in attesa.

Quando l’auto con la salma si è fermata di fronte al palazzo comunale, davanti al sindaco ed a numerose autorità, un trombettiere ha suonato il silenzio. Tutti coloro che erano per strada sono rimasti fermi, immobili, come non erano state durante l’allarme. Segno di una partecipazione sentita al dolore per la perdita di quel soldato. In quei momenti ci sarà stato sicuramente qualcuno che aveva rivolto il pensiero al proprio paese stravolto dalla guerra e ai propri cari schierati sui campi di battaglia.

Dopo l’ultima nota del silenzio, il corte funebre ha ripreso il suo cammino e la città è ritornata alle dinamiche della normalità.Prima di fare ritorno in Polonia una breve tappa in Arcivescovado, dove l’arcivescovo Mokrzycki, che parla un ottimo italiano, ci ha mostrato le reliquie di San Giovanni Paolo II esposte nel museo diocesano. Monsignor Mokrzycki è nato in Polonia, a Majdan Lukawiecki ed a vissuto a Roma dove ha frequentato la Pontificia università “San Tommaso d’Aquino” ed ha svolto l’incarico di secondo segretario particolare del Sommo Pontefice, appunto Papa Giovanni Paolo II.

L’arcivescovo si è mostrato molto preoccupato per il perdurare della guerra. Intervistato da Romina Gobbo, ha dichiarato che il popolo ucraino è forte, sa che possono togliergli la vita, ma non potranno mai privarlo dell’anima. Abbiamo il diritto di avere il nostro Paese indipendente e di essere liberi”. Auspica il viaggio di Papa Francesco in Ucraina, terra insanguinata, perché possa abbracciarla e benedirla, perché continui ad invocare la pace.Il viaggio di rientro è sembrato più breve.

Forse perché ognuno di noi ha raccontato di come ha vissuto questa giornata a Leopoli. Le proprie sensazioni, le proprie emozioni. In molti, in particolare a me ed a Don Donato, è spiaciuto il diniego alla nostra richiesta di visitare le aree bombardate dai russi. Ma prima con la giustificazione che si trattava di aree militari e poi con la scusa dei tempi ristretti non siamo riusciti ad andare. Durante la permanenza a Leopoli ma soprattutto durante il viaggio verso la Polonia ho avuto modo di dialogare con Monsignor Migliavacca.

Ho trovato che era molto emozionato. L’esperienza vissuta in un paese in guerra ed in mezzo a coloro che soffrono non era l’unico motivo di dolore. C’era anche la sofferenza per il ricordo di un giovane amico morto in Ucraina. Il Vescovo di San Miniato era infatti amico del reporter Andrea Rocchelli, pavese come lui, ucciso insieme ad un collega da miliziani ucraini, forse del battaglione Azov, il 24 maggio 2014 mentre documentava i combattimenti nella località di Andreevka. Un assassinio che trova ancora oggi i responsabili impuniti.

Il passaggio della frontiera è stato più veloce che all’andata. Diventata una abitudine quella di procedere contromano, questa volta non abbiamo attraversato il valico ma, grazie alla presenza dei due deputati polacchi, siamo passati attraverso un cancello opportunamente aperto per noi.

Giunti a Przemyśl Monsignor Migliavacca ha avuto un incontro con i Vescovi ucraini riuniti in Sinodo.

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