​Sciopero dei benzinai: i gestori in Regione Toscana

Faib Fegica e Figisc denunciano il tentativo di stravolgere la normativa di settore

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 luglio 2018 16:47
​Sciopero dei benzinai: i gestori in Regione Toscana

Oggi mercoledì 25 luglio gli impianti a marchio esso di Abruzzo, Marche e Toscana, resteranno chiusi in segno di protesta contro Petrolifera Adriatica, subentrata nella proprietà degli impianti alla Esso italiana SRL, che "si rifiuta di applicare l’accordo economico e normativo vigente e pratica condizioni unilaterali peggiorative ai gestori della rete, violando le leggi di settore" questa la protesta indetta da Faib Fegica e Figisc che vede la chiusura degli impianti dalle 19.00 del 24 luglio alle 07.00 del 26 luglio, nelle regioni interessate.I rappresentanti dei gestori hanno illustrato la protesta e le sue ragioni nella sala stampa 'Cutuli' di palazzo Sacrati Strozzi, in piazza Duomo 10 a Firenze. Hanno partecipato l'assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo, il consigliere regionale Marco Niccolai, Andrea Stefanelli Presidente regionale Faib Confesercenti, Marino Milighetti Presidente regionale Figisc Confcommercio e i rappresentanti delle altre Associazioni.L'assessore regionale alle attività produttive Stefano Ciuoffo ha fatto con loro il punto della situazione.

"Siamo davanti ad una situazione insopportabile - ha detto Ciuoffo - dove questa categoria subisce un vero e proprio ricatto e vede la disapplicazione dei contratti nazionali e il tentativo, a volte riuscito, di contrattazioni individuali. Sostanzialmente siamo davanti ad una messa a rischio del sistema, che la Regione condanna dato che quello che a noi interessa è, da una parte la tutela di chi lavora, che deve veder riconosciuto il proprio lavoro, dall'altra il rischio che questo comporti un progressivo decadimento, delle condizioni di lavoro così come di quelle di sicurezza".

"La Regione - ha aggiunto l'assessore - può tentare di aiutare i gestori sollecitando chi ne ha competenza per far in modo questa situazione si sblocchi. Abbiamo più volte sollecitato il Mise, lo solleciteremo ancora. Il Ministero ha contattato Petrolifera Adriataica, ma mi risulta che gli incontri siano stati abbastanza dilazionati nel tempo. Ho il ragionevole dubbio che sia una tecnica dilatoria per sfuggire ad un percorso che altre categorie hanno rispettato".

La manifestazione di chiusura degli impianti si sarebbe resa necessaria per "la netta chiusura della nuova proprietà ad intavolare un negoziato serio e costruttivo finalizzato alla stipula di un accordo per i gestori della rete, come previsto dalla normativa vigente, D.Lgs. 32/98, L.57/2001, L.27/2012".

Inoltre, spiegano i sindacati "Petrolifera Adriatica, a fronte delle richieste delle associazioni dei gestori ad aprire un negoziato, ha continuato impunemente calpestare il quadro normativo e l’accordo di colore del 16 luglio 2014, tuttora vigente, praticando unilateralmente condizioni peggiorative imposte. La manifestazione di chiusura degli impianti è la risposta adeguata e commisurata per la tutela dei diritti della categoria, contro la cancellazione della contrattazione collettiva portata avanti dalla società “Petrolifera Adriatica”. La mobilitazione denuncia l’arroganza di chi ha acquistato la rete Esso pensando di scaricare i costi acquisizione sui gestori, contro la politica dell’azienda che impunemente ha deciso di negare la validità di accordi sottoscritti in forza di legge, per fare cassa.

Faib Fegica e Figisc denunciano il tentativo di stravolgere la normativa di settore, di imporre unilateralmente la legge del più forte, di imporre la prassi illegale degli accordi individuali, imposta con pressioni varie, di azzerare i diritti dei gestori e riportare al dopo guerra le condizioni di lavoro della categoria, senza diritti e senza dignità. Di fronte all’arroganza di una proprietà che si sottrae persino agli inviti del Mise a intavolare la trattativa per la definizione dell’Accordo economico, le Federazioni sostengono la protesta dei gestori, alcune decine dei quali sono già in tribunale per vedersi riconoscere i loro diritti violati benché normativamente tutelati".

Sciopero e chiusura degli impianti, dunque, "come risposta alla volontà ripetuta e manifesta di appropriarsi delle risorse dei gestori e della loro autonomia in palese violazione delle leggi".

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