Ripercorrere la storia dell’uso della pietraforte e della pietra serena, due delle tradizionali pietre da costruzione e decorazione utilizzate per la realizzazione dei principali palazzi del centro storico di Firenze. Nascono con questo obiettivo due nuovi episodi del format ‘Geositi e natura in Toscana’, che hanno ricevuto il patrocinio del Comune di Firenze e la collaborazione dal dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Firenze, all’interno dell’accordo quadro tra Ordine dei Geologi della Toscana e UniFi. Il format, nato dalla collaborazione tra Ordine, Fondazione Geologi della Toscana e Stefano Farinelli, geologo e divulgatore di tematiche ambientali, si propone di coinvolgere quante più persone possibile, nella scoperta delle scienze della terra.
Dopo una serie di puntate pensate per far conoscere anche al pubblico alcune delle aree più belle della regione, il viaggio di Geositi e natura in Toscana questa volta fa tappa nel centro storico di Firenze, focalizzando l’attenzione sulla presenza della pietraforte e delle arenarie del macigno (meglio conosciuta come pietra serena) all’interno del patrimonio architettonico fiorentino. I video evidenziano le caratteristiche geologiche di questi materiali e approfondiscono la peculiarità della provenienza da cave situate nelle aree limitrofe.
A fare da guida è Stefano Farinelli, geologo e divulgatore scientifico, che nel primo episodio (già visibile su Youtube) si ferma prima a Palazzo Pitti, poi a valle del torrente Ema, nell’ex cava di Montepaldi dove si può osservare la pietraforte, una pietra arenaria a grana fine con cemento carbonatico. Dando così avvio a una nuova tipologia di video-reportage ‘urbano’ che diventerà un appuntamento fisso all’interno del format ‘Geositi e natura in Toscana’.
“Un progetto che si sposa bene con l’impostazione che abbiamo dato ai nuovi strumenti urbanistici che andremo a breve ad approvare e con il nuovo Piano di gestione Unesco - ha detto l’assessore all’Urbanistica Cecilia Del Re -, perché va nella direzione di non solo di tutelare il centro storico di Firenze, ma anche di valorizzare sempre più gli aspetti insoliti e meno conosciuti di questo patrimonio. Un lavoro che ha anche l’obiettivo di condividere con un pubblico più ampio rispetto a quello degli addetti ai lavori la storia dell’uso delle tradizionali pietre da costruzione e decorazione usate per la realizzazione dei più bei palazzi di Firenze, anche in un’ottica di promozione del nostro territorio più sostenibile”.
“Valorizzare il patrimonio geologico e diffonderne la cultura è un compito che il nostro Ordine porta avanti da anni – ha detto il presidente dell’Ordine dei geologi della Toscana Riccardo Martelli -, insieme a una proposta di legge regionale per la tutela del patrimonio geologico, promossa nel corso del 2021, volta a riconoscere il pubblico interesse nella tutela, protezione, conservazione e valorizzazione della geodiversità regionale. Anche in questo prosegue l’impegno dell’Ordine dei geologi della Toscana e della Fondazione dei geologi della Toscana.
Si tratta di un salto culturale in avanti molto importante, perché si prende finalmente atto del valore ambientale, storico, culturale del paesaggio che abbiamo intorno a noi, un patrimonio che ci è stato donato e che abbiamo il dovere di valorizzare. Tra l'altro, va sottolineato che questa norma va a dare sostanza allo spirito che ha animato la modifica della Costituzione italiana, che ha introdotto tra i principi fondamentali la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.
“L'obiettivo di questi nuovi episodi è rimarcare l'enorme importanza degli elementi geologici nella comunità fiorentina per la costruzione e l’abbellimento di strutture patrimonio dell'umanità – ha spiegato Stefano Farinelli –. La pietra forte è stata approfondita nel complesso di Palazzo Pitti con le sue imponenti mura esterne, passando quindi ad un’area estrattiva poco al di fuori del centro storico. La pietra serena invece è stata osservata nei leoni di fronte al museo Marino Marini, proseguendo poi nei pressi di Fiesole attraverso una vecchia area estrattiva incastonata nel bosco di conifere e latifoglie”.