Politica: Angela Merkel e l’arte del silenzio

Un saggio analizza la figura della cancelliera tedesca venuta dall’Est

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 giugno 2014 23:50
Politica: Angela Merkel e l’arte del silenzio

Protagonista assoluta delle cronache politiche, stella di rilevanza primaria nel firmamento tedesco ed europeo, Angela Merkel è stata recentemente classificata dalla rivista «Forbes» come la donna più potente del pianeta. Ma la cancelliera tedesca non è solo dotata del grande fiuto e della micidiale freddezza che tutti le attribuiscono, ma è di fatto un politico lungimirante e portatore di vere e proprie istanze modernizzatrici. Lo dimostra la politologa tedesca Susanne Falkenberg nel suo nuovo saggio Caduta del muro e Germania in trasformazione (Mauro Pagliai, pp. 120, euro 10), dove traccia un profilo approfondito e per molti versi innovativo della Merkel, oltre che del presidente tedesco Joachim Gauck.

L’autrice ha pubblicato numerosi saggi sulla Germania e sull’Italia, concentrandosi su argomenti quali il populismo e la crisi economica in Europa. “Chiunque conosca le dinamiche interne della politica tedesca”, spiega la studiosa, “non può non riconoscere come la cancelliera abbia trasformato la CDU in partito più pluralista, dinamico e maggiormente attento a problematiche ambientaliste e femminili che non facevano originariamente parte del suo tradizionale background concettuale”.

Il testo si concentra sull’importanza di una nuova generazione di politici provenienti dall’ex Repubblica Democratica Tedesca proprio come la Merkel e Gauck, che attraverso un percorso personale e non ortodosso sono riusciti a ricoprire le massime cariche politiche del paese più importante d’Europa. Le figure dei due statisti sono analizzate con particolare attenzione al contesto umano e culturale dell’Est dove è avvenuta la loro formazione, determinante per comprenderne atteggiamenti e doti strategiche.

La Merkel, ad esempio, ha imparato secondo la Falkenberg in due occasioni l’arte del silenzio e del parlare senza dire: “prima nella Repubblica Democratica Tedesca, dove il parlare liberamente era una minaccia per l’esistenza fisica, e poi nella Repubblica Federale Tedesca, dove il parlare liberamente può costare la carriera politica”.

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