Firenze – Decori a stucco di colore avorio, pareti di colore verde salvia: la Sala del Gonfalone è stata restituita ai fasti settecenteschi con un’opera di restauro che ha portato al recupero dei colori originali. La principale sala di rappresentanza della sede del Consiglio regionale custodisce il Gonfalone, simbolo della Regione Toscana dalla sua costituzione. La cerimonia inaugurale si è tenuta questo pomeriggio, martedì 12 novembre 2024, a conclusione dei lavori iniziati alla fine di maggio.
Con il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, il presidente della Toscana, Eugenio Giani, i vicepresidenti dell’Assemblea toscana Stefano Scaramelli e Marco Casucci, altri membri dell’Ufficio di presidenza e molti consiglieri regionali. Presenti Cinzia Gagliardi, Generale di Brigata del comando regionale dei Carabinieri forestali, Nicola Palmerini, tenente colonnello del comando dell’Istituto di scienze militari aeronautiche.
Presente anche Bianca Maria Giocoli, per il Corecom della Toscana.
“Sono veramente orgoglioso di poter inaugurare questa sala restaurata”, ha dichiarato Mazzeo. “Da tempo non si facevano più investimenti sul palazzo. Ho voluto che si tornasse a investire, per rendere più belle le nostre sale: non per noi, ma per i cittadini. Lo faremo anche con il prossimo avanzo d’amministrazione. Sono onorato di essere presidente dell’Assemblea legislativa che restituisce questa sala agli antichi fasti, luogo più simbolico dei nostri palazzi, terra che non si è mai voltata dall’altra parte e il Pegaso raffigurato nel Gonfalone ci richiama le scelte dei nostri predecessori: con le zampe radicate a terra e le ali per proiettarsi verso il futuro. Stiamo facendo un regalo a Firenze e alla Toscana. I palazzi delle istituzioni non devono essere solo dei rappresentanti delle istituzioni e di chi ci lavora, ma devono diventare sempre più spazi aperti alla cittadinanza”.
I lavori di restauro della sala Gonfalone sono stati eseguiti dalla ditta esecutrice Sansone srl, con la supervisione della Soprintendenza di Firenze (la storica dell’arte Jennifer Celani e l’architetto Hosea Scelza). Mazzeo ha voluto ringraziare anche i dirigenti e gli uffici che hanno seguito i lavori di restauro “grazie a tutti coloro che hanno contribuito a restituirci questo spazio così bello. Oggi a noi il compito di farlo vivere di più, nel rispetto della bellezza, della sua storia e di tutto quello che rappresenta. Farlo vivere significherà non farlo rimanere uno spazio chiuso”.
Eugenio Giani, oggi presidente della Toscana, presidente del Consiglio regionale nella passata legislatura si è complimentato “per questo bel lavoro di restauro degli ambienti di due tra i più bei palazzi di Firenze, Panciatichi e Covoni, che da qualche anno abbiamo riassunto nel palazzo del Pegaso e ci restituisce uno spaccato di quel tempo. Grazie davvero per questo restauro”.
Il progetto originario, redatto dalla restauratrice Cristiana Beltrami, incaricata dal Consiglio regionale anche per il ruolo di direttore dei lavori, prevedeva la conservazione delle coloriture pervenute a noi e presenti sulle pareti, grigio per i decori a stucco (portali decorati con festoni, stemmi e mascheroni, lesene parietali, stemmi e cornici) e bianco per le superfici tinteggiate, sul soffitto (cassettonato ligneo con riquadrature a forma di ottagono e rosoncini in legno) e sulle porte (finitura a legno con intarsi, finitura a legno dipinta, laccatura di colore bianco con listelli dorati). I saggi sui decori a stucco e sulle pareti tinteggiate hanno permesso di far riemergere le superfici originali, di colore avorio per gli stucchi e di colore verde per le pareti tinteggiate.
Visto il buono stato conservativo e la facilità con cui potevano essere rimesse in luce le superfici originali, è stato concordato con la Soprintendenza di procedere al ‘descialbo’ provvedendo a successive conguagliature cromatiche ove necessario. Eseguendo le attività di descialbo, sono stati ritrovati ulteriori decori, precedenti agli stucchi, nei sovrapporta. Visto lo stato conservativo dei suddetti decori più antichi e vista la finalità di restituire un apparato decorativo unitario della sala, è stato valutato con la Soprintendenza di documentare i ritrovamenti effettuati e di conservarli applicandovi coloriture reversibili.
L’apparato decorativo risale alla fine del ’700 e venne realizzato in occasione delle nozze di Zanobi Covoni con la baronessa Teresa Ricasoli.