Sanità di nuovo centralizzata, Rossi boccia l'idea

Il governatore toscano: "Serve uno Stato più forte ma rinazionalizzare tutto mi pare un'operazione poco fondata e seria". Richiesta al governo: "Spendiamo qualche decina di miliardi in investimenti e in assunzioni, formiamo il personale e prendiamo da tutto questo una lezione"

Redazione Nove da Firenze
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06 aprile 2020 11:08
Sanità di nuovo centralizzata, Rossi boccia l'idea

(DIRE) Firenze, 6 apr. - Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, chiede uno Stato centrale più forte sulla sanità, ma boccia la completa rinazionalizzazione della materia. Lo spiega durante un'intervista sul Coronavirus a Radio Popolare: "Rinazionalizzare tutto - dichiara- mi pare un'operazione francamente poco fondata e poco seria anche solo a dirla. Chi parla di nuovo di una sanità centralizzata sa poco di cosa parla. Lo dico senza timore di essere smentito.

Dopodiché che le Regioni non facciano da sole lo abbiamo sempre chiesto". Tuttavia la risposta dei governi in questi anni non è stata sempre improntata alla collaborazione in questo senso, fa notare il presidente della Giunta regionale della Toscana, bensì a scelte di tipo economico basate sui tagli. "Quando andavamo a Roma- ricorda- l'unica cosa che ci dicevano è che avevamo speso per il personale l'1,3% e non l'1,4% in meno rispetto al tetto del 2004. E che per questo motivo ci commissariavano anche se avevamo i bilanci in pareggio.

Questo era il governo della sanità".

Pertanto a gli esponenti che chiedono di riportare la sanità interamente sotto il cappello romano replica con una battuta: "Si accomodino".Allo Stato la richiesta di Rossi, invece, è di svolgere un ruolo maggiormente da protagonista: "Nella sanità trovo che il centro sia eccessivamente debole e deve, dunque, rafforzarsi. Bisogna - avverte- che riprenda in mano con le Regioni il governo della sanità sui grandi temi nazionali. Uno fra questi è come si fa assistenza a domicilio agli anziani, magari costituendo un fondo per curare come si deve la non autosufficienza".

Il maggiore coordinamento auspicato, in ogni caso, per Rossi non deve andare a detrimento delle scelte specifiche nei territori del servizio sanitario perché, sostiene, "una certa variabilità non deve essere sempre vista come un fatto negativo".

Concludendo, "sulla sanità bisogna investire, serve un grande piano nazionale. Dico questo, spendiamo qualche decina di miliardi in investimenti e in assunzioni, formiamo il personale e prendiamo da tutto questo una lezione".

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