Parte il percorso di Firenze per il clima

Da inizio anno 28 eventi meteorologici estremi (+27%) in regione: è stato di calamità permanente

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 novembre 2023 19:01
Parte il percorso di Firenze per il clima

Firenze, 3 novembre, 2023- La tempesta Ciaran ha colpito duramente la Toscana causando cinque vittime e un disperso (tra Montemurlo, Rosignano e Lamporecchio). Questo è il bilancio provvisorio dell'ondata di piogge intense che dal tardo pomeriggio di ieri si è abbattuta sulla nostra regione. Il fiume Bisenzio è straripato, così come i torrenti Furba e Bagnolo, a Prato le strade si sono allagate, con decine di auto trascinate via dal fango, l'acqua ha invaso anche il pian terreno dell'ospedale Santo Stefano. Danni gravi a Prato, Quarrata, Pontedera, Seano, molte scuole chiuse per la giornata odierna. Tanti i disagi nella parte centrale della Toscana, con ponti crollati, fiumi esondati e ospedali allagati negli ospedali di Empoli e Pontedera.

“Il nostro primo pensiero, oggi, va ovviamente ai familiari delle vittime, cui va la nostra vicinanza e il nostro cordoglio. Entrando nel merito di questa ennesima emergenza annunciata, ci siamo imbattuti in un evento che, per le proiezioni climatologiche degli esperti, diventerà la nostra nuova normalità. Per questo, dobbiamo rendere più resilienti le nostre città e i nostri territori, rendendo più spugnoso e permeabile il suolo; – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – dobbiamo quindi cominciare a lavorare seriamente alla delocalizzazione di funzioni e comparti urbani che sono oggi situati in aree a forte rischio idrogeologico. Ciò che un tempo ci sembrava diseconomico diventa, oggi, la soluzione più sensata per abbattere un rischio di perdite di vite umane e di risorse che non possiamo più permetterci di ritenere accettabile”.

Secondo dati del Consorzio Lamma a Pontedera e Gello sono caduti 192 e 182 mm in 3 ore (113 e 108 in un’ora): tempi di ritorno ben oltre i 50 anni per le piogge orarie, triorarie esaorarie e giornaliere. Si tratta di stazioni nelle quali durante 15 minuti non si sono mai raggiunti invece i 20 mm. A Pontedera è caduto in tre ore più di quanto fa nell'intero mese di novembre (che è il più piovoso), lo stesso nelle zone di Prato.

La tempesta Ciaran dimostra ancora una volta come la crisi climatica stia accelerando il passo con eventi meteorologici estremi sempre più intensi. Da inizio anno a fine ottobre in Lombardia si sono verificati ben 61 eventi meteorologici estremi (+65% rispetto ai primi 10 mesi del 2022), 28 in Toscana (+27% rispetto ai primi ai primi 10 mesi del 2022) e 24 in Veneto (+41% rispetto ai primi ai primi 10 mesi del 2022) per un totale complessivo di 113 eventi meteo estremi. Parliamo tra l’altro delle tre regioni al momento tra le più colpite in queste ore anche dalla tempesta Ciaran.

È quanto denuncia Legambiente con i dati aggiornati dell’Osservatorio Città Clima. Di fronte a quanto sta accadendo, per l’associazione ambientalista è urgente che il Paese risponda con interventi e politiche climatiche non più rimandabili. Serve subito un decreto sicurezza per mettere al sicuro interi territori e l’approvazione del piano nazionale di adattamento al clima, che dopo un iter durato anni ha visto concludersi lo scorso agosto la fase di valutazione ambientale strategica, con adeguate risorse che ad oggi non ci sono.

Due interventi strategici per l’Italia che devono, però, essere accompagnati da più campagne di prevenzione e informazione di convivenza con il rischio spiegando ai cittadini come mettersi al sicuro in caso di eventi alluvionali e dall’approvazione di una legge contro il consumo di suolo che manca ancora all’appello. Il Paese non può trovarsi ogni volta impreparato di fronte alla crisi climatica e ad nuovo disastro idrogeologico, rincorrendo così sempre le emergenze.

“Mentre il Governo Meloni pensa al piano Mattei – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - perde di vista le vere priorità del Paese che sono gli interventi di messa in sicurezza del territorio, di adattamento al clima e al dissesto idrogeologico. L’Italia è un gigante dai piedi di argilla, dove per altro negli ultimi anni si sono intensificati gli eventi meteorologici estremi causando danni all’ambiente, alle infrastrutture, e perdite di vite umane.

I fiumi esondati in questi giorni, a partire dal Seveso, ci ricordano che c’è anche un grosso problema legato a dove si costruisce, spesso in zone dove una volta il fiume esondava. Bisogna, invece, restituire ai corsi d’acqua quello spazio che con il tempo gli è stato negato, realizzando laddove necessario le cosiddette aree e vasche di espansione, nell'ottica di una progettazione integrata a tutela del territorio. Al Governo Meloni chiediamo, perciò, risposte concrete a partire prima di tutto da un decreto sicurezza per i territori e l’approvazione definitiva del piano di adattamento al clima, stanziando le adeguate risorse economiche per attuarlo ad oggi assenti.

Servono azioni urgenti sulla mitigazione e sull’adattamento alla crisi climatica anche in vista della COP28 di Dubai”.

"È sempre più evidente che il nostro Paese si trovi in uno stato di calamità climatica permanente, sottovalutato per anni dalla politica. È assurdo che, ad esempio, in un periodo in cui tutte le risorse andrebbero concentrate sulle politiche di adattamento al cambiamento climatico, il governo abbia destinato circa 15 miliardi di euro per il Ponte sullo stretto di Messina. Altrettanto assurdo che, mentre la crisi climatica corre, i decisori politici, invece di concentrarsi sullo sviluppo delle energie rinnovabili, siano pronti a varare il cosiddetto Piano Mattei, al di là della fumosità destinato ad aumentare la nostra dipendenza dai combustibili fossili e a rallentare la riduzione delle emissioni climalteranti -commentano dal WWF Italia- È inaccettabile vedere che i progressi nell’adattamento rallentano e che i finanziamenti diminuiscono, mentre gli impatti climatici si intensificano.

Dopo la VAS sul Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e l’annuncio, da parte ministro Pichetto del rapido varo entro l’estate (scorsa), il Piano è scomparso dai radar del dibattito pubblico e, quel che è peggio, da quello della Legge di Bilancio. Non solo, quanto alle cause della crisi climatica, cioè le emissioni di gas climalteranti provocate innanzi tutto dall’uso dei combustibili fossili, la bozza di revisione del Piano Integrato Energia Clima non prevede alcun programma di uscita, tranne che per il carbone: quindi le politiche climatiche sono del tutto insufficienti a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati".

Oltre 200 persone e più di 60 associazioni, enti e comitati (da Novoli bene comune a Leopolda viva e Insieme per San Lorenzo, Arci, Legambiente, Angeli del bello, Plastic free, Fiab, associazioni culturali fiorentine, Robert Kennedy Foundation, tanto per fare alcuni esempi) hanno partecipato questo pomeriggio all’apertura del percorso di ‘Firenze per il clima’, progetto lanciato dall’assessore all’ambiente e transizione ecologica Andrea Giorgio che vuole costruire un ampio laboratorio cittadino di partecipazione su ambiente, transizione ecologica e sostenibilità.

“Eventi drammatici come quelli di queste ore - ha dichiarato l’assessore Giorgio - dimostrano che non c’è più tempo e occorre agire in fretta. Non è più maltempo ma crisi climatica ed è questo il motivo per cui siamo qua. Il rischio concreto è che inondazioni ed altri fenomeni atmosferici estremi si ripresentino con sempre maggiore frequenza e rendano sempre più difficile la vita nelle nostre città”.

“Firenze per il clima - ha continuato l’assessore Giorgio - non è un semplice focus o un'iniziativa spot ma un percorso puntuale che definirà la trasformazione della città verso la sostenibilità e che durerà fino al 2030. Con Firenze per il clima nasce uno spazio in cui le persone, le imprese, le associazioni, il mondo del lavoro e del sapere saranno protagonisti. Nessuno da solo può cambiare, tutti insieme possiamo e dobbiamo fare la differenza. Dal lavoro dell’assemblea nasceranno tavoli di confronto e co-progettazione delle politiche ambientali e di sostenibilità dei prossimi anni. Un laboratorio permanente, dunque, di molta parte della città del futuro”.

Prossimo appuntamento sarà il 23 novembre, quando si insedierà la prima Assemblea cittadina per il clima che sarà composta da 95 residenti e 5 city users: saranno privilegiati i giovani ma anche coloro che sono tra le persone indicate come più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici (da famiglie mono-genitoriali o con potenziale disagio economico a persone inattive).

Firenze, ha ricordato Giorgio, ha aderito insieme ad altre 100 città europee, di cui 9 italiane, dalla missione dell'EU per diventare a impatto climatico zero entro il 2030. “Firenze - sostiene - ha scelto di stare in prima linea in questa sfida e di farlo non facendo calare semplicemente le decisioni dall’alto ma al contrario sperimentare per la prima volta in città una trasformazione che sia anche una costruzione dal basso, coinvolgendo la cittadinanza, a partire dai giovani che pagano le colpe di chi li ha preceduti e dai più fragili: la transizione ecologica è anche e soprattutto una questione sociale, deve ridurre le diseguaglianze ed aumentare le opportunità, serve un ruolo forte del pubblico e il coinvolgimento dei cittadini”.

“Oggi da Palazzo vecchio lanciamo un patto - ha concluso Giorgio - dove ognuno si prende un pezzo di responsabilità per un cambiamento collettivo necessario e non più rinviabile verso una transizione ecologica che sia desiderabile e giusta”.

«Dobbiamo prendere coscienza di essere entrati in una nuova fase storica, caratterizzata da un assetto climatico diverso da quello a cui eravamo abituati. E questo a causa della enorme quantità di energia in più intrappolata nell'atmosfera da quei gas serra che abbiamo emesso negli ultimi decenni e che ancora non abbiamo iniziato a ridurre. Se non invertiremo tagliando rapidamente e in modo drastico queste emissioni, purtroppo eventi tragici come questi, e anche peggiori, diventeranno sempre più una nuova normalità», Andrea Barbabella, Responsabile scientifico Italy for Climate.

“Non si tratta di semplice maltempo, ma di impatti della crisi climatica che ha portato il nostro Paese a registrare, solo nel 2022, il valore record di circa 2.000 precipitazioni straordinarie, tra grandinate e piogge intense, ha aggiunto Barbabella. Che responsabilità abbiamo noi? Il riscaldamento globale causato dalle nostre emissioni accresce la quantità d’acqua che l’atmosfera può trattenere e questo si traduce in piogge più violente e concentrate in un breve lasso di tempo. Inoltre, l’aumento di aree impermeabilizzate con edifici, strade o parcheggi, comporta una minore capacità da parte del suolo di assorbire le precipitazioni”.

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